La richiesta dei ricercatori del Cnr di sospendere la cooperazione italo-israeliana è stata accolta solo in parte dal suo consiglio di amministrazione. Dopo una riunione-fiume conclusasi in serata, il CdA ha deciso che «il Cnr non aderisce ad alcuna forma di boicottaggio nei confronti delle istituzioni scientifiche».

Dunque l’ente parteciperà al bando per ricerche congiunte finanziato dal ministero degli Esteri ma rispetterà alcuni paletti: «Il Cnr – prosegue la nota del CdA – si impegna a garantire che, nel presentare proposte di ricerca in risposta al bando bilaterale con Israele, siano escluse ricerche in ambiti duali o militari». Il CdA ha anche offerto sostegno e ospitalità a «scienziati e scienziate provenienti dalle zone di conflitto in Palestina che vogliono continuare a lavorare e a contribuire al progresso della conoscenza» ma «nel rispetto delle normative vigenti»: le stesse che di fatto impediscono ai cittadini palestinesi di lasciare Gaza, dove tutte le università hanno chiuso sotto le bombe.

La mozione approvata dal CdA si muove sul filo delicatissimo dell’equidistanza, in cui la responsabilità per «vittime, sofferenze, violazioni dei diritti umani e danni irreparabili al patrimonio culturale e ambientale della regione» viene attribuita al «conflitto». Tuttavia «appoggia la richiesta di cessare il fuoco e di riprendere i negoziati per una soluzione pacifica e duratura, basata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, che garantisca la sicurezza, il riconoscimento e l’autodeterminazione di entrambe le parti».

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È un piccolo capolavoro di equilibrismo. Da un lato era difficile non tenere conto della risoluzione Onu a favore del cessate-il-fuoco, anche alla luce dei rapporti diplomatici del Cnr. L’ente è uno dei partner del tecnopolo bolognese che prossimamente ospiterà la sede dell’Università dell’Onu dedicata alla ricerca su big data e intelligenza artificiale.

Dall’altro, una posizione netta contro la cooperazione con Israele in tempo di guerra analoga a quella adottata dall’università di Torino avrebbe esposto il principale ente di ricerca italiano, e uno dei più grandi d’Europa, all’accusa infondata di anti-semitismo soprattutto da parte dei media della destra di governo. La mozione non prende le distanze da Tel Aviv ma allo stesso tempo riafferma la primazia del diritto internazionale.

Per i ricercatori che avevano portato l’appello pacifista al CdA, la risposta del Cnr è agrodolce. «È positivo che la presidente Maria Chiara Carrozza abbia deciso spontaneamente di affrontare il tema in Cda, di escludere le tecnologie dual use dalla cooperazione con Israele e di offrire accoglienza agli scienziati palestinesi» dice Luca Galantucci, uno dei ricercatori che ha animato la mobilitazione. «Ma chi decide quale ricerca sia dual use? E chi permetterà ai palestinesi di venire in Italia? Infine – conclude – non è chiaro cosa significhi la diplomazia scientifica con istituzioni accademiche che silenziano sistematicamente tutte le voci di dissenso».