Internazionale

Bielorussia, «rapita» l’ultima avversaria di Lukashenko

Bielorussia, «rapita» l’ultima avversaria di LukashenkoLa manifestazione di domenica scorsa a Minsk – Ap

La crisi di Minsk Marya Kolesnikova prelevata da sconosciuti, la polizia nega l’arresto. Quasi azzerato il presidium dell’opposizione. Nuove proteste di piazza, spuntano anche cartelli contro Putin.   Ma ora anche Mosca critica la repressione

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 8 settembre 2020

Ieri mattina vicino al Museo nazionale dell’arte di Minsk, sconosciuti hanno caricato Marya Kolesnikova, su un minibus e sono partiti verso una direzione sconosciuta. Kolesnkiva era stata la portavoce della campagna elettorale di Victor Babariko per le presidenziali del 9 agosto prima che l’uomo politico “filo-russo” fosse arrestato e la figura più nota dell’opposizione bielorussa dopo che Svetlana Tikhanovskaya si era rifugiata in Lituania.

LA PREOCCUPAZIONE nel “consiglio di coordinamento”, il governo ombra dell’opposizione bielorussa, per il suo rapimento è latente visto che la leader ha il telefono spento e la polizia di Minsk nega di averla arrestata. A questo punto il presidium dell’opposizione è ormai completamente decapitato: dei suoi 7 membri restano liberi sul territorio del paese solo il giovane avvocato Maxim Znak e il premio nobel per la letteratura Svetlana Alexevic, la quale però ha più un ruolo simbolico che direttamente politico.

«I RAPIMENTI di Marya Kolesnikova, Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov sono un tentativo di interrompere il lavoro del consiglio di coordinamento e intimidire i suoi membri. Le autorità si sbagliano quando pensano che ci fermeranno», ha tuonato da Vilnius Tikhanovskaya. Dure anche le reazioni a livello europeo. «Gli arresti arbitrari e i rapimenti di persone per motivi politici in Bielorussia, comprese le brutali azioni di questa mattina sono inaccettabili. Le autorità devono smetterla di intimidire i suoi cittadini e violare le sue stesse leggi e obblighi» ha affermato il capo della diplomazia dell’Unione europea Josep Borrell.

 

Marya Kolesnikova durante la manifestazione anti-Lukashenko di domenica scorsa a Minsk(foto Ap)

 

Sulla stessa linea d’onda il ministro degli esteri lituano Linas Linkevicius che ha commentato così: «Invece di comunicare con i cittadini bielorussi il governo uscente sta cercando di eliminare cinicamente uno per uno i suoi rappresentanti. Nel 21mo secolo vengono applicati i metodi stalinisti della Nkvd».

LA REPRESSIONE NON FERMA però la grande mobilitazione per destituire il regime di Lukashenko. Domenica, a Minsk e in altre 30 città, per il 29esimo giorno consecutivo, molti bielorussi sono scesi in strada per protestare. La sfilata più grande nella capitale dove hanno marciato oltre 100mila persone. Per la prima volta sono apparsi cartelli anti-Putin, segno che l’allineamento del capo del Cremlino al dittatore di Minsk amareggia tanti cittadini. In serata mentre la gente defluiva pacificamente sono entrati in azione poliziotti in borghese armati di manganelli seminando terrore e violenza.

AL TERMINE IL MINISTERO degli Interni ha dichiarato di aver fermato 664 persone, decine sono invece i manifestanti finiti al pronto soccorso.

Tra le reazioni – a sorpresa – spicca quella di Dmitry Peskov, portavoce ufficiale del Cremlino, che ha accusato di «teppismo» le forze dell’ordine di Minsk. Forse che Putin si stia preparando a una nuova svolta sulla crisi in corso?

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