Bombardieri: «La battaglia contro il governo sarà lunga»
Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, oggi finalmente voi e la Cgil fate lo sciopero generale – seppure solo nelle regioni del Centro – che il manifesto vi chiedeva già da marzo quando nel resto d’Europa si scioperava e voi andavate in piazza il sabato.
Ci siamo arrivati dopo una lunga mobilitazione e una serie di incontri inconcludenti con il governo. Con la ministra del Lavoro abbiamo fatto vari tavoli sulla strage sul lavoro e sulle pensioni, in vista della legge di Bilancio. Alla fine le scelte le ha fatte tutte il ministro dell’Economia: non hanno toccato palla né la ministra Calderone né chi via social ci attaccava. Nella manovra non c’è un euro per la sicurezza sul lavoro e per le pensioni il governo scrive nero su bianco che risparmierà 36 miliardi dall’indicizzazione dal 2023 al 2032 e l’Ufficcio parlamentare di bilancio (Upb) certifica in 32 i miliardi di tagli alle prossime pensioni di 700 mila dipendenti pubblici da oggi al 2043.
Voi scioperate contro la manovra ed è giusto. Ma non dovreste ammettere di aver aspettato fin troppo la Cisl da primavera a oggi? Si capiva benissimo già ad aprile che non avrebbero mai scioperato. Tanto è vero che oggi si ripropone lo schema delle ultime tre leggi di bilancio con voi a scioperare e loro in una piccola piazza da soli sabato 25 solo sulle pensioni.
A marzo Sbarra venne al congresso della Cgil e sorprendendo tutti lanciò la mobilitazione unitaria e quindi lo abbiamo aspettato. Dopo maggio, noi e la Cgil siamo stati coerenti con le nostre richieste basate sulle piattaforme unitarie. Io non ho mai espresso giudizi sulla Cisl, ora vedo che Sbarra ci considera “amici che sbagliano a scioperare”. E allora noto che la Cisl deve avere qualche problema con lo strumento dello sciopero generale visto che non lo fa con noi da dieci anni.
Ieri Sbarra era a parlare agli “Stati generali del lavoro” di Fratelli d’Italia: voi eravate stati invitati?
No, ho visto che la sala era molto piccola, forse avevano poche sedie.
In compenso il ministro Salvini si è detto disposto a un confronto pubblico…
Noi siamo sempre disponibili. Abbiamo sempre risposto ai suoi inviti ma ho l’impressione che questa volta non gli convenga e non lo farà. Aveva promesso di cancellare la Fornero: dovrebbe comprarsi uno spernacchiatore automatico e usarlo tutti i giorni.
Voi impugnerete la sua precettazione. Detto questo non pensa che sia venuto il momento di riconoscere che la legge 146 del 1990 sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali si stia dimostrando una limitazione sostanziale di un diritto costituzionale? Servirebbe almeno legarla a una legge sulla rappresentanza che certifichi il peso dei vari sindacati.
Lo ripeto: quello di Salvini è stato un atto di squadrismo contro un diritto costituzionale. Ugl e Confsal che vengono invitati ai tavoli del governo perché dicono sempre sì non hanno rappresentanza. Così come Salvini ha l’8% e Fratelli d’Italia il 31%. Alla luce di questi numeri, anche al nostro interno aprirò un confronto sulla necessità di appoggiare una legge sulla rappresentanza.
Abbiamo creduto alla mobilitazione unitaria di Sbarra ma la Cisl ormai da dieci anni non fa uno sciopero generale. Cinque giornate meglio di una sola: servono a stare sul territorio
Tornado alla mobilitazione, non sarebbe stato meglio indire un unico sciopero generale invece che spalmarli su cinque giornate?
Io penso di no. Al di là dell’idea di presidiare i media per più giorni, noi dobbiamo coinvolgere la nostra gente sul territorio anche per le scelte delle singole Regioni e penso che per fare questo siano molto più utili 60 presidi in quattro settimane che uno sciopero generale unico. Abbiamo necessità di un coinvolgimento democratico che superi la logica dei social che tanto va di moda.
Insomma, sta dicendo che non è più come una volta quando uno sciopero generale poteva far cadere un governo.
Ancor di più nei confronti di un governo come questo che sostiene di essere maggioranza nel paese e che durerà cinque anni. La battaglia sarà lunga e noi dobbiamo eroderne il consenso spiegando a lavoratori, giovani e pensionati che il governo sta peggiorando la loro situazione. È un lavoro lungo, complesso e difficile in cui si rischiano anche fischi e discussioni. Ma è un lavoro che la politica non fa più e che sono sicuro alla lunga aumenterà la nostra forza e rafforzerà il nostro ruolo di sindacato confederale.
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