Lavoro

Boeing costruiti con pezzi non sicuri: come fa Leonardo a essere parte lesa?

Un Boeing in decolloUn Boeing in decollo – Foto Ap

L’INCHIESTA DI BRINDISI La capofila controllata dal Mef aveva la responsabilità di controllare i fornitori

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 8 ottobre 2024

Associazione a delinquere finalizzata all’inquinamento ambientale, ad attentare la sicurezza dei trasporti e alla frode in commercio per l’azienda ex subfornitrice di Leonardo, ma l’ex Finmeccanica non era al corrente di nulla.

Questo quanto emerge dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Brindisi che, concludendo il filone di indagini preliminari partito nel 2021, durante il quale furono sequestrati per bancarotta i compendi aziendali, arrestati tre responsabili e denunciati altri quattro indagati, ha contestato molteplici ipotesi di reato nei confronti di due società del settore aerospaziale brindisino: Processi Speciali srl e la Manufacturing process specification srl (Mps), ritenuta duplicato della prima precedentemente fallita.

Sulle due ditte, entrambe possedute dalla famiglia Ingrosso, e già coinvolte in procedimenti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita di componenti aeronautiche difformi alla Leonardo Aerostrutture per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner, «realizzate con leghe di titanio e alluminio difformi da quelle previste, generando un notevole risparmio sull’acquisto delle materie prime e la realizzazione di parti aeree con caratteristiche di resistenza statica e allo stress di gran lunga inferiori agli standard, con riflessi sulla sicurezza del trasporto aereo», pende un’ulteriore scure.

L’accusa è quella della commissione di reati ambientali in merito allo sversamento, sulla superficie di alcuni terreni nella zona Pip brindisina, di sostanze nocive derivanti dai processi chimici di lavorazione dei metalli. Vincenzo e Antonio Ingrosso, direttore e amministratore della Mps, in concorso con i dipendenti Salvatore D’Isanto e Sirio Virgilio, «avrebbero abusivamente cagionato la compromissione e il deterioramento significativo e misurato di porzioni estese e significative del suolo e del sottosuolo, nonché delle acque».

Nei terreni, così come nelle falde acquifere, è stata rinvenuta presenza di cromo esavalente, rame, zinco, stagno, idrocarburi, mercurio, boro, antimonio, arsenico, nichel, e piombo. «In falda il cromo era 6,8 volte superiore» e, stando ai primi riscontri, sembrerebbe che gli elementi chimici possano aver contaminato il terreno fino a più di tre metri di profondità, in concentrazioni largamente superiori ai limiti previsti dalla normativa per le zone industriali. Inoltre, circa una sessantina di cisterne illecitamente stoccate nei capannoni della ditta, ciascuna contenenti mille litri di rifiuti speciali pericolosi, sono state sequestrate. Dodici i contenitori trovati vuoti dalle fiamme gialle, a sversamento già avvenuto.

Sulla questione rimangono interrogativi. Come può un’azienda di tale spessore, il cui maggior azionista è il ministero dell’Economia, che possiede circa il 30% delle azioni, aver richiesto commesse a una ditta sorta dal «totale svuotamento del complesso aziendale di Processi Speciali srl, trasferito in blocco a un’altra società risultata essere la continuazione»? Si può essere estranei ai fatti laddove, le circa 6 mila componenti aeree incriminate realizzate con titanio e alluminio non conforme, avrebbero superato, almeno inizialmente, il processo di certificazione facente riferimento al costruttore aereonautico Boeing?

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