ExtraTerrestre

«Bisogna considerare i trasporti come il diritto a casa e acqua»

Intervista Il vice primo ministro lussemburghese François Bausch: «La mobilità è un fattore chiave per lo sviluppo economico e deve essere visto come investimento e non come costo»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 29 aprile 2021

L’idea sembra praticabile, e non solo nel piccolo ducato. «Dobbiamo cambiare la mobilità delle nostre città e solo il pubblico può essere il motore di questo cambiamento», questo è il messaggio di François Bausch, vice-primo ministro del Lussemburgo con delega ai trasporti e ai lavori pubblici, esponente del partito dei Verdi (Gréng) e del governo di Xavier Bettel, capo di una coalizione composta da Partito operaio socialista, Partito democratico e Verdi.

Ad un anno dall’iniziativa che ha reso gratuito l’utilizzo di tutti i mezzi di trasporto pubblico, gli obiettivi restano gli stessi : aumentare il numero degli utenti, ridurre l’uso dell’automobile privata e contribuire così ad abbattere l’inquinamento atmosferico. L’iniziativa è totalmente a carico della fiscalità generale, in questo modo sono state trovate le coperture necessarie a sostenere le mancate vendite dei biglietti e gli investimenti destinati a migliorare il servizio. «Quando creiamo una nuova infrastruttura dobbiamo ricordarci che stiamo spostando delle persone e non solo dei mezzi», questa è è la filosofia del vicepremier lussemburghese, che scommette sull’intermodalità, ovvero la possibilità di combinare diversi mezzi pubblici e/o privati per un medesimo spostamento. In questo contesto l’arrivo della pandemia da Covid-19 ha permesso di «riadattare la nostra strategia e di rifare il punto su come la gente di sposta».

Cosa è cambiato nella rete di trasporti pubblici dal 1 marzo 2020?

I trasporti pubblici sono gratis per tutti, inclusi frontalieri e turisti. E’ la ciliegina sulla torta di una strategia iniziata nel 2013, con l’idea di sviluppare l’offerta del trasporto. Vogliamo trasferire gli spostamenti dall’automobile privata verso un sistema di trasporto intermodale, grazie a un piano di investimenti di 4 miliardi per i prossimi 5 anni.

Come funziona concretamente, basta biglietto?

Non c’è più bisogno del biglietto, per salire su un mezzo è sufficiente avere con sé un documento d’identità.

Qual è stato l’impatto del Covid?

La dinamica che abbiamo creato è stata interrotta durante il lockdown, ma a la strategia resta la stessa. Abbiamo anzi cercato di trarre vantaggio da questa situazione, per esempio anticipando i lavori sull’infrastruttura durante il primo lockdown, in particolare abbiamo lavorato sulle linee tranviarie nella capitale. Abbiamo poi accelerato l’integrazione della mobilità dolce nel nostro piano di mobilità, dopo aver constatato un aumento dell’utilizzo della bicicletta nel 2020.

Come gestite il flusso in emergenza Covid?

Da subito abbiamo reso obbligatorio l’uso della mascherina sui mezzi pubblici, alle fermate e nelle stazioni. Dobbiamo necessariamente imparare a convivere col virus, siamo coscienti che questa situazione durerà ancora per molto.

Con l’apertura delle scuole la capienza è stata limitata sui mezzi pubblici?

La capienza per noi resta al 100 % delle possibilità, naturalmente con l’uso obbligatorio della mascherina. La frequenza è tornata a livello pre-Covid anche se il numero dei passeggeri è diminuito.

Qual è oggi la fotografia dell’utilizzo dei trasporti pubblici e quali risultati sono attesi?

Purtroppo abbiamo una percentuale d’utilizzo dei mezzi pubblici ancora bassa. Oggi il 67 % degli spostamenti è ancora in automobile. Il mezzo pubblico è al 20%. Ci siamo dati come obiettivo un aumento dell’intermodalità al 25% per il 2025. Questa strategia vuole risolvere due problemi: arginare il primato dell’automobile privata e rispondere alla crescente domanda di mobilità, come causa diretta della pressione demografica e della presenza di 220 mila lavoratori frontalieri che ogni giorno entrano nel nostro paese. Per questo dobbiamo aumentare l’offerta del 50% entro il 2025. In questo contesto la gratuità vuole anche provocare il dibattito sulle nostre abitudini in termini di mobilità.

La gratuità del trasporto pubblico è sostenibile sul piano economico?

Il costo è totalmente a carico della fiscalità pubblica. La mobilità è un fattore chiave per lo sviluppo economico di un paese e deve essere visto come un investimento e non come un costo. Aggiungo che si tratta di una misura socialmente giusta, poiché le classi abbienti contribuiscono a pagare un servizio a beneficio delle fasce più povere. Bisogna pensare l’accessibilità alla mobilità sullo stesso piano del diritto alla casa o all’acqua potabile.

La crisi Covid ha gravato sulle finanze?

Per niente. Sono cosciente che in molte regioni la diminuzione delle entrate ha avuto un impatto importante sulle finanze delle aziende di trasporto pubblico, poiché il modello economico si basa sulle entrate relative alla vendita dei biglietti. Da noi il finanziamento è in gran parte a carico della fiscalità generale, incluse le spese necessarie a creare le condizioni sanitarie per garantire la continuità del servizio.

Come si rende il trasporto pubblico attrattivo?

La metà della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e questa percentuale è destinata a crescere. Questo ci impone un cambio di passo nella concezione della mobilità urbana. La prima cosa da fare è investire: aumentare la qualità dell’offerta esistente. E solo il pubblico può essere motore di questo cambiamento.

Il Lussemburgo è un paese relativamente piccolo. Lei crede che una misura simile sia possibile in paese come la Francia o l’Italia?

Credo che sia possibile e necessario. Dobbiamo riuscire a dare la giusta collocazione a tutte le modalità di spostamento, partendo da pedoni e ciclisti, passando per il mezzo pubblico, combinandole insieme in maniere intelligente. Non credo invece che la gratuità sia possibile per le grandi e medie distanze.

Cosa possono fare le politiche europee per promuovere il trasporto pubblico?

La nuova Commissione europea ha lanciato il Green deal, l’approccio è positivo ma manca di sostanza. Il Recovery fund va nella giusta direzione, ma mancano indicazioni chiare, soprattutto per i trasporti. Bisogna dare impulso all’economia cercando di recuperare il ritardo nella sostenibilità ambientale. Per i trasporti dobbiamo cambiare il modo di spostare le cose e, soprattutto, le persone. Quindi, promuovere gli investimenti soprattutto nella rete ferrata. Per farlo dobbiamo cambiare alcune regole e fare prova di creatività.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento