La mossa mediatica poteva sembrare geniale. L’assemblea annuale di Confindustria che si tiene in Vaticano: quasi 5 mila fra industriali e loro famiglie a sfruttare il palcoscenico dell’udienza del papa. L’esito però per Carlo Bonomi è un vero boomerang a giudicare dal dialogo fra il presidente di Confindustria e Francesco. Nonostante lo sforzo di farsi portatore addirittura di un «nuovo umanesimo industriale», Bonomi ha dimostrato di parlare una lingua lontanissima e in gran parte opposta a quella dell’attuale pontefice.

Prova lampante arriva già nel chiamarsi fuori di Bonomi e Confindustria dal tema caro a Francesco della dignità del lavoro. Bonomi si impegna «a offrire il nostro contributo centrato sulla definizione condivisa di un “lavoro degno”», ma in realtà è una classica e palese excusatio non petita: «Il criterio per definire un lavoro degno – specifica subito dopo il capo di Confindustria – non è solo quello monetario. Nel nostro paese in troppi settori l’offerta di lavoro continua a essere caratterizzata da infime retribuzioni. Questo, desidero ripeterlo, non riguarda in alcun modo l’industria. Quelli non siamo noi!», alza la voce Bonomi. E spiega dove voleva arrivare a parare: «Ecco perché il tema dell’intervento per legge sul Salario minimo non ci tocca. A essersi opposti sono altri settori, sui quali bisognerebbe, invece, avere il coraggio di intervenire», senza naturalmente nominarli.

Nella sua replica Francesco lo ha bacchettato, ma sempre con il sorriso. «È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società».

E ancora, a chi – come Bonomi – continua a chiedere soldi allo stato, Francesco spiega la giustizia fiscale citando la Costituzione: «Il patto fiscale è il cuore del patto sociale. Le tasse sono anche una forma di condivisione della ricchezza, così che essa diventa beni comuni, beni pubblici: scuola, sanità, diritti, cura, scienza, cultura, patrimonio». Le tasse «devono essere giuste, eque, fissate in base alla capacità contributiva di ciascuno, come recita la Costituzione».

Fingendo di aver compreso e condiviso le parole di Francesco, Bonomi ha finito la sua giornata di vana gloria con una conferenza stampa fatta sempre in Vaticano. Si parte dalla smentita del feeling con Giorgia Meloni e le voci che lo vorrebbero ministro con lei a capo del governo: «Sono presidente di Confindustria fino al 2024». Nel merito però le vicinanze con Meloni ci sono eccome, per esempio sul Pnrr: «Quel piano è stato pensato prima di un terremoto economico, è evidente che non è possibile andare avanti in quella direzione. Vanno fatte delle correzioni».

Allo stesso modo Bonomi se la prende anche con la Bce: «Con un’inflazione europea tra l’8 e il 9% un rialzo a 0,75 % dei tassi non so quanto sia lo strumento che consenta di tenere sotto controllo inflazione. Credo che si dovrebbe procedere su altre strade», anche qui senza citare quali.

La prima preoccupazione delle imprese è il costo dell’energia: «Non dobbiamo farci trovare impreparati se ci fosse una decisione unilaterale» da parte della Russia con un stop totale alla fornitura di gas. «È fondamentale fare un piano di razionamento e farlo al meglio», ribadisce, annunciando: «Ne stiamo parlando con il ministro Cingolani».

L’ultima cicca riguarda il tema delle delocalizzazioni e l’emendamento annunciato da tutte le forze politiche per inasprire le multe alle aziende come Wartsila. «Si continua a penare a interventi normativi ma non è con una legge che si può pensare di risolvere il problema di Wartsila. Lo stato finlandese ha deciso di rendere attrattiva la produzione nel il proprio paese: noi invece pensiamo di bloccarlo e sanzionarlo. È evidente che il paradigma con cui approcciamo il tema è completamente sbagliato», conclude Bonomi la sua giornata in Vaticano.