Il miglior distretto biologico europeo si trova in Campania. Per la precisione in Cilento, area territoriale che si distende dalla provincia di Salerno fino a un passo dalla Basilicata. Quasi 14 mila ettari coltivati in nome della sostenibilità ambientale, del rispetto del suolo in 100 comuni, 270 mila abitanti tra il Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni. Zone a intensa vocazione turistica che ora rappresentano il meglio della produzione bio italiana.

QUALCHE GIORNO FA A BRUXELLES – in occasione della giornata europea dedicata all’Agricoltura biologica – la Commissione Europea e il Comitato europeo delle regioni hanno assegnato l’Organic Awards, la prima edizione del premio per l’agricoltura biologica al Bio-Distretto del Cilento.

OLTRE MILLE AZIENDE AGRICOLE certificate, produttori di mozzarella di bufala, olio, vino, formaggi, frumento: prodotti di alta qualità, estrema attenzione alla filiera corta, il sistema produttivo salernitano integra le esigenze dell’ambiente – dalla qualità dell’aria alla salvaguardia del suolo – e anche dei conti, perché produrre in proprio costa meno, la filiera corta sta pagando soprattutto negli ultimi tempi, segnati dall’incremento sconsiderato del costo delle materie prime, del carburante, a causa del fronte tuttora aperto in Ucraina.

«CON IL BIO-DISTRETTO DEL CILENTO siamo partiti 18 anni fa con l’obiettivo di mettere in rete le istanze di produttori, consumatori, consorzi, comuni, amministratori, operatori turistici, determinando una massa critica per valorizzare la produzione offerta dal territorio, mostrando così che il Cilento non è solo una fantastica area per i vacanzieri con un clima straordinario e un mare tra i più belli d’Italia – spiega Emilio Buonomo, il presidente del bio-distretto che ha la sua sede a Ceraso, comune nelle vicinanze di Marina di Casalvelino -, la crescita del nostro sistema è stata ed è tuttora esponenziale, si è passati da 400 aziende a oltre mille, da 42 paesi del Cilento. E molte altre presto ne entreranno a far parte».

I PRIMI PASSI DEL BIODISTRETTO sono avvenuti con le degustazioni dei bio-prodotti tipici tra i lidi delle località balneari che accolgono turisti da ogni angolo d’Italia, da Marina di Ascea a Marina di Camerota, risalendo sino ad Agropoli, che è il centro più esteso dell’area cilentana.

POI C’E’ STATO IL PASSAGGIO NEI MERCATINI locali attraverso l’esposizione dei prodotti in tanti borghi del Cilento, un modo per convincere altri imprenditori e i consumatori della bontà del progetto, che prevede una ricaduta positiva anche occupazionale, non solo ambientale. Dopo meno di 20 anni è arrivato il riconoscimento internazionale che mette il Cilento sulla mappa della produzione biologica europea.

IL BIO-DISTRETTO DELL’AREA SALERNITANA, preferito agli altri due finalisti, da Portogallo e Francia, è stato l’unico italiano a emergere in una delle otto sezioni del premio istituito dalla Commissione Europea e dal Comitato europeo delle regioni (sono stati 66 i distretti biologici presi in esame). Il premio è una tappa, dice il presidente del Bio-Distretto del Cilento, che lavora a diversi progetti a breve e medio termine. Come la diffusione dei bio-sentieri, ovvero la visita guidata per clienti, turisti, alle aziende produttrici nell’ambito della degustazione dei prodotti biologici. E poi, l’adozione delle mense scolastiche biologiche con prodotti esclusivamente del territorio, che rappresenterebbero per il Bio-Distretto un nuovo salto di qualità: «Il nostro obiettivo è far intendere alle amministrazioni comunali l’importanza di una legge per la disciplina dell’Oleoturismo in Campania, ovvero tutte quelle attività legate alla conoscenza dei prodotti bio anche sulla tavola dei più giovani, che diventano uno strumento per informare i turisti dell’offerta enogastronomica del Cilento». A settembre il Bio-Distretto del Cilento ha ospitato una delegazione dai distretti portoghesi tra sindaci, amministratori, dirigenti. Scambio di idee, potenziali sinergie a certificare l’evoluzione della classe imprenditoriale del territorio.

«C’E’ STATA UNA CRESCITA ANCHE da questo punto di vista, tra le nuove generazioni di imprenditori c’è più conoscenza, anche in tema bio, e maggiore consapevolezza. Stiamo infatti ragionando assieme sull’applicazione dell’agricoltura rigenerativa in Cilento, che va oltre il biologico e che permette di rigenerare il suolo, con l’azione combinata di pratiche agricole biologiche per la nutrizione delle piante e la difesa delle colture, sostenute dall’arricchimento biologico e minerale del terreno con preparati naturali specifici». Dunque, terra ripulita dallo sfruttamento intensivo adoperato in Italia e nel mondo dal secondo dopoguerra: niente più fertilizzanti e pesticidi, piuttosto alimenti sani e di qualità.

TRA LE TAPPE DEL VIAGGIO IN CILENTO della delegazione portoghese ospite dei colleghi campani c’è stata la sosta anche al Museo della Dieta Mediterranea, a Pioppi. Il celebre stile di alimentazione legato al benessere, ideato dall’americano Ancel Keys, che ha ricevuto 12 anni fa il titolo di Patrimonio Immateriale dell’Unesco, è legato al Cilento. Keys, sbarcato a Paestum al seguito dell’esercito degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, acquistò casa a Pioppi, suggestivo borghetto che fa parte del comune di Pollica (che comprende anche Acciaroli, altra riconosciuta meta turistica).

LO STUDIOSO HA VISSUTO PER QUASI 30 anni nel Cilento per studiare le abitudini alimentari della popolazione. Ovvero, un regime composto da pane, pasta, verdure, legumi, olio d’oliva, con minore quantità di pesce e carne, uno strumento contro le patologie cardiovascolari, il diabete, l’arteriosclerosi. Erano gli anni ‘70, il Cilento era una specie di oasi incontaminata sconosciuta ai ritmi del turismo di massa.