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Bolsonaro ci ripensa e si prende i soldi del G7: «Saranno gestiti dal popolo»

Bolsonaro ci ripensa e si prende i soldi del G7: «Saranno gestiti dal popolo»La foresta amazzonica bruciata nell’area di Porto Velho – Afp

Brasile L'Amazzonia continua a bruciare - l'Inpe ha registrato lunedì 1.659 roghi in atto, con un aumento del 49% rispetto al giorno prima

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 29 agosto 2019

Alle improvvise retromarce Bolsonaro ha abituato il paese quasi quanto agli insulti e alle gaffe. Non sorprende dunque che, dopo aver respinto sdegnosamente i 20 milioni di dollari messi a disposizione dal G7, il presidente abbia finito per ripensarci, pur mantenendo il punto della difesa della sovranità nazionale. Il governo, ha infatti annunciato il suo portavoce Otávio Rego Barros, «è aperto a ricevere appoggio finanziario da organizzazioni e paesi». Ma a una condizione: «Questo denaro, entrando nel paese, sarà amministrato totalmente dal popolo brasiliano».

SEMBRA CADUTA con ciò l’altra condizione posta da Bolsonaro: quella di una richiesta di scuse personali da parte del presidente francese. «Per prima cosa – aveva dichiarato alla stampa poche ore prime – il signor Macron deve ritirare gli insulti verso la mia persona. Prima mi ha dato del bugiardo e dopo, dalle informazioni che ho ricevuto, ha affermato che la nostra sovranità sull’Amazzonia è una questione aperta». Cosicché, prima di poter «accettare una qualunque cosa dalla Francia», egli dovrà «ritirare queste parole». Una dichiarazione che ha provocato la reazione esasperata di Raimundo Mendes, cugino del grande sindacalista e difensore della foresta Chico Mendes: «L’Amazzonia brucia e il presidente vuole le scuse?».

OFFERTE DI AIUTO, intanto, arrivano da più parti: dai 10 milioni di sterline messi a disposizione dal Regno Unito ai 15 milioni di dollari promessi dal premier canadese Justin Trudeau insieme all’invio di Canadair, fino alle sostanziose donazioni di Leonardo Di Caprio (5 milioni di dollari) e del gruppo francese Lvmh (10 milioni di euro). Ma mentre l’Amazzonia continua a bruciare – l’Inpe ha registrato lunedì 1.659 roghi in atto, con un aumento del 49% rispetto al giorno prima – iniziano anche le prime forme di boicottaggio: più di 18 aziende, tra cui Timberland, Vans e Kipling, hanno deciso di sospendere l’acquisto di pelle brasiliana in reazione alla devastazione della foresta promossa dall’agribusiness con la benedizione di Bolsonaro.

Il quale, incurante del diluvio di critiche che continua ad abbattersi su di lui, non trova niente di meglio da fare che prendersela con i popoli indigeni: «Se io demarcassi ora le loro terre, si può star certi che il fuoco spazzerebbe via l’Amazzonia in pochi minuti», ha dichiarato nel corso di una riunione con i governatori della regione amazzonica.

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