Politica

Bonaccini: «Un passo avanti, ma l’intesa va ancora trovata»

Bonaccini: «Un passo avanti, ma l’intesa va ancora trovata»Stefano Bonaccini con la ministra per le Autonomie Erika Stefani

Emilia-Romagna Le richieste «light» della regione guidata dal Pd non hanno ancora trovato piena accoglienza, il presidente soddisfatto a metà

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 15 febbraio 2019

Doveva essere la dimostrazione che una via di centro sinistra all’autonomia differenziata era possibile, e per giunta senza ricorrere allo strumento del referendum. Invece la scelta della Regione Emilia-Romagna di chiedere maggiori competenze allo Stato centrale rischia di essere travolta dalla contrapposizione nazionale tra il Sud che si sente scippato di risorse comunque sempre più esigue e le regioni in mano alla Lega, Veneto e Lombardia, che non hanno mai fatto mistero di puntare al bottino e che infatti, per usare le parole di Luca Zaia, iniziano a festeggiare la loro «rivoluzione epocale». Poco importa al momento che il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, alla testa di una maggioranza a guida Pd, abbia sempre rivendicato il suo modello di autonomia differenziata, non una «secessione dei ricchi» ma un trasferimento di competenze dallo Stato centrale a una regione che «vuole essere ancora più virtuosa e offrire servizi di sempre maggiore qualità, senza togliere soldi a nessuno».

La scelta dell’Emilia-Romagna di affiancare per un anno e mezzo Lombardia e Veneto ha tolto da subito il fiato ad ogni critica e ragionamento alternativo proveniente dal Pd, che solo recentemente si è svegliato dal torpore. Il risultato politico però è stato quello di dare gambe al progetto neosecessionista della Lega. «Nella giusta e legittima differenza delle proposte il percorso delle nostre tre Regioni è stato tenuto unito», diceva Bonaccini solo due mesi fa. Dichiarazioni da confrontare con quanto detto ieri sera dal Presidente del Lazio Nicola Zingaretti, che ha parlato dell’autonomia lombarda-veneta come di un «progetto che vuole sottrarre risorse al Paese».

Ormai però la direzione è tracciata, e l’Emilia-Romagna continua nel suo confronto col governo, peraltro nemmeno così soddisfacente. Ieri sera Bonaccini ha parlato di un «passaggio positivo in Consiglio dei ministri», di «un passo avanti ma non certo quello conclusivo per un’intesa che va ancora trovata e sulla quale noi aspettiamo fatti e risposte concrete». Come dire che le richieste light dell’Emilia-Romagna (15 competenze invece delle 23 di Lombardia e Veneto) non hanno trovato piena accoglienza. Nello specifico i nodi sono quello dell’agricoltura e del (Fus) fondo unico dello spettacolo. Poi c’è il cuore del problema, quello delle risorse. Su questo nulla è stato ancora deciso, le decisioni saranno prese nei prossimi mesi da una commissione paritetica Stato-Regione.

«C’è un dibattito un po’ scomposto e avulso dai contenuti in questi giorni – ha continuato Bonaccini – Credo che il governo farebbe bene a fugare timori più o meno infondati, fornendo risposte e rassicurazioni: ad esempio sul fatto che non ci sarà alcuna sottrazione di risorse ai danni delle altre regioni e che il governo è il primo garante del fatto che tutti i cittadini avranno assicurati i medesimi livelli essenziali di prestazioni». Al momento sembra questo il punto più preoccupante.

A lanciare l’allarme è stato tra i primi il senatore di Art1-Mdp Vasco Errani, predecessore di Bonaccini alla guida dell’Emilia-Romagna e, va da sé, ottimo conoscitore della materia. «Ci vuole un quadro di riferimento chiaro – spiega Errani – bisogna garantire a tutti i cittadini italiani i livelli delle prestazioni essenziali, servono meccanismi capaci di compensare gli squilibri che ci sono tra Nord e Sud Italia». Condizioni presenti al momento? «Non conosciamo la sostanza degli atti, chiedo però di smetterla con le approssimazioni. Non so ancora quali siano nel dettaglio le scelte del governo, guardo però con preoccupazione all’ipotesi di non poter emendare i testi in parlamento».

A protestare per ora è Potere al Popolo, che annuncia un presidio di fronte ai palazzi della regione. «Se fossi un parlamentare mi opporrei con tutta la mia forza al progetto di Veneto e Lombardia – dice invece Igor Taruffi, capogruppo di Sinistra Italiana in consiglio regionale – ma voglio sottolineare che il progetto emiliano è profondamente diverso da quello leghista e non va certo nella direzione della secessione dei ricchi. Certo, vista la situazione nazionale devo dire che servirebbe da parte di tutti un supplemento di riflessione».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento