Biennale di Lagos, nella piazza che celebra l’indipendenza
Dal 3 al 10 febbraio un progetto che promuove le culture africane del continente e le sue diaspore, sotto la direzione artistica di Folakunle Oshun e Kathryn Weir Sotto la direzione artistica di Folakunle Oshun e Kathryn Weir aprirà sabato 3 la quarta edizione della Biennale di Lagos. Per sette giorni Tafawa Balewa Square, una distesa di cemento […]
Dal 3 al 10 febbraio un progetto che promuove le culture africane del continente e le sue diaspore, sotto la direzione artistica di Folakunle Oshun e Kathryn Weir Sotto la direzione artistica di Folakunle Oshun e Kathryn Weir aprirà sabato 3 la quarta edizione della Biennale di Lagos. Per sette giorni Tafawa Balewa Square, una distesa di cemento […]
Sotto la direzione artistica di Folakunle Oshun e Kathryn Weir aprirà sabato 3 la quarta edizione della Biennale di Lagos. Per sette giorni Tafawa Balewa Square, una distesa di cemento di 150mila metri quadrati nel centro di Lagos, verrà occupata dall’evento che si sta affermando nel panorama internazionale di arte del continente africano.
CREATA NEL 2017 da un collettivo di artisti nigeriani, la kermesse annovera tra i suoi consiglieri noti nomi dell’arte africana: la curatrice senegalese N’Goné Fall; Yinka Shonibare multi premiato artista anglo-nigeriano; Oliver Enwonwu, figlio del pioniere artista modernista nigeriano, Ben Enwonwu, attualmente presidente della Society of Nigerian Artists.
La Biennale si contraddistingue, sin dalla sua prima edizione, per la singolarità delle sedi. Nel 2017 un capannone dismesso della Nigeria Railway Corporation; nel 2019, a Independence House, un edificio abbandonato di 25 piani donato dall’Amministrazione coloniale britannica alla Nigeria al momento della indipendenza nel 1960; e quest’anno Tafawa Balewa Square, la storica piazza che prende nome dal primo ministro della Nigeria, sede dell’ippodromo durante l’amministrazione coloniale britannica, delle celebrazioni per l’indipendenza, ma anche del Festival delle arti e della cultura nera Festac ’77.
Questi insoliti spazi promuovono una riflessione sulla costruzione dello stato-nazione, i suoi possibili significati in relazione alla fedeltà politica, al territorio, alla sovranità, alle nozioni di appartenenza, incontro e alleanza. La terza edizione, a causa del Covid, si era tenuta online. Attraverso una open call avente come tema Rifugio, una giuria composta da Kunle Adeyemi, architetto e designer nigeriano, N’Goné Fall e Kathryn Weir, aveva selezionato tredici team di artisti e curatori che avevano prodotto una serie di video concettuali dei propri lavori, lanciati sul web nel dicembre 2021 (tuttora visibili nel sito della Biennale).
Dal 3 al 10 febbraio alcuni dei team dei Refuge presenteranno fisicamente le loro proposte. I lavori sono stati raggruppati in tre sezioni (Gregarious Architectures, Captcha e Worldmade Communities), oltre a una serie di piattaforme collaborative autonome con 80 artisti provenienti da più di 30 paesi. Gli artisti hanno creato comunità rinnovabili lavorando sul concetto di giustizia ecologica.
LA QUARTA EDIZIONE della Biennale di Lagos esalta la sperimentazione di modalità non convenzionali di realizzazione espositiva (una manifestazione della durata di una settimana, una mostra che occupa una distesa di cemento). Superando l’idea dell’opera fine a se stessa e dirigendosi verso modelli e prototipi che sfidano l’ovvietà a cui spesso il mondo dell’arte occidentale ci costringe. Il risultato è un allestimento fisico che attribuisce alla Biennale stessa un duplice valore: sia come incontro di artisti che come opera d’arte in sé. Emerge così la volontà di liberarsi del peso di mostre e biennali «universali», facendo invece propria l’importante eredità di Festac: creare un progetto che celebri e promuova le culture africane del continente e le sue diaspore.
Continua il legame tra la Biennale e la sua località, la città di Lagos. Epicentro di arte d’avanguardia – attraverso mostre, programmi, pubblicazioni, ricerca e residenze – ma anche centro geopolitico capace di affrontare complessi problemi sociali e politici, coltivare nuovi pubblici, e stabilire nuove modalità di impegno all’interno della capitale di una delle regioni più pulsanti del continente africano.
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