Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, sabato tornate in piazza per rilanciare la vertenza «lavoro» con tre manifestazioni nazionali a Torino, Firenze e Bari. Pensa che il governo vi ascolterà?
L’idea di fare tre manifestazioni dimostra la nostra voglia di farci ascoltare, di tornare in piazza e di unire il paese sulle nostre richieste: proroga del blocco dei licenziamenti, riforma fiscale, pensioni, politiche industriali. Io sarà a Bari e con quella piazza faremo sentire che il Mezzogiorno è un tema fondamentale: se non riparte il Sud non riparte l’Italia.

Il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri

Lei come gli altri leader sindacali in questi giorni è stato avvistato a palazzo Chigi. Ci può dire se il presidente del consiglio lavora a una proposta sui licenziamenti mediando nella sua composita maggioranza?
Il confronto con Draghi è di routine e non ha riguardato in specifico il tema dei licenziamenti. La mediazione di Draghi (proroga del blocco solo per alcuni settori come il tessile, ndr) è troppo vicina alle posizioni di Confindustria e dunque non va bene. Noi continuiamo a chiedere una proroga generalizzata di qualche mese per attaccarci alla riforma degli ammortizzatori e alla ripresa. Diversamente dal primo luglio c’è un rischio sociale alto.

Il ministro Orlando al manifesto ha annunciato che la riforma degli ammortizzatori è pronta e che ha «un costo compatibile con quadro di bilancio» e che sarà tolto il requisito delle giornate di lavoro nell’anno per accedere agli ammortizzatori. Voi ne sapete di più?
Il confronto con il ministro non è mai avvenuto su testi scritti. Noi chiediamo che nella riforma vengano rispettati due principi: deve esserci un elemento assicurativo e cioé devono essere le imprese a pagare; in più ci deve essere un elemento solidaristico, almeno nella fase di transizione deve intervenire finanziariamente lo stato. La pandemia ha dimostrato che il sistema attuale non è in grado di coprire tutti: questa deve essere la priorità, ogni lavoratore – a prescindere dalla tipologia e dalla durata del contratto deve essere tutelato.

L’assasinio di Adil Belakhdim ha mostrato a tutti la situazione drammatica che da anni vive il settore della logistica. La sua morte può riavvicinare voi confederali e i Cobas per far rispettare i diritti di quei lavoratori?
Noi non abbiamo mai creato contrapposizioni con altre organizzazioni sindacali. Nella logistica denunciamo da più di un decennio una situazione insostenibile, basata sulla centralità del profitto: per ottenerlo tutto viene scaricato sulle condizioni sempre più infime dei lavoratori. Via le finte cooperative, via i padroncini, via tutti i metodi illeciti e non rispettosi dei contratti che servono solo per abbassare il costo del lavoro.

Il ministro Orlando parla di contrattare l’algoritmo che controlla la logistica.
Vedo un dibattito surreale: si discute se i sindacalisti siano in grado di contrattare l’algoritmo. Ma gli algoritmi non sono altro che l’organizzazione del lavoro affidata a un computer. E quei computer sono programmati da umani. Quindi c’è un tema più complessivo che riguarda il sistema delle multinazionali e la loro possibilità di subappaltare a condizioni sempre peggiori: questo va cambiato, algoritmo o non algoritmo.

Sul capitolo pensioni è oramai chiaro che il governo interverrà solo con la legge di bilancio mentre voi da mesi chiedete un tavolo per superare la Fornero e evitare lo scalone post flop Quota 100.
Continuiamo a chiedere di affrontare il tema appena possibile, appena chiusa la riforma degli ammortizzatori. Le nostre richieste sono chiare: separare previdenza e assistenza; uscita flessibile dai 62 anni; non tutti i lavori sono uguali e dunque chi fa lavori usuranti può andare prima; riconoscimento del lavoro di cura per le donne; pensione di garanzia per giovani e precari coprendo i periodi di non lavoro. Non accetteremo una discussione veloce o un’altra modifica non di sistema.

Voi della Uil avete lanciato la campagna «zero morti sul lavoro».
Sì e continuiamo a chiedere una cabina di regia a palazzo Chigi. Mi chiedo: cosa sarebbe successo in Italia se nel giro di poche settimane fossero morte 14 persone per mano della mafia? Perché se muoiono di lavoro non si fa niente?

Per le questioni del lavoro che vota dà al governo Draghi?
Diciamo che finora ci sono stati gli esami orali, aspettiamo quelli scritti con i testi. Finora il governo è stato come Omero: grande narratore orale.