Blitz contro il movimento per la casa. Arresti e 111 indagati
Torino Contestati 39 reati che sarebbero stati commessi durante la campagna anti-sfratti. Colpiti da misure cautelari anche tre dei militanti No Tav già in carcere con l’accusa di terrorismo
Torino Contestati 39 reati che sarebbero stati commessi durante la campagna anti-sfratti. Colpiti da misure cautelari anche tre dei militanti No Tav già in carcere con l’accusa di terrorismo
Blitz extra-large nei confronti del movimento torinese per il diritto alla casa. Centoundici indagati, 29 misure cautelari, di cui 11 in carcere, 6 arresti domiciliari, 4 divieti di dimora a Torino, 4 obblighi di dimora nei comuni di residenza e 4 obblighi di firma. Nel mirino degli inquirenti ci sono 39 episodi di reati contestati, commessi dal settembre 2012 al gennaio 2014, durante la campagna anti-sfratti (picchetti e blocchi, soprattutto). E tra i militanti colpiti dalle misure cautelari ci sono anche tre dei quattro attivisti No Tav già in carcere con l’accusa di terrorismo: Niccolò Blasi e Claudio Alberto sono stati raggiunti da una misura di custodia cautelare in carcere; per Chiara Zenobi il provvedimento notificato è di arresti domiciliari. Non sono pochi quelli che, fuori e dentro il movimento, sottolineano una recrudescenza giudiziaria fuori misura.
L’inchiesta è condotta dai pm Antonio Rinaudo (impegnato nelle principali indagini sui No Tav) ed Emanuela Pedrotta, le cui richieste sono state accettate dal gip Cristiano Trevisan, contestando «gravi indizi di reato» e la «pericolosità sociale». I reati contestati vanno dal danneggiamento alla resistenza e violenza aggravata a pubblico ufficiale, dalla violenza privata all’invasione di edifici, a un capo ben più grave come il sequestro di persona. Secondo le indagini, le persone colpite dai provvedimenti avrebbero commesso ripetutamente reati per impedire gli sfratti, creando situazioni di conflitto con le forze dell’ordine, con ricadute sul piano della sicurezza pubblica come minacce, blocchi stradali e assalti a caserme. Contestati, inoltre, gli assalti alle sedi del Pd torinese.
Il blitz principale è scattato all’alba all’Asilo di via Alessandria, storica occupazione di area anarchica. All’arrivo della Digos alcuni militanti sono saliti sul tetto dell’edificio. Gli arresti, eseguiti anche dai carabinieri, sono scattati alle 4 oltre che a Torino ad Alessandria, Cesenatico, Roma, Ferrara, Milano, Trento, Cuneo, Cosenza e Modena.
A Torino il problema casa è una vera emergenza. Mentre perdeva posti nella classifica della produttività, il capoluogo piemontese scalava quella degli sfratti, diventando – negli ultimi anni – la capitale italiana degli sfratti per morosità incolpevole, dovuti a disoccupazione o cassa integrazione. Una media di 4mila ogni anno. L’11 luglio Torino ospiterà, in un vertice sull’occupazione giovanile, i primi ministri dell’Ue, Renzi compreso. E il sito Infoaut si chiede: «Sarà un caso che questa operazione viene a cadere tre giorni dopo un’assemblea nazionale dei movimenti contro l’austerity, riunitisi qui a Torino per preparare una mobilitazione di massa per l’11 luglio?».
Torino vive giorni difficili. Nella notte tra sabato e domenica, Andrea, un ragazzo di 27 anni è stato accoltellato sulla metropolitana da un gruppo di giovanissimi neofascisti, perché «vestiva da zecca». Tranne qualche voce isolata (tra gli altri, Prc e i consiglieri di Sel Michele Curto e Marco Grimaldi e del Pd Luca Cassiani) dalle istituzioni, compreso il sindaco Fassino, si è levato un silenzio assordante. Ieri, Alberto Gelmi, il ventenne arrestato per l’accoltellamento, non ha risposto al gip Anna Ricci. Il pm gli contesta il reato di tentato omicidio di cui è accusato anche un 17enne detenuto nel carcere minorile.
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