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Blade Runner e gli esperimenti animati

Blade Runner e gli esperimenti animati«Blade Runner Black Out 2022» di Shin’ichiro Watanabe

Maboroshi Con l’uscita del sequel del film diretto da Ridley Scott, nelle sale il 5 ottobre, da un paio di settimane a questa parte sono stati diffusi in rete i tre cortometraggi che rappresentano da un punto di vista narrativo il collante fra i due lavori

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 29 settembre 2017

Con l’uscita di Blade Runner 2049 ormai prossima, il sequel del film diretto da Ridley Scott uscirà infatti il 5 ottobre, da un paio di settimane a questa parte sono stati diffusi in rete i tre cortometraggi che rappresentano da un punto di vista narrativo il collante fra i due lavori. 2036: Nexus Down e 2048: Nowhere to Run entrambi diretti da Luke Scott hanno preceduto Blade Runner Black Out 2022, un’animazione di circa 15 minuti diretta dal giapponese Shin’ichiro Watanabe (Cowboy Bebop, Samurai Champloo) uscita pochi giorni fa, ma che è già stata definita da più parti come il prequel più interessante e quello artisticamente più valido dei tre.

Il discorso Giappone/Blade Runner è molto interessante e crea una sorta di corto circuito culturale e temporale che vale la pena di analizzare brevemente. Le scenografie e l’ambiente metropolitano caotico al neon che tanto hanno contribuito al successo, postumo, del film originale, molto devono all’influenza del paesaggio urbano e tecnologico giapponese su Scott che lo miscelò sapientemente con le architetture futuribili dei fumetti di Moebius. Come è noto, Blade Runner influenzò non poco William Gibson che due anni dopo l’uscita del film avrebbe scritto il suo Neuromante, pieno zeppo di riferimenti al Sol Levante, alle sue zaibatsu e ad una tecnologia onnipresente. Blade Runner e Neuromante avrebbero a sua volta ispirato non poco gli artisti nipponici dei decenni a venire, molte delle tematiche affrontate nel film di Scott sarebbero state ampliate ed approfondite, anche attraverso un’estetica similare, da Mamoru Oshii in Ghost in the Shell e soprattutto nel sequel Innocence. Ma il tono e le ambientazioni cupe e fortemente urbanizzate di Blade Runner avrebbero attecchito ed influenzato anche disegnatori e manga-ka giapponesi fra cui lo stesso Watanabe.

Blade Runner Black Out 2022 rappresenta così non solo un episodio fra i due lungometraggi ma anche un omaggio voluto e dichiarato di Watanabe verso uno dei film che più hanno fondato la sua estetica come regista. Le vicende si svolgono nell’anno 2022 quando la Tyrell Corporation ha creato un nuovo tipo di replicante, il Nexus 8. L’inizio del corto è da antologia, in uno stile abbozzato volutamente impreciso ma fortissimamente espressivo Watanabe, autore anche della storia, ci mostra come l’avvento di questi nuovi tipi di replicanti abbia scatenato una parte del genere umano che subito si organizza in gruppi che individuano, catturano, torturano ed uccidono i replicanti in nome della supremazia della specie. Un’immagine stilizzata di due corpi appesi ad un cappio lascia pochi dubbi su come il regista giapponese abbia voluto lasciare un commento sul clima generale di paura e di divisione razziale che sempre di più si sta allargando nella contemporaneità. Senza rivelare troppo della trama, ricordiamo almeno come i due protagonisti replicanti, Cygnus, un muscoloso uomo di colore e Trixie, una ragazza che lavora come prostituta, riflettono molte delle caratteristiche che già erano state dei protagonisti nel film originale, ma allo stesso tempo sono anche un omaggio che Watanabe e soci hanno voluto fare a Ghost in the Shell, in uno dei momenti topici del lavoro ad esempio, vediamo una piuma bianca scendere lentamente verso il corpo della ragazza.

Blade Runner Black Out 2022 per le tematiche affrontate in così poco tempo, le parole sono poche, ma quando sono pronunciate sono pregne di significato, e per il mix di stili che usa si è rivelato così uno degli esperimenti animati più interessanti dell’annata.

matteo.boscarol@gmail.com

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