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«Biodinamica, ideale alto per la terra»

Intervista Fabio Brescacin, presidente di «EcorNaturaSì», pioniere del Biodinamico. Al di là delle polemiche scatenate dalla senatrice Cattaneo, «un’agricoltura fatta di amore per la terra e per le persone è possibile»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 22 luglio 2021

Un mercato in continua crescita, soprattutto all’estero. L’Italia pur rappresentando, un’eccellenza dal punto di vista della produzione biodinamica, fatica ad accordare il giusto riconoscimento a un comparto che potrebbe rappresentare un volano di crescita economica sostenibile ed ecologica. Al contrario, le polemiche si alimentano soprattutto a seguito degli interventi della senatrice Elena Cattaneo, sostenitrice dell’agricoltura convenzionale basata sul concetto dell’incremento delle rese produttive e sull’utilizzo della chimica. Ne abbiamo parlato con Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì S.p.A., il maggior distributore italiano specializzato in biologico e biodinamico.

Una società che fa dell’etica il suo credo e la cui maggioranza delle azioni è detenuta da una fondazione no profit che garantisce l’aderenza agli ideali dei fondatori. E proprio di etica e di ideali si parla con Brescacin che, in un mondo agricolo caratterizzato sempre più da imprenditori e sempre meno da contadini, sottolinea concetti quali il rispetto del lavoro, la sostenibilità ambientale, la qualità della produzione, la valorizzazione del paesaggio. Una formula che sembra funzionare anche sul mercato con i consumatori pronti ad accordare fiducia a questo modello, anche spendendo qualcosa in più. I modelli della fattoria San Michele a Jesolo, o della fattoria di Vaira, in provincia di Campobasso, rappresentano alcune fra le eccellenze sul territorio. E mentre l’Unione Europea punta sul biologico e sul biodinamico per disegnare l’agricoltura del futuro, l’Italia, con le sue polemiche, sembra voler reclamare, a tutti i costi, il ruolo di fanalino di coda sulla via della transizione ecologica.

Presidente Brescacin, si è aperto un dibattito intenso sulla biodinamica anche a causa delle provocazioni della senatrice Elena Cattaneo. Lei tempo fa disse: “Non è sufficiente la visione della scienza, di accademici che non conoscono i campi: per me quello non è l’unico parametro della verità. Io guardo a come le aziende lavorano i campi e la terra, alla loro visione olistica e ai loro risultati. Secondo lei cosa alimenta la diffidenza verso le soluzioni naturali: i conflitti di interesse, l’ignoranza o piuttosto è colpa della stampa sensazionalista?

Vuole sapere cosa penso della Cattaneo? Le dico che la comprendo, anche per me il primo approccio alla biodinamica è stato molto difficile. Ma poi ho visto i risultati: il lavoro appassionato delle aziende, la cura del suolo, la qualità del cibo, l’attenzione per la bellezza del paesaggio. Allora mi sono detto: se questi sono i risultati allora anche i pensieri e le conoscenze che ne stanno alla base devono essere validi.

Non penso che la Cattaneo e coloro che si schierano contro l’agricoltura biodinamica siano in malafede. Penso però che dovrebbero essere coerenti con il pensiero scientifico e approfondire, perché alla conoscenza non c’è mai un limite. La scienza è uno dei metodi di analisi della realtà ma non è non l’unico, è essenziale venire sui campi e comprenderne la complessità. E’ per colmare queste lacune che, con Giulia Maria Crespi, avevamo invitato, già da tempo, la senatrice a visitare le nostre aziende. Purtroppo si è rifiutata. La mancanza di conoscenza diretta è stata così colmata dai pregiudizi. Pensare di aver raggiunto tutti i risultati e di avere la verità in tasca non è scienza.

Alla vigilia della discussione in Commissione agricoltura della legge sul biologico, si sentirebbe di rinnovare l’invito alla Cattaneo e magari estenderlo ai parlamentari interessati?

Abbiamo già invitato i membri della Commissione a visitare le aziende biodinamiche e hanno accettato. Li attendiamo a braccia aperte. E speriamo che siano accompagnati anche dalla senatrice Cattaneo. Saremo molto felici di accoglierli e spiegar loro il funzionamento e i risultati delle aziende biodinamiche.

In attesa della visita dei decisori politici, ci vuole raccontare la sua biodinamica? Lei si dichiara innamorato.

Ci siamo innamorati della biodinamica perché risveglia gli ideali, è un’agricolturacomplessa ma vera e sana. E i giovani, che guardano all’agricoltura con interesse professionale per il loro futuro, hanno soprattutto bisogno di innamorarsi e di essere alimentati da ideali profondi. Quando si lavora la terra, è fondamentale sapere che si fatica non solo per produrre, ma per un ideale. Le motivazioni sono fondamentali. L’ideale della biodinamica è alto perché mette al centro la cura della terra, del cibo, delle persone. La terra, si dice sia bassa, ma se la lavoriamo con un ideale diviene alta. Abbiamo bisogno di ideali e la biodinamica è un ideale bellissimo. Non siamo perfetti ma i risultati ci sono e vogliamo sempre migliorare. La biodinamica è stata una parte importante della storia di EcorNaturaSì in questi 35 anni.

Come si differenzia un’azienda biologica da una biodinamica?

Il biodinamico nasce dall’idea di un’azienda a ciclo chiuso, già nel 1924 prima del biologico e dell’agricoltura rigenerativa. Non si tratta solo di sostituire il chimico con l’organico ma di creare organismi agricoli. Da questo punto di vista il biodinamico rappresenta il concetto avanzato del biologico perché non si limita a non usare la chimica. Vi è poi l’aspetto della cura e della rigenerazione della terra attraverso l’uso di preparati naturali che funzionano e non presentano controindicazioni.

La biodinamica si basa, infine, sul concetto di impresa etica. Lo stesso concetto di economia non si basa sulla competizione ma sulla fraternità. Abbiamo bisogno dei contadini a cui va riconosciuto il giusto prezzo per il loro lavoro. Il concetto di giusto prezzo è basilare perché se i prezzi sono troppo bassi allora significa che qualcuno è stato sfruttato o la terra, o le persone o le generazioni future. Il rispetto del lavoro e l’etica economica sono alla base della biodinamica.

Passiamo dalla qualità al gusto. Le lancio una sfida: un bicchiere di vino convenzionale, uno biologico e uno biodinamico. E’ in grado di riconoscere le differenze?

Sicuro, al 100%. Alcuni giorni fa mi hanno invitato a una cena “biologica”. Ma alcune delle pietanze non lo erano e le ho individuate subito. L’ospite ha ammesso che i prodotti in questione non erano né biologici, né biodinamici. In realtà, quando si conosce la differenza, ci si accorge subito, senza difficoltà. Il nostro corpo lo riconosce subito. Il miglior laboratorio d’analisi è proprio l’organismo umano.

Dal punto di vista di EcorNaturaSì e dagli input provenienti dall’Europa, si è fatto un’idea di cosa chiedono oggi i consumatori e in quale direzione stiamo andando?

La sicurezza. I consumatori chiedono di poter avere fiducia, di poter percepire la qualità e la coerenza. Chiedono sempre più prodotti etici, il rispetto della terra e di non essere imbrogliati. Acquistare cibo sta divenendo sempre più un atto basato sulla totale sintonia con i produttori e i fornitori. E’ per questo che ogni 15 giorni le aziende sono aperte alle visite dei nostri clienti. Stiamo spingendo le aziende verso la biodinamica perché vogliamo sempre più qualità e prodotti di eccellenza. In Italia il biodinamico è ancora poco conosciuto a differenza di molti paesi europei come Svizzera, Olanda e Germania. Le aziende più avanzate sono quelle biodinamiche, l’Europa lo sa e va in quella direzione, è ineluttabile. Le recenti polemiche non fanno fare al nostro paese una bella figura.

Un modello di successo che sta attirando le attenzioni di alcune multinazionali del settore che avrebbero chiesto la certificazione biodinamica per alcuni dei loro prodotti. Cosa ne pensa?

Che le multinazionali non sono interessate alla biodinamica ma ai consumatori interessati alla biodinamica.

A proposito di certificazioni, Demeter è l’unico ente certificatore e incide sul prezzo del prodotto per circa il 2%. Cosa risponde alle accuse di monopolio?

Demeter è l’associazione storica del biodinamico che nasce, nel 1927, dall’unione dei produttori. Non è un’ente privato, non è una multinazionale, non ha scopi di lucro e non ha nulla di speculativo. Gli unici proprietari sono i contadini e ogni tre anni c’è un consiglio direttivo. Demeter ha sede in tutti i paesi che praticano l’agricoltura biodinamica, compresa l’Italia. Demeter International è il coordinamento delle associazioni dei singoli paesi. Garantisce che il lavoro sia fatto bene ed è giusto che abbia un costo. Non si può definire come un monopolio, nessuno impedisce la nascita di altri marchi.

Lei è nato a Conegliano, terra di prosecco e referendum anti pesticidi. Qual è la situazione attuale?

La sensibilità su questi temi sta crescendo, sta diventando forte. Ho firmato a favore del referendum sul tema dell’impiego di pesticidi nel territorio comunale e dopo il recente via libera del consiglio di Stato i cittadini si potranno pronunciare sull’uso di pesticidi sul loro territorio. Il problema riguarda anche i costi, come ci dimostra il caso di Revine Lago dove l’associazione delle mamme si è battuta per limitare l’uso dei pesticidi nelle aree pubbliche. Le ditte si rifiutavano di diserbare manualmente le aree stesse perché usare diserbanti è meno costoso. La nostra azienda ha fatto così un accordo con l’associazione delle mamme per aiutare e collaborare nei lavori di diserbo manuale e meccanico di alcune aree pubbliche. In questo modo il Comune ha potuto mantenere l’attuale regolamento comunale che vieta l’uso di irrorazioni chimiche nel territorio.

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