Visioni

Bono, l’arte e la debolezza

Bono, l’arte e la debolezzaBono – foto La presse

Musica Il frontman travolto dalle polemiche dopo un'intervista rilasciata nei giorni scorsi

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 21 gennaio 2022

Che la musica degli U2 non piaccia è legittimo. Che Bono non piaccia come personaggio è
altrettanto legittimo e anzi c’è chi, come Harry Browne con il suo The Frontman, ha scritto dei
pamphlet velenosi sul cantante irlandese che, però, dicono cose molto interessanti anche per chi
non è d’accordo con le idee espresse. Ed è altrettanto vero che gli ultimi anni della carriera della
band di Dublino non sono stati il massimo dal punto di vista della musica e, soprattutto, da quello
dell’immagine. Gli album del nuovo millennio non sono mai stati all’altezza di quelli che a cavallo
tra gli anni ’80 e ’90 li hanno resi famosi e scelte come lo spostamento della sede della loro holding
per motivi fiscali o l’aver imposto il loro Songs of Innocence sugli iPhone di tutto il mondo senza
chiedere il permesso non hanno aiutato a rendere popolare i quattro irlandesi.

IN QUESTI GIORNI si è sollevato un polverone su alcune dichiarazioni rilasciate da Bono durante una
puntata del podcast di The Hollywood Report, Awards Chatter in cui il cantante sembra voler
ripudiare la sua intera carriera. Tra le varie cose – la trasmissione dura un’ora circa e racconta gli
inizi degli U2 e la partecipazione di Bono al film Sing 2 – il cantante ha affermato di odiare il nome
U2: niente di nuovo, lo aveva già fatto nell’autobiografia della band uscita nel 2006. Già in
quell’occasione aveva detto che non ama il gioco di parole alla base del nome della band, ma è
evidente che dopo quarant’anni di carriera e oltre 157 milioni di album venduti sia un po’ difficile
cambiare. Inoltre ha fatto notizia che il cantante si dica imbarazzato dalla sua voce e dai suoi testi,
in particolare quelli scritti all’inizio della carriera: “È la mia voce. La band ha un suono incredibile,
ma la mia voce è davvero al limite e non da macho, e il macho irlandese che è dentro di me non
amava questa cosa”.

NON E’, come in molti hanno voluto intendere, un rinnegare la carriera degli
U2, è la stessa vergogna che si prova a guardare delle vecchie foto con vestiti e pettinature
improbabili. In più Bono dice anche una cosa molto interessante sulla creazione artistica: “Credo
che gli U2 spingano molto sul confine dell’imbarazzo. E forse il confine con il dolore o l’imbarazzo è
proprio il posto dove un artista deve essere”. L’arte spesso nasce dalle debolezze dell’artista
stesso, che deve uscire dalla sua zona di comodità e cercare di spingersi verso un territorio
inesplorato. Questo tipo di approccio è quello che ha permesso agli U2 di reinventarsi e di creare
album riconosciuti quasi da tutti come capolavori come Achtung Baby. Ci sono motivi migliori per
dire di non amare gli U2, se si vuole, di queste dichiarazioni: magari, come suggeriscono i maligni,
l’imbarazzo deriva dal fatto che Bono ha ascoltato per la prima volta un disco degli U2…

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