Alias

Bocelli e figlio nell’hangar

Tube Attack FALL ON ME Italia, 2018, 4’24”, musica: Andrea e Matteo Bocelli,regia: Gaetano Morbioli.Giudizio: classico All’inizio una mano apre una porta, alla fine la stessa mano la richiude. Non si capisce […]

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 6 ottobre 2018

FALL ON ME
Italia, 2018, 4’24”, musica: Andrea e Matteo Bocelli,regia: Gaetano Morbioli.Giudizio: classico

All’inizio una mano apre una porta, alla fine la stessa mano la richiude. Non si capisce se siamo già tutti morti e ci troviamo in un limbo new age alla Lost, oppure solo in una realtà glamourizzata fino alla nausea. Fall on Me è un video a tratti inquietante per la sua esasperata simmetria senza sbavature. Bocelli e suo figlio, all’interno di una sorta di hangar spoglio, si alternano nel canto (italiano e inglese) seduti dandosi le spalle a vicenda di fronte a due pianoforti disposti specularmente; poi al ralenti compiono in sincrono dei passi e altri movimenti; infine, per tutto il video – dominato solo dal bianco e dal grigio – scorrono fotografie della loro esistenza di padre e figlio. Il solito video di Morbioli confezionato su misura per la coppia in bilico tra asetticità e retorica: ma con una musica del genere cosa avrebbe potuto fare di meglio e di diverso?
KISS LIKE A WOMAN
USA, 2018, 3’43”, musica: Mona, regia: Jonathan Crocker- Giudizio cult
Potrebbe essere quasi un manifesto LGBT questo videoclip della band originaria dell’Ohio: tre situazioni si intrecciano tra loro: l’attempato cliente di un diner è innamorato del cuoco; una ragazza che sembra un ragazzo rimorchia ad una festa una bella bionda; un’altra tipa si prepara per un appuntamento in moto con un’amica. Queste narrazioni minimali si risolvono tutte in altrettanti baci appassionati e prolungati, mentre i Mona si inseriscono – con un certo garbo – con il loro playback. Kiss Like a Woman non è sicuramente un video di particolare qualità estetica, ma ha una sua valenza «politica» perché mostra l’amore omosessuale con una spudorata naturalezza che potrebbe mettere a disagio qualcuno. Tra gli interpreti: Langley Fox Hemingway e Madison Paige.
DANCE HALL DAYS (2a versione)
UK, 1984, 4’, musica: Wang Chung, regia: Daniel Kleinman. Giudizio: bello
In un prologo in bianco e nero il front man della band (Jeremy Rider alias Jack Hues) passa davanti a un vecchio locale da ballo. Come d’incanto lui e gli altri membri dei Wang Chung si ritrovano a suonare in questo ambiente art decò (la fotografia è a colori e molto flou), con l’orchestra in smoking bianco e alcune coppie di danzatori «congelati» che improvvisamente si sbloccano e cominciano a ballare di fronte ai clienti plaudenti seduti ai tavolini. Si è trattato solo di una visione, il locale è forse chiuso da decenni. Kleinman per questa seconda versione del clip di Dance Hall Days (la prima era firamta da Derek Jarman) si è lasciato suggestionare dal ballo di fantasmi dello Shining kubrickiano uscito quattro anni prima. Il risultato comunque non è male, soprattutto per l’uso dei carrelli e il taglio delle inquadrature. Nomination agli MTV Award del 1984 nella categoria «Best New Artist in a video».

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