«Eccole qui le sardine senior, e se anche quelle junior decideranno di votarci allora le elezioni le avremo vinte davvero». Lo dice sorridendo Leonardo Barcelò, ex consigliere comunale del Pd di Bologna e oggi, con orgoglio, semplice militante di circolo. Attorno a lui una Piazza Maggiore piena di bandiere, militanti del centro sinistra e iscritti al Pd come lui. Alcuni visibilmente commossi perché una piazza così non se la ricordavano più. Inizia ufficialmente con un successo e una indubbia prova di forza la campagna elettorale del candidato presidente Stefano Bonaccini, atteso alla prova del fuoco del voto regionale del prossimo 26 gennaio.

«L’EMILIA-ROMAGNA non si libera come vorrebbe farci credere la Lega – arringa Bonaccini dal palco – perché noi siamo già liberi grazie ai nostri padri e nonni». E arriva il primo di una lunga serie di applausi. Di fronte a lui diecimila persone, soprattutto over 50. Tra loro anche Romano Prodi che a Bologna è di casa. Mimetizzato tra i tanti c’è anche Mattia Santori, volto noto di quel movimento delle sardine che proprio in Piazza Maggiore è nato. «Parliamoci, lavoriamo assieme al programma», dice Bonaccini. Tra la folla tante bandiere del Pd, di Italia Viva, della lista di sinistra Emilia-Romagna Coraggiosa. E si vedono anche i verdi (anche se per un disguido i loro candidati a fine comizio non vengono fatti subito salire con gli altri sul palco), i giovani di Volt, i repubblicani e i socialisti. Tutti assieme in una grande coalizione per fermare la Lega di Salvini e la destra. Maggioritaria, anche in Emilia-Romagna, quanto meno a leggere i dati delle ultime elezioni europee.

MA QUESTA VOLTA sarà un’altra partita. Bonaccini, che può contare sui risultati di una regione locomotiva d’Italia e d’Europa, lo sa e si rivolge a tutti: «Parlo anche agli elettori della Lega, si può mettere la croce su di un simbolo ma poi scegliere un altro candidato presidente». Un appello al voto disgiunto, verso destra (i moderati di Forza Italia in particolare) ma soprattutto verso il Movimento 5 Stelle. Che ancora dibatte al proprio interno se fare o meno l’alleanza col Pd. Di Maio ha detto no, alcuni attivisti ed eletti avrebbero invece voluto e hanno già proposto pubblicamente il voto disgiunto. Di nuovo ieri Roberta Lombardi ha parlato di possibilità di coalizione giallo-verde in Emilia così come in Calabria sulla base di «una proposta esplicita, netta e trasparente».

QUALCHE EX GRILLINO in piazza c’è, ma a segnare la giornata è la fiducia dei militanti Pd, che per una volta sperano davvero nella vittoria. E magari, come sogna Gianna, 64 anni di Parma, di «poter con le regionali dare una scossa a tutto il paese e anche al governo».

SONO ARRIVATI ALMENO in tremila gli iscritti dem da fuori Bologna da fuori Bologna, l’organizzazione Pd parla di almeno 50 bus e 400 persone che si sono spostate in treno su carrozze riservate. La piazza che negli ultimi anni solo le sardine sono riuscite a riempire ha visto il suo bis. Forse non strapiena come lo scorso 14 dicembre, quando in quindicimila bloccarono il centro, sardine di cartone alla mano, ma piena, anche le scalinate della vicina San Petronio gremite di persone ad applaudire Bonaccini, unico politico che calca il palco per il resto calpestato da artisti (c’è la famiglia Casadei con la sua musica, Alessandro Bergonzoni in video, c’è Carlo Lucarelli) e semplici cittadini con le loro storie.

QUANDO TOCCA A LUI, Bonaccini elenca valori e valori. Quelli di solidarietà, libertà e opportunità, e quelli legati all’economia: l’Emilia-Romagna prima in export pro capite in Italia, seconda in Europa come saldo commerciale, quinta nel mondo come potenza di calcolo informatico, ancora prima in Italia come sistema sanitario. È quella “eccellenza” che in piazza viene rivendicata e applaudita. «Ma possiamo fare meglio e lo faremo». Poi le aperture agli alleati, ai Verdi che chiedono di piantare 4 milioni e mezzo di alberi, tanti quanti gli emiliano-romagnoli, e alla lista Coraggiosa di Elly Schlein che ha lanciato l’idea di un patto sul clima per una vera svolta ecologica e trasporti pubblici gratuiti per gli under 25. Infine le stoccate, tante, alla Lega e alla sua candidata Borgonzoni. «Non ci crediamo migliori, ma siamo sicuramente diversi. Per noi tutte le persone hanno pari dignità. Noi non siamo quelli dei muri, ma quelli dei ponti», dice Bonaccini. E ancora: «Noi vogliamo una sanità pubblica, loro aprire al mercato della salute. Io – continua Bonaccini – non farei il cambio né con il Veneto né con la Lombardia. E se l’Italia fosse un po’ più simile all’Emilia-Romagna forse sarebbe un paese un poco migliore».

A CHIUDERE IL COMIZIO, guarda caso, la canzone Un mondo migliore di Vasco Rossi. Mentre la piazza si svuota si fa vedere Romano Prodi. «È stato un bell’inizio. Stasera mi sembra che la piazza fosse piena, più di così ce ne stavano pochi» dice. Poi lo scatto d’orgoglio: «L’Emilia-Romagna si schiera prima perché è prima. Il discorso di stasera di Bonaccini ha giustamente rivendicato il passato, ma anche prospettato il futuro. C’è poco da fare, nel confronto l’Emilia-Romagna va bene. Gli elettori lo capiranno? Mi auguro di sì». A decidere, dicono gli analisti, saranno sopratutto gli indecisi. Al momento, secondo l’Istituto Cattaneo, in tutta la regione sono almeno 400mila, praticamente un elettore su cinque.