Visioni

Biennale Danza, tra senso della comunità e corpo «politico»

Biennale Danza,  tra senso della comunità e corpo «politico»«We Humans are Movement» di Wayne McGregor – Courtesy La Biennale di Venezia, foto di Andrea Avezzù

Eventi Wayne Mc Gregor con la nuova creazione e l’ipnotico lavoro di Cristina Caprioli, chiudono l’edizione 2024

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 6 agosto 2024

Sì è chiuso sabato sera al Lido, al Palazzo del Cinema, il 18. Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia con la creazione in prima assoluta ideata dal direttore della Biennale Danza Wayne McGregor We Humans are Movement. Una festa sul virtuosismo del corpo, affidata ai giovanissimi sedici studenti del College scelti tra 348 candidature, sfidati a mettere in luce la loro abilità di movimento accanto a nove eccellenti danzatori della londinese Company Wayne McGregor. Una festa volutamente legata al tema del festival intitolato We Humans.

DA ANNI McGregor, anche con il suo Studio a Londra, dedica sperimentazioni al rapporto tra nuove tecnologie e corpo umano, argomento a cui la creazione veneziana 2024 risponde con un taglio ad effetto, giocato su una accesa frenesia visuale, motoria, acustica. Dallo sfondo, con allargamento alle pareti laterali della sala, è tutto un mutare ritmico di immagini (video di Ben Cullen Williams) dagli iniziali close-up sui dettagli del corpo dei danzatori, a serie numeriche, scie grafiche, registrazioni di impulsi, paesaggi con nuvole, chiusura con i volti dei sedici ragazzi del College. Il tutto spinto dalla direzione musicale dal vivo di Benji B, djbritannico, autore della battente dance elettronica. McGregor sprona i corpi al limite delle possibilità di movimento, con una qualità che non risparmia energia nelle spinte fuori asse, alternate a pirouettes, graffianti arabesque, salti, frenetici lifts, tutto ad alta tensione. I danzatori rispondono con un entusiasmo di pelle e una tale voracità di moto che risulta pleonastico il messaggio proiettato a parole: basta la danza a far capire quanto il pezzo si prefigga di esaltare il movimento come aspetto costitutivo del vivere.

NELLE GIORNATE conclusive del festival altra novità, questa volta in prima nazionale, con Tambourines del Leone d’Argento Trajal Harrell con lo Schauspielhaus Zurich Dance Ensemble. Negli intenti una reazione ai temi del romanzo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne con conseguente omaggio alle donne che vivono liberamente il proprio corpo. Tuttavia la modalità di rappresentazione di un argomento così importante non centra con profondità la premessa, in un pezzo tripartito in cui i temi di Comunicazione, Formazione, Celebrazione restano in superficie.
A brillare in sottigliezza negli stessi giorni è il Leone d’Oro Cristina Caprioli. La danza dal vivo e su pellicola della ipnotica performer Louise Dahl nello spazio meditativo con schermi neri a onda ispirati a Richard Serra del magnetico Deadlock, è stata l’occasione di un breve, luminoso incontro.

LA PAROLA a Caprioli: «Questo mio pezzo potrebbe essere visto come una suggestione visuale, ma io penso che possa servire a ricordare alla gente come nell’esperienza estetica possa esistere un momento di comunità, percepire qualcosa che ti risucchia dentro, una sensibilità costitutiva per il “body of society”. È fondamentale per me parlare di “corpo politico”, ma non per portare avanti slogan politici, anzi: più la politica grida, più io mi muovo sottovoce. Mi interessa dare valore al gesto, alla danza come evento condiviso, che è un valore politico in sé. Tutti questi sforzi per ingaggiare il pubblico, per fargli capire l’arte.. Io penso che sia meglio dare alle persone la possibilità di sentire le cose attraverso se stessi: per questo in Svezia lavoro tanto in loco, con spettacoli gratuiti dove il pubblico torna e partecipa non per esibirsi, ma perché è interessato a entrare in un gruppo. La danza per me non è un oggetto di intrattenimento, da consumare per passare immediatamente ad altro, vorrei che lasciasse una traccia, come quando si legge un libro, si ascolta della musica, e non importa se non è tutto chiaro, “we are foreigner to yourself and to each other, but we are together”: siamo stranieri a noi stessi e agli altri, ma siamo insieme. Con scienza e poesia. We Humans: umani perché abbiamo il linguaggio e la capacità di pensare cose che non esistono. Questo ci differenzia dalla flora e dalla fauna».

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