Cultura

Biografie per raccontare le persone e i loro luoghi

Biografie per raccontare le persone e i loro luoghiLa performance di Effetto Larsen, foto di Mauro Pennacchietti

SCAFFALE «Quando arriva primavera», a cura di Chiara Caporicci, Paolo Coppari e Silvana Nobili

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

La scrittura, quale opportunità per entrare in relazione con il dolore, i bisogni e la speranza degli abitanti di Ussita e quelli di altri paesi del cratere maceratese è offerto dalle biografie raccolte nel libro Quando arriva primavera a cura di Chiara Caporicci, Paolo Coppari e Silvana Nobili (affinità elettive, pp. 211, euro 18). Si deve, infatti, ai diversi istituti che formano i «raccoglitori» di biografie e diffusi in maniera capillare nelle Marche, se possiamo conoscere con autenticità le vicende di chi è stato investito dalla calamità del terremoto.
Sono le voci degli abitanti dei borghi a farci intendere cos’è il vivere nelle aree interne appenniniche e conoscere con la scrittura i loro stati d’animo. Apprendiamo così il significato dell’abitare in contesti sottoposti da lungo tempo al fenomeno dell’abbandono e della marginalità.

COME HA SCRITTO Franco Arminio nell’introduzione, «questo libro è prezioso perché fa sentire come le persone vedono i luoghi» e perché «le narrazioni ci portano dentro i luoghi come se fossimo lì anche noi». Le storie raccolte dai biografi sono tutte diverse tra loro, ma accomunate dalle modalità scelte per superare la paura del sisma e vivere con nostalgia il presente.
C’è quella di Stefano Riccioni di Ussita, resa da Chiara Caporicci, con il suo «mare di animali» che alleva con passione, che racconta la diversità degli abitanti: non tutti così fraternamente uniti, ma con il terremoto piuttosto «incattiviti». Da Visso c’è Alessandra Aronne, raccolta da Alessandra Antonini, che narra cos’è stato entrare e vivere nelle «casette provvisorie» oppure nel racconto di Angela Sepi, biografa Venanzina Capuzi, l’esperienza di appartenere al «gruppo del Bronx»: abitare in roulotte e camper «donate o prestati da persone generose».

L’ANTROPOLOGO Pietro Clemente ha definito le diciotto storie nel libro, un «caleidoscopio della complessità plurale» riferendosi ai toponimi che vi s’incontrano, oltre sessanta, e che dimostrano la molteplicità degli insediamenti prodotti, prima dell’industrializzazione, dalla mobile capacità insediativa della civiltà contadina.
Quanto sia stato necessario il lavoro biografico in questa specifica situazione l’ha spiegato, invece, con rigore Duccio Demetrio, fondatore con Saverio Tutino della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.

L’essere degli «ecologisti narrativi» è tra le ridotte possibilità che possediamo perché «la terra si racconti tramite ciascun essere umano». È così che si rafforza lo «spirito ecologista»: nel progressivo intento di valorizzare le memorie personali e collettive, sia della realtà rurale sia di quella urbana, affinché ogni «eco-narrazione» diventi un messaggio da trasmettere per salvaguardare la collettività, curare il suo spirito interiore nella salvaguardia dell’ambiente nel quale essa vive.
Le storie del libro sono la dimostrazione dell’importanza di conservare e comunicare la memoria dei luoghi attraverso la ricchezza delle sue vicende umane, travolte nella tragedia, ma vive per agire. ma giu.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento