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Blitz contro la chiesa occupata (e retromarcia)

Blitz contro la chiesa  occupata (e retromarcia)L'interno della chiesa di Sant’Antonio a Tarsia

Spazi Sociali A Tarsia, dove Je so’ pazzo aiuta i senza fissa dimora, un collezionista vuole privatizzare

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 15 maggio 2018

A febbraio gli attivisti dell’Ex Opg Je so’ pazzo, con la Rete di solidarietà popolare, avevano occupato a Napoli la chiesa di Sant’Antonio a Tarsia per dare un riparo ai senza fissa dimora. Ieri mattina la comunità che si è stabilità lì, creando un dormitorio autogestito, ha dovuto fronteggiare un assalto: non erano i proprietari ma un famoso collezionista, Peppe Morra. La chiesa del Cinquecento con annesso convento è abbandonata da sei anni. La gente della zona, la popolosa area tra Montesanto e Avvocata, è affezionata al luogo di culto: «Era la chiesa del quartiere, c’era il doposcuola per i ragazzi», raccontano. Poi gli ultimi proprietari, i padri Redentoristi, hanno chiuso bottega lasciando il bene in totale abbandono, preda dei saccheggi. «Si dice che volevano vendere, ci dovevano fare un albergo», continuano gli abitanti. È stato persino aperto un varco nelle mura perimetrali per permettere l’accesso a camion e auto. Poi è arrivata l’occupazione e la gente ha accolto la novità con favore: portano cibo, vestiti, si interessano alla comunità che si è stabilità. I Redentoristi invece hanno rifiutato ogni interlocuzione, procedendo con una denuncia.
L’occupazione non è piaciuta neppure a Morra, che in zona ha acquistato un’ex centrale a carbone, trasformata nel Museo Nitsch, e un palazzo diventato lo spazio museale Casa Morra. Sulla stampa ha spiegato: «La chiesa di Tarsia appartiene a privati e noi abbiamo manifestato interesse anche nei suoi confronti per aggiungerla al progetto Il quartiere dell’Arte, di cui la Fondazione Morra è capofila». Ieri mattina si è presentato con una squadra di operai e i ponteggi: dovevano servire per la facciata della chiesa eppure hanno provato a entrare sfondando il portone. Uno degli occupanti, Christopher Palermo, invalido all’80%, è stato ferito con una spranga di ferro. Si è fatto refertare all’ospedale Pellegrini: «Trauma contusivo del polso destro con 5 giorni di prognosi» è la diagnosi, «riferisce di essere stato aggredito da persona a lui nota», recita il referto. Christopher, attraverso lo squarcio nel portone, avrebbe riconosciuto proprio Morra.
Gli occupanti raccontano: «Era già venuto, ci aveva offerto soldi per andare via. Ieri ci ha insultato, ha chiamato la polizia ed è andato via, lasciando tre operai a sbrigarsela». Agli attivisti Morra ha poi spiegato di aver avuto la delega dai Redentoristi per mettere in sicurezza la facciata. «Ad aprile sono venuti i Vigili del fuoco – spiega Matteo Giardiello, dell’Ex Opg -, hanno picconato un po’ l’intonaco lasciando la facciata com’era perché evidentemente era cessato il pericolo. Al signor Morra avevamo spiegato che ci saremmo fatti carico del problema: un ingegnere è già venuto a fare le verifiche, la perizia è quasi ultimata. Ma ieri mattina si è presentato pretendendo di forzare l’accesso. Perché è così interessato alla struttura? Perché i padri Redentoristi hanno più volte rifiutato di incontrare chi porta avanti un progetto di solidarietà e assistenza ai senza fissa dimora? È un tentativo di speculazione che il quartiere non vuole». In serata la replica di Morra: «Nell’ex convento, che i padri volevano affidare a un ente perché non più nelle possibilità di mantenere lo stabile, abbiamo individuato il luogo ideale per creare una scuola di teatro. Abbiamo ottenuto la procura ad amministrarlo. È poi arrivata l’ordinanza di messa in sicurezza dello stabile. Gli occupanti hanno reagito in maniera violenta, un tumulto che ha portato all’incidente di ieri mattina. Ne sono profondamente dispiaciuto e faccio un augurio agli occupanti di realizzare i loro progetti».

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