«Bisogna ripensare le soluzioni inclusive, ora gli stati generali della scuola»
Non uno di meno «Visto il momento di epocale cambiamento è forse possibile ridisegnare e potenziare l'inclusione cogliendo le debolezze del sistema che sono divenute evidenti», intervista a Vincenzo Falabella, presidente della federazione italiana per il superamento dell’handicap
Non uno di meno «Visto il momento di epocale cambiamento è forse possibile ridisegnare e potenziare l'inclusione cogliendo le debolezze del sistema che sono divenute evidenti», intervista a Vincenzo Falabella, presidente della federazione italiana per il superamento dell’handicap
Giovedì scorso si è svolto un primo incontro istituzionale con un molteplicità di attori per analizzare la situazione prodotta dall’emergenza legata al Covid-19 e alla riapertura delle scuole a settembre. Al tavolo erano presenti il presidente del consiglio Giuseppe Conte, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina (affiancata dal coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo), la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e Angelo Borrelli per la Protezione Civile. Insieme a loro i referenti di Regioni, Province e Comuni, i segretari di Cgil -Cisl e Uil, Forum Famiglie e Forum Studenti e la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), anche quale voce dell’Osservatorio del ministero dell’Istruzione sull’inclusione scolastica, che ha partecipato con il presidente Vincenzo Falabella.
Presidente Falabella com’è andato l’incontro?
Partiamo dall’affermare che le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti con disabilità, purtroppo, con la sospensione delle lezioni in presenza si sono visti privati del diritto allo studio, diritto questo costituzionalmente garantito dall’art. 34 e dalle pari opportunità sancito anche dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con disabilità recepita con Legge n.18 del 2009. Fatta questa premessa il tavolo si è concluso con l’obiettivo condiviso, da declinare con azioni specifiche e mirate, di ripartire a settembre in presenza e in sicurezza.
Voi parlate di una didattica a distanza fallimentare, ci può spiegare perché?
La DaD, nonostante qualche assai isolato successo, è stata generalmente un fallimento per gli alunni con disabilità, soprattutto per quelli che maggiormente necessitano di sostegno o soluzioni specifiche e che hanno situazioni famigliari problematiche legate a povertà soprattutto di natura socio culturale. Per questo il nuovo anno deve garantire, da subito, l’ingresso, la partecipazione, l’inclusione già dal primo giorno di scuola. Ovviamente adottando tutte le soluzioni di protezione personale sia per gli studenti che per i docenti e gli educatori. Abbiamo proposto di trovare una soluzione meno “medicalizzante” possibile che, per esempio, al posto delle mascherine preveda l’utilizzo di visiere che fra l’altro agevolerebbero, se usate anche dai docenti, la lettura del labiale con un aiuto indubbio per gli alunni sordi.
Per la riapertura delle scuole il ministero dell’Istruzione ha garantito ingenti risorse per investimenti sugli edifici e sulle strutture interne ed esterne. Le paiono misure adeguate?
All’incontro abbiamo chiesto una attenzione particolare sull’accessibilità in senso ampio degli spazi che vada oltre il mero abbattimento di barriere fisiche, adottando anche soluzioni che consentano l’orientamento e la fruibilità degli spazi, dei percorsi, dei servizi ma anche della strumentazione presente nella scuola e nelle immediate vicinanze oltre che a un piano straordinario di assunzioni di personale docente per il sostengo e di Ata.
Si parla molto, in questi giorni degli “Stati Generali dell’Economia” mentre la scuola sembra il grande rimosso dalla discussione pubblica di questo paese.
L’Italia è uno dei paesi più all’avanguardia al mondo sul tema dell’inclusione a scuola delle persone con disabilità. Visto il momento di epocale cambiamento è forse possibile ridisegnare, ripensare, potenziare le soluzioni inclusive cogliendo le debolezze del sistema che sono divenute evidenti durante l’emergenza Covid, ma anche approfittando dell’occasione che si presenta per una profonda riforma dell’istruzione. Ho quindi proposto un momento di ampio confronto e rifondazione, che riguardi “anche” la disabilità e che ci piace definire come “Stati Generali della Scuola”.
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