Secondo un monitoraggio condotto dal Washington Post, iniziato nel 2015, ogni anno negli Stati Uniti vengono uccise dalla polizia circa 1.000 persone. Il dato è rimasto stabile in questi 5 anni. Sebbene la metà delle persone uccise siano bianche, il numero di vittime tra i neri americani è sproporzionato. Gli afroamericani rappresentano meno del 13% della popolazione, ma vengono uccisi dalla polizia a una percentuale più che doppia rispetto ai bianchi. Lo stesso, anche se in percentuale minore, accade per gli ispanici.

In seguito all’uccisione di George Floyd, lo scontro tra polizia e Black Lives Matter, il movimento per la difesa e la liberazione dei neri, ha raggiunto dei livelli critici. Anche se le violente proteste di giugno si sono attenuate, negli ultimi mesi diversi afroamericani disarmati sono stati coinvolti in conflitti a fuoco e uccisi dalla polizia. L’ultimo in ordine di tempo è il diciannovenne Marcellis Stinnette, ucciso a Waukegan (Illinois) per non essersi fermato ad un controllo. Stinnette era nella sua auto con la compagna Tafarra Williams, rimasta gravemente ferita.

Abbiamo tentato, seppur a distanza, di aprire un confronto tra due realtà che al momento non hanno intenzione di dialogare. Abbiamo incontrato a New York Joseph Imperatrice, poliziotto e co-fondatore del Blue Lives Matter, un’organizzazione composta da poliziotti e volontari, il cui obiettivo è ricordare gli agenti uccisi durante il servizio e aiutare le loro famiglie. È necessario segnalare che spesso i sostenitori di Trump hanno ripreso questo motto. In seguito abbiamo mostrato l’intervista a Caroline Gombé, fondatrice del Black Women’s March di New York e attivista del Black Lives Matter movement, e raccolto le sue considerazioni.

Cosa pensi del Blue Lives Matter?
Gombé: Iniziamo dal nome: Blue Lives Matter non ha senso perché «blu» non è una razza ma un lavoro, riguarda i poliziotti. Mentre Black Lives Matter riguarda una razza che ha sofferto per 400 anni, la razza nera. Non è una gara. Noi vogliamo cancellare dal sistema il razzismo endemico, non solo sulla carta; renderlo impossibile. Puoi essere un poliziotto oggi e non esserlo più tra 10 anni perché vuoi diventare un artista, ma sarai nero oggi e lo sarai sempre, anche se deciderai di essere un artista. Non capisco il loro nome, ma li ho conosciuti perché si sono presentati, soprattutto a New York, per protestare contro di noi. Penso ci sia un malinteso da parte loro, perché credono che abbiamo qualcosa contro i poliziotti a livello individuale. Noi lottiamo contro il razzismo sistemico delle istituzioni che è fondamentalmente la ragione della morte di George Floyd e di molti altri.

La vostra organizzazione viene percepita in contrapposizione al Black Lives Matter, è così?
Imperatrice: Stare con il Blue Lives Matter non vuol dire essere l’opposto del Black Lives Matter, non li combattiamo. È terribile che nel 2020 la gente debba scendere in strada per dire che le vite dei neri contano. È terribile, perché ovviamente contano. Riesco però a vedere cosa accade dall’altra parte: l’organizzazione Black Lives Matter è orrenda e mette le persone l’una contro l’altra. Non avrei mai pensato di vedere folle di persone che attraversavano Manhattan, sfondando vetrine, rapinando negozi, rubando oggetti, scontrandosi con la polizia, dando fuoco alle auto della polizia. Quando un agente fa una cosa sbagliata, ogni poliziotto viene etichettato; allo stesso modo nel movimento Black Lives Matter ci sono persone che partecipano a queste rivolte e fanno percepire il movimento negativamente. Dobbiamo sederci e arrivare a un punto comune: come facciamo a migliorare le cose per le comunità di colore? Dovremmo tradurre le parole in azioni ma alcuni si stanno solo urlando addosso.

Gombé: Il poliziotto sostiene che l’idea che le vite dei neri contino sia assolutamente normale ma che l’organizzazione sia violenta. In realtà, ogni volta che il Blue Lives Matter è sceso in strada si è comportato in modo violento. Le uniche violenze durante le proteste del Black Lives Matter si sono verificate alla fine di maggio e all’inizio di giugno, per tre giorni, ed è dimostrato da molti video che i manifestanti e gli organizzatori hanno preso le distanze da quelle azioni e le hanno condannate. Quelle erano solo persone ferite e arrabbiate e io non posso giudicarle. A nessuno piace saccheggiare ma questo non ha niente a che fare con la protesta. I nostri manifestanti non sono mai armati o violenti, a meno che non stiano scappando da qualcuno. Non so quando il Blue Lives Matter sia stato fondato ma a New York non si sono presentati per sostenere solo la polizia, erano lì per un sostegno politico a Trump. E hanno sempre manifestato contro il Black Lives Matter, attaccando alcuni gruppi che si identificano con la nostra causa. È accaduto sicuramente nel Queens. Inoltre hanno portato i cartelli pro Trump e hanno trasformato le manifestazioni in qualcosa di politico. Noi non abbiamo mai portato messaggi pro Biden se non il giorno in cui è stato dichiarato presidente. È una vergogna quello che ha detto. Se dici delle falsità non può esserci comunicazione.

La destra sta tentando di infiltrarsi e di usare il nome del vostro movimento?
Imperatrice: Non mi piace che l’organizzazione sia coinvolta nella politica in nessun caso.

Credi ci sia un problema di razzismo all’interno della polizia americana?
Imperatrice: No, penso che il problema siano gli attivisti, i politici e alcuni organi di stampa che alimentano le fiamme. Ci sono dei pregiudizi? Sì, le persone sono di parte. Ma se continuiamo a parlare di razzismo, le persone torneranno indietro e inizieranno a nutrirsi di esso. Negli Stati Uniti, ti fanno credere che persone di razze diverse non vanno d’accordo, non è vero. Un dipartimento di polizia a New York è costituito per oltre il 50% da minoranze. E ciò di cui la gente non si rende conto è che la maggior parte delle denunce presentate contro gli ufficiali di polizia sono denunce di altri agenti. C’è stato un uso eccessivo della forza e un abuso della brutalità della polizia ma in questi tempi difficili sembra che ogni giorno escano notizie su quanto siano cattivi gli agenti di polizia e su come le persone non si fidino dei poliziotti. A giugno abbiamo visto i saccheggi a New York e ci sono molti poliziotti morti in tutta la nazione.

Il vostro movimento è cresciuto molto negli ultimi mesi.
Gombé: BLM proviene dalle lotte per i diritti civili, dalle attiviste donne di colore del secolo scorso…è un intero movimento e queste sono solo delle fermate importanti. Penso che abbiano ereditato dalle Black Panthers l’impegno verso la comunità ma a differenza delle Pantere Nere noi non siamo un partito ma un movimento formato da tanti gruppi in diversi stati. C’è chi si batte per la giustizia sociale e chi aiuta, educa, responsabilizza e si prende cura delle comunità. È un modo per mantenerci al sicuro e proteggerci. Credo che la nostra forza sia proprio nella non violenza. Non penso che BLM sia un movimento marxista ma ci sono all’interno dei gruppi che lo sono. Esistono diverse vie per raggiungere lo stesso obiettivo. Credo che BLM sia più orientato socialmente che politicamente.

Hai origini italiane, hai vissuto episodi di razzismo sulla tua pelle?
Imperatrice: Quando ho iniziato, ho lavorato in quartieri prevalentemente neri ma sono cresciuto a Staten Island e la mia comunità era bianca. Mi chiedevo cosa avevo fatto per meritarmi questo. Ma quella è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata perché quando me ne sono andato, cinque anni e mezzo dopo, East Flatbush e le persone di quella comunità erano la mia seconda casa. A volte incontri persone che ti insultano perché vedono che sei italiano. Vedono solo l’uniforme, cercano di prenderti di mira per quello che sembri, non per la persona che sei.

Vi state battendo per una riforma della polizia, quali sono le vostre richieste?
Gombé: In primo luogo ci deve essere una completa ri-educazione degli agenti a livello nazionale per applicare la legge allo stesso modo, indipendentemente dal colore della pelle e dagli stereotipi. Penso che sia nel loro interesse. Non so come vieni addestrato a sparare ad una persona. Che tipo di uomo sei dopo averlo fatto? Vai a lavorare e ti ritrovi a sparare, di fronte a sua madre, ad un ragazzo che aveva problemi mentali (Linden Cameron, un ragazzo bianco autistico di 13 anni ndr). Quei due poliziotti avevano paura e per questo hanno sparato, ma quel poliziotto come farà a vivere ora? Anche questo è un problema. Poi bisogna lavorare sull’applicazione dei regolamenti per cancellare il razzismo sistemico che è nel corpo di polizia. Non ho bisogno di spiegarlo, ci sono decine di video che testimoniano come le persone di colore vengano prese di mira. E tutto questo è urgente perché le persone stanno morendo mentre parliamo.

Credi sia necessaria una riforma della polizia?
Imperatrice: Sì, sono d’accordo ma allo stesso tempo credo che anche le comunità debbano essere riformate e istruite, hanno bisogno di essere responsabili delle loro azioni. La maggior parte delle persone coinvolte nella violenza armata, soprattutto a New York, tende ad avere un’età compresa tra la tarda adolescenza e i 30 anni. Tutte persone di colore. Questo non va bene, perché non dà loro nemmeno la possibilità di cambiare le proprie vite. Queste pistole non avrebbero mai dovuto essere per strada. Credo che le sparatorie in cui è coinvolta la polizia siano lo 0,02 percento del totale delle sparatorie negli Stati Uniti. Ci sono 800mila agenti di polizia e credo 365 milioni di persone negli Stati Uniti. Il problema è che le informazioni rilasciate dai media non indicano se la persona colpita dall’agente fosse coinvolta in attività illegali. È importante che le persone che hanno armi da fuoco illegali e che commettono la maggior parte dei crimini violenti vengano trattenute dietro le sbarre senza una riforma penale che le lasci tornare in strada.

Gombé: La violenza nelle strade è un problema e in parte il poliziotto ha ragione: le comunità hanno bisogno di essere istruite. Ma dove prendi i soldi per l’istruzione? Dobbiamo risolvere questo problema. Noi, le comunità, non abbiamo i fondi per la sanità, per gli alloggi, per l’istruzione, per gli assistenti sociali, per educare le persone sul controllo delle armi, per questo dobbiamo tagliare i fondi della polizia. Questo significa condividere quei fondi. Bisogna inoltre ri-educare tutto il corpo di polizia sul tema del razzismo. «Defund the police» è necessario per far crescere le nostre comunità. Abbiamo tutti bisogno di crescere, ma sembra che loro abbiano più soldi e li usino nel modo più sbagliato possibile.

Qual è la tua opinione in merito alla campagna «defund the police»?
Imperatrice: Tagliare completamente le risorse che manterranno le comunità al sicuro non è la mossa più intelligente. Quello che la gente non capisce è che questo influisce ad esempio sulla formazione e se la elimini gli agenti non possono progredire e apprendere nuove tattiche. Questi politici, come De Blasio, sono slegati dalla sicurezza pubblica e si sono allontanati dal pericolo del terrorismo. Non abbiamo le unità che avevamo prima per sorvegliare le aree ad alto rischio. Ora c’è la probabilità che succeda qualcosa, non ci sono abbastanza risorse se un’altra torre crollerà. Se qualcuno dall’esterno è entrato, siamo un bersaglio debole. Questi politici, specialmente a NYC, in California, a Seattle, a Portland, sono così impegnati nel fare a pezzi le comunità, dicendo quanto le due parti siano l’una contro l’altra, piuttosto che occuparsi dei problemi reali.

Cosa pensi della morte di George Floyd?

Imperatrice: L’intera situazione poteva essere facilmente evitata. Non credo che ci sia un solo poliziotto che dica che Chauvin abbia fatto un buon lavoro. È stato terribile, orrendo. È vero che stava dando loro del filo da torcere, che poteva essere drogato e un po’ agitato, ma nessun ufficiale di polizia dovrebbe mai agire in quel modo. Il punto è che gli agenti sono stati chiamati sulla scena perché il signor Floyd aveva commesso un crimine. Che la gente pensi che sia piccolo o grande, non è importante, ha fatto qualcosa di sbagliato. Se non avesse fatto nulla di male, gli agenti non sarebbero mai stati chiamati. Hanno agito in modo terribile ma non hanno preso di mira qualcuno solo perché era una persona di colore.

Gombé: Ancora una volta il poliziotto inizia con una bugia. Parte dalla premessa che questo ragazzo abbia fatto qualcosa di sbagliato, che sia arrivata la polizia e che poi si sia messo nella situazione che l’ha ucciso. Il fatto, se vedi le registrazioni, è che Floyd ha pagato con 20 dollari che pensavano fossero falsi. Ma questo non è importante. Nel momento in cui è arrivata la polizia, lo hanno trattato come colpevole, lo hanno ammanettato, lo hanno brutalizzato perché sembrava che fosse drogato. Quindi se una persona sembra drogata ti metti sopra di lui e ti comporti in modo violento? Ci sono molti video di ragazzi bianchi strafatti e la polizia li ha solo portati a casa. Quindi le sue premesse sono sbagliate. Il modo in cui George Floyd è stato arrestato e il motivo per cui quella persona ha chiamato la polizia sono dipesi dal fatto che era nero. È stato lì davanti ai nostri occhi per 8 minuti e 46 secondi. Cosa c’è da capire? Discuterne è solo doloroso.

Che pensi delle milizie armate?
Imperatrice: A New York City non c’è la vendita libera. Se andassi in uno di quegli stati in cui non è così, come la Virginia, mi sentirei a disagio. Persone che escono in strada con armi semiautomatiche…ti fa anche pensare quanto sia brutto che oggi la gente senta di dover uscire di casa in quel modo. Non conosco la loro mentalità, quindi non posso condannarli ma neanche posso essere d’accordo perché qui non lo facciamo. È pericoloso. Ma d’altra parte la stragrande maggioranza di quelle persone che si presentano in quel modo sono proprietari di armi legali.

Gombé: Ho visto delle manifestazioni con più di 200 persone con armi automatiche. Ora ti chiedo: se domani vai a Times Square e vedi una protesta con 200 persone con armi automatiche pensi che siano pericolose? Durante una manifestazione del Black Lives Matter a Louisville c’era la gente armata alla finestra. Nessuno di noi era armato e c’erano dei bambini. Questo è ciò che fanno, non si tratta dei media che gonfiano le notizie.

Credi che gli Stati Uniti siano sull’orlo di una guerra civile?
Gombé: No. Credo che siano sull’orlo della comprensione di quali siano le priorità di questo paese. È stato fatto un grande lavoro e quando ti attivi acquisti potere. Quello che è accaduto con queste elezioni è più di quello che si riesce a vedere. La più grande vittoria di sabato, per i neri, è stata quella della vice presidente. Non tanto per noi ma per le bambine che l’hanno vista in TV e ora sanno che è possibile. Abbiamo imparato in questi quattro anni che se ci mettiamo la testa, il corpo, l’anima e la mente possiamo ottenere qualcosa. Per quanto riguarda i programmi politici, la nuova presidenza è aperta al dialogo sul razzismo. Abbiamo imparato a lavorare, miglioreremo.

Pensi che una vita nera e una vita bianca, in questo momento negli Stati Uniti, abbiano lo stesso valore?
Imperatrice: Assolutamente sì.