Bonino&Calenda: lavoriamo insieme. Il modello Macron scippato a Renzi
Democrack Anche Gentiloni al lancio di +Europa. L’attacco a Leu: se vince la destra poi non lamentatevi. La lista della leader radicale è l’unica dell’alleanza a crescere. Potrebbe raccogliere i voti del Pd antirenzi
Democrack Anche Gentiloni al lancio di +Europa. L’attacco a Leu: se vince la destra poi non lamentatevi. La lista della leader radicale è l’unica dell’alleanza a crescere. Potrebbe raccogliere i voti del Pd antirenzi
Non è nelle liste «perché non sonoo riuscita a convincerlo», dice Emma Bonino, ma al lancio della campagna elettorale di +Europa il ministro Carlo Carlo Calenda arriva con tanto di spilletta al bavero come un militante. Si muove come uno di casa, ammette di aver scritto il capitolo economico del programma, insieme al sindacalista cislino Marco Bentivoglio. Dal palco della sala dell’Eur di Roma dove ieri viene lanciata la lista europeista di Bonino, Tabacci e Della Vedova. Calenda parla come un candidato davvero in corsa. «Ho creduto in +Europa dall’inizio per un’Italia seria contro l’Italia cialtrona», dice all’indirizzo dei «populisti» di vario conio.
IN PRIMA FILA ci sono Emma Bonino e il premier Paolo Gentiloni, i due candidati del suo collegio a Roma, «li voto con entusiasmo», spiega, due persone «che sanno lavorare insieme»: ma questa volta la frase sembra uno spillo a Renzi, l’uomo solo al comando dal quale tante volte ha marcato differenze. Il ministro disegna i fondamentali di una lista europeista «liberaldemocratica», mercatista ma con un occhio «a chi rimane indietro», liberista ma temperata da un qualche residuo di «umanesimo». Per esempio, è severo contro il braccialetto elettronico che Amazon ha brevettato: respinge l’idea che congegni di questo tipo siano stati sdoganati da jobs act, ma respinge anche «la violazione della dignità del corpo, una soglia che non possiamo oltrepassare».
UNA LISTA, spiega ancora, con due nemici «i liberisti ideologici e i sovranisti alla Lepen, e quelli del terzo tipo alla Salvini». Seguono citazioni di Macron: altri spilli per Renzi che pretende di essere l’omologo italiano del presidente francese. Citazioni poi replicate da Emma Bonino nelle conclusioni. +Europa è una lista, per ora, ma è chiaro che ha un’ambizione che va oltre, quella di una forza politica liberale, liberista, europeista e parecchio laica, come spiega il radicale Riccardo Magi: «Il 4 marzo dobbiamo scegliere tra chi vuole toglierci il diritto di scegliere come morire», «tra chi parla di togliere alle coppie omosessuali i diritti che hanno appena conquistato e che mette in discussione anche la libertà di scelta delle donne sull’aborto e chi come noi vuole modificare il diritto di famiglia perché sia focalizzato sul benessere di ogni persona».
LA LEADER RADICALE fa la sua parte per la coalizione: polemizza contro Liberi e uguali: «L’avversario non è il Pd ma i nazionalisti», Leu rischia di diventare «il cavallo di Troia delle destre nazionaliste». Da Firenze Pietro Grasso replica secco: «Favorisce la destra chi si prepara a un futuro di alleanze con la destra». Contro di lei si scatena anche Stefano Fassina accusandola di «populismo thatcheriano», «raggiungere il prossimo anno il pareggio di bilancio e bloccare la spesa primaria nominale per 5 anni, vuol dire tagliare le pensioni di 40 miliardi l’anno. In confronto, la Fornero diventa una carezza». Anche Renzi attacca verticalmente Leu: «Aiutate la destra».
MA LA COMPETIZIONE vera di +Europa è dentro la propria alleanza. Nei sondaggi la lista di Bonino è l’unica dell’alleanza che viaggia con il segno positivo. Al Nazareno temono che via via si trasformi nel rifugio degli elettori del Pd che vogliono però fare un voto contro il segretario. Una potenzialità da cui sarebbe stato tentato anche Andrea Orlando, nelle ore concitate della chiusura delle liste.
UN GIOCO SOTTINTESO svelato a sorpresa dall’ex direttore dell’Unità Sergio Staino. Sale sul palco e porta il saluto del suo anziano predecessore Emanuele Macaluso: altra benedizione significativa da parte di un autorevole critico di Renzi ma certo non simpatizzante con D’Alema e Bersani. Staino attacca Renzi a più riprese, ma il vero affondo arriva nella conclusione: ed è un appello al voto rivolto ai ’compagni’ che ancora credono del partito democratico: «Il Pd è superficiale. Più cresce +Europa e più farà bene al Pd».
LE CRITICHE a Renzi, pur non previste nella scaletta dell’evento, (Staino è un amico dei radicali italiani e di Emma Bonino, si è offerto di ’ dare una mano’ come ieri ha fatto l’attrice Stefania Sandrelli e la stilista Anna Fendi) non mettono in imbarazzo gli organizzatori. Che del resto hanno scelto uno slogan che a sua volta a Renzi fa il verso con molta molta malizia: «Il 4 marzo non startene buono, #staiBonino».
RICORDA FATALMENTE lo #staisereno che Renzi indirizzò al predecessore Enrico Letta qualche giorno prima di defenestrarlo da Palazzo Chigi, nel febbraio del 2014. Emma Bonino, ministra degli Affari esteri, fu tra i non molti ministri mandati a casa dal nuovo inquilino del palazzo, rea di essere troppo vicina a Romano Prodi. Quello stesso Prodi che oggi fa capire che non voterà Pd ma una delle liste alleate, forse proprio quella di Bonino.
Gentiloni arriva nella sala con tempismo provvidenziale dopo Staino ec evita di assistere agli attacchi al segretario del Pd. Ma quando tocca a lui, gli elogi alla serietà di Bonino& Co si sprecano, quasi una promessa di collaborazione fra gente che si intende: «Camminiamo insieme, possiamo vincere».
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