Cultura

Biennale d’arte, una mostra di «Stranieri ovunque»

Biennale d’arte, una mostra di «Stranieri ovunque»Foreigners Everywhere

In Laguna Il curatore brasiliano Adriano Pedrosa ha presentato la 60/a Esposizione internazionale che si terrà a Venezia dal 20 aprile al 24 novembre 2024

Pubblicato più di un anno faEdizione del 23 giugno 2023

Alla Biennale d’arte di Venezia 2024 ci sentiremo tutti Stranieri ovunque. E la condizione di estraneità sarà espressa in una miriade di lingue, con parole lampeggianti nella fredda luce del neon, simbolo di ulteriore distacco e lontananza.
La 60/a Esposizione internazionale d’arte (che aprirà al pubblico il 20 aprile per chiudere il 24 novembre 2024) ha eletto a proprio titolo una serie di lavori del collettivo Claire Fontaine (ma a riportare quella immagine del «forestiero» che non si addomestica né trova luogo in cui accasarsi c’era già un altro collettivo, questa volta torinese e dal nome omonimo, che agitava l’idea dell’«alieno da sé» contro la xenofobia che affligge il nostro paese).

Adriano Pedrosa (photo Daniel Cabrel)

IL CURATORE Adriano Pedrosa, primo latinoamericano chiamato a dirigere la rassegna veneziana (è nato a Rio de Janeiro nel 1965, dal 2014 guida il Masp di san Paolo e, fra le sue mostre più recenti, annovera Brazilian Histories), nel convocare a raccolta i suoi artisti in Laguna, figure della cultura queer, outsider, indigeni posti ai margini delle loro società, avrà di certo rivolto un pensiero anche a L’Étranger di Albert Camus e a quell’assurdo esistenziale che lo scrittore rappresenta attraverso il suo stralunato personaggio al cospetto delle «cose» del mondo.
«La produzione di tali artisti sarà il fulcro della Biennale e costituirà il Nucleo contemporaneo – spiega –. Sebbene essi fondino spesso il lavoro sull’esperienza personale, la propria vita, le proprie osservazioni e la propria storia, ci sarà anche chi, con accento straniero, si addentrerà in questioni formali». Saranno allora apparizioni di un logos disseminate lungo il percorso.

ESPATRIATI, emigrati, rifugiati, déracinés scavalcheranno i confini fra Giardini, Corderie e Arsenale rispondendo all’urgente necessità di un presente disporico, frammentato e in profonda crisi umanitaria. «I modernismi del Sud globale rimangono in gran parte sconosciuti e assumono un’importanza davvero contemporanea», continua Pedrosa, sia quando mettono in evidenza gli atteggiamenti neocoloniali con i quali vengono guardati sia quando loro stessi assimilano e cannibalizzano contesti, restituendoli in forme originali con riferimenti locali.
La linea tracciata da Cecilia Alemani nella precedente edizione (che ha visto oltre 800mila biglietti venduti e un’affluenza di pubblico eccezionale) non sembra tradita dal nuovo curatore brasiliano. La Mostra, inoltre, un po’ come le capsule del tempo allestite nel 2022, presenterà anche un Nucleo storico, con opere del XX secolo provenienti da America Latina, Africa, Asia e dal mondo arabo. E una sezione speciale sarà dedicata alla diaspora degli artisti italiani nel mondo.
Per il presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, la direzione indicata da Adriano Pedrosa è ancora una volta quella giusta, poiché «la sua ricerca è focalizzata su artiste e artisti che, pur provenienti da mondi diversi, hanno saputo mantenere sentimenti, caratteri ed esperienze della loro cultura d’origine ovunque si trovino. Sarà interessante scoprire quanti padiglioni nazionali seguiranno questo tema e come lo declineranno».

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