Visioni

Boncompagni e la rivoluzione pop

Boncompagni e la rivoluzione popBoncompagni, Marenco, Bracardi e Arbore durante una pausa di Alto Gradimento – foto LaPresse

Personaggi È morto a 84 anni il conduttore, regista e autore che ha cambiato, nel bene e nel male, radio e tv. Dalle scorribande con Arbore agli show con Raffaella Carrà e una giovanissima Ambra Angiolini

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 aprile 2017

Non sono ancora passati tre mesi da quando i Beatles sono approdati per otto concerti a Milano, Genova e Roma. Tournée italiana destinata a rimanere unica. E poco documentata perché, pur estinti da milioni di anni, in Rai esistono ancora i burosauri. Sono loro a comandare e decidere, per esempio, che non vale la pena di effettuare riprese (gratuite) dei concerti dei baronetti perché di quei quattro zazzeruti urlatori si sarebbero presto perse le tracce. Siamo infatti a settembre del 1965 quando due giovanotti che hanno vinto un concorso per programmatori radiofonici in Rai si incontrano. Sono Gianni Boncompagni, 33 anni e Renzo Arbore, 28. Avrebbero voglia di portare una ventata d’aria musicale fresca, ma la Rai è decisamente legnosa.

Basti ricordare che una canzone non poteva essere messa in onda nella stessa trasmissione se non ogni 15 giorni, bizantinismi che avrebbero dovuto evitare corruzioni discografiche. Boncompagni è tornato in Italia, ma ha già maturato qualche esperienza radiofonica all’estero, ha vissuto in Svezia per dieci anni dove si è sposato e ha avuto tre figlie. L’idea di una trasmissione radiofonica musicale rivolta ai giovani è sua. Coinvolge Arbore, propone come titolo Sound, ma non piace. Per fortuna in Rai un dirigente garbato e lungimirante esiste, si chiama Luciano Rispoli, propone come titolo Bandiera gialla, un termine che rievoca le quarantene, una zona protetta per quanto emarginata. Ma anche un posto dove si possono fare cose impensabili altrove. E grazie a questo nuovo nome ghettizzante Giulio Razzi, responsabile della radio, concede il suo placet. Il 16 ottobre la prima puntata della trasmissione si apre con una dichiarazione di intenti «a tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi…». Vengono presentati dodici brani, talvolta inediti in Italia, e un pubblico composto di adolescenti vota quello che piace di più. Inutile dire che il successo è travolgente. La Rai, grazie ai due giovanotti in questione scopre i giovani. E per cinque anni Bandiera gialla impazza.

In quella prima uscita c’è già tutto il pensiero spettacolare di Gianni Boncompagni che lo contraddistingue in radio e in televisione per cinquanta anni. Sorprendere, percorrere strade inesplorate, coinvolgere ragazzini e ragazzine, osare. La seconda fantastica sortita della coppia Arbore-Boncompagni va in onda quotidianamente quando ancora non si è spento l’eco di Bandiera gialla. Si tratta di Alto gradimento, un’ora di nonsense graffiante e geniale si diffonda su un’Italia paludata all’ora di pranzo dal lunedì al venerdì. Con Marenco, Bracardi e altri e grazie all’uso di alcuni tormentoni, la coppia entra nel costume e nel vocabolario degli italiani. Il professor Aristogitone «quarand’anni di insegnamendo», l’atronauta Raimundo Navarro dimenticato in orbita da anni, il colonnello Buttiglione, la Sgarrambona (sedotta e abbandonata da Boncompagni).

E ancora, l’indimenticabile Scarpantibus, il dottor Marsala, Max Vinella, un campionario inarrivabile di trovate che si trasforma in appuntamento imprescindibile, pur in anni difficili, e che in filigrana anticipa praticamente tutte le trasmissioni di successo delle radio private che ancora non esistono. Boncompagni detesta ripetersi, si considera un «simpatico cazzone», scrive testi di canzoni, tra cui Il mondo per Jimmy Fontana e Ragazzo triste per Patty Pravo, conduce anche Chiamate Roma 3131, ma ormai l’approdo non può che essere televisivo. In Rai comincia con Discoring, poi un’infinità di trasmissioni tra cui spiccano Pronto Raffaella? dove rilancia Raffaella Carrà, per cui si inventa una fascia oraria, per chiudere con Domenica In.

Da lì passa in Fininvest dove architetta Non è la Rai, fantastico allevamento spettacolare di ragazzine sgomitanti per un’inquadratura. Anche in questo caso il fenomeno diventa costume. Poi torna in Rai con alterne fortune, Macao non esiste, ma Chiambretti c’è funziona, fa incursioni in altre reti con altre idee ma ormai il mondo è cambiato. Citiamo sue dichiarazioni a Malcom Pagani: «I ragazzi son destinati a rincoglionirsi. Li frequento e li trovo indietro. Non vanno mai da nessuna parte, figliano, si annoiano, si tradiscono, vanno a Ibiza in vacanza. Dovrebbero istituire una legge: ’Vietato andare a Ibiza, un luogo terrificante, salvo permessi speciali per malattie incurabili’». Ce n’è anche per la tv «La guardo poco, già farla mi sembra abbastanza grave. Auspico l’istituzione di una Guantanamo per la tv di oggi. Pene corporali ci vorrebbero, altroché, in questo stagno di raccomandati». Toscano, irriverente, con un debole per le ragazzine piuttosto che per le coetanee, però capace anche di essere un ragazzo padre per le tre figlie piccole (che lo adorano) dopo che la moglie svedese se n’è andata e il tribunale le affida a lui. Un ateo, pigro, che ha generosamente regalato idee e intrattenimento, consapevole di quel che ha fatto. Nel bene e nel male.

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