Mario Bionda in una foto-ritratto di Uliano Lucas   Non ci fu pittore in Italia, fra i nati negli anni dieci, che alla fine degli anni quaranta o all’inizio dei Cinquanta non abbia dipinto almeno un quadro neocubista, come se si trattasse di una tappa obbligata da superare per dirigersi verso la modernità. Per Mario Bionda (1913-’85) si trattò di una breve parentesi, consumatasi al ritorno dal fronte e dalla lotta partigiana, respirando quel vento di rinnovamento che da Torino, dove era nato, a Milano, dove si era trasferito alla fine degli anni trenta, oscillava fra ipotesi «astratto-concrete» e «naturaliste»:...