Internazionale

Bomba in scuola a Bengasi, almeno 12 bambini feriti

Bomba in scuola a Bengasi, almeno 12 bambini feritiImmagini di feriti a seguito dell'esplosione a Bengasi – Reuters

Libia Il Niger chiede l'intervento franco statunitense nell'area

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 6 febbraio 2014

Un attacco che viene considerato «raro», per quanto in un’area spesso scossa da esplosioni. Durante la pausa dalle lezioni, in una scuola di Bengasi, è stata fatta esplodere una bomba: al momento sono dodici i bambini feriti. «Testimoni hanno visto una persona lanciare un ordigno oltre il recinto della scuola durante l’ora di ricreazione», ha confermato alle agenzie una fonte della sicurezza che ha voluto mantenere l’anonimato. L’ordigno esploso – secondo le testimoninaze – sarebbe stato di bassa potenza. Un primo bilancio nella giornata di ieri, riportava di sei bimbi feriti, tutti ricoverati all’ospedale al-Jala.
Un’esplosione che è giunta nello stesso giorno in cui il ministro dell’interno del Niger, in visita a Parigi, ha paventato un intervento franco statunitense nel sud del paese: Hassoumi ha sottolineato che il capo dell’intelligence Usa, James Clapper, nel suo rapporto annuale, ha evidenziato come l’Africa sub-sahariana sia diventata «un’incubatrice» dell’estremismo. «Penso che la consapevolezza della minaccia rappresentata dalla Libia meridionale è piuttosto forte e l’intervento è possibile», ha aggiunto il ministro.
Nel frattempo ieri il ministro degli esteri libico, Mohamed Abdelaziz, ha annunciato un «momento storico»: la Libia infatti, sarebbe «divenuta totalmente priva di armi chimiche utilizzabili che potrebbero presentare una minaccia potenziale alla sicurezza». Tripoli aveva ereditato l’arsenale chimico da Muammar Gheddafi. «Questo non sarebbe stato possibile in così poco tempo senza l’aiuto della comunità internazionale e senza il sostegno logistico e l’assistenza tecnica di Canada, Germania e Stati Uniti», ha aggiunto il ministro, alla presenza del direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), Ahmet Uzumcu, e degli ambasciatori di questi paesi. Uzumcu si è congratulato per il «buon esempio di cooperazione internazionale» e ha reso noto di avere visitato oggi la città di al-Roagha a 700 km a sud della capitale, dove si trovava il più grande stock di gas mostarda. La Libia ha iniziato a eliminare le sue armi chimiche dal 2004, già sotto Gheddafi, dopo essere entrata a far parte dell’Opac.
Per accelerare le operazioni al riguardo, Tripoli ha firmato un accordo con Washington nel settembre del 2013.
Non manca, in questa giornata, anche un collegamento tutto italiano. Come segnalato da tempo, il ministro della Difesa Mario Mauro, in audizione alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha specificato che «da poche settimane, alcune centinaia di militari libici stanno seguendo un iter addestrativo che li vedrà impegnati prima a Cassino e poi a Persano». Mauro ha definito «strategica la nostra missione in Libia, finalizzata al sostegno alle forze militari locali in modo da permettere loro di ristabilire il controllo dello Stato e delle istituzioni in tutto il paese».

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