Il Palazzo Reale di Napoli accoglierà oggi e domani la Conferenza dei ministri della Cultura del Mediterraneo, un evento organizzato dal ministero retto da Dario Franceschini che nel 2019 ha trasformato l’ex reggia vicereale e poi borbonica in museo autonomo. L’intenzione è votarla ad accogliere grandi eventi e utilizzarla per gli spazi espositivi. La Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, la terza d’Italia, che occupa una parte dell’edificio nel cuore della città, è un ostacolo.

L’INTENZIONE è spostarla nell’ex Real Albergo dei Poveri a Palazzo Fuga, centomila mq di superficie a piazza Carlo III, alle spalle della Stazione centrale, un edificio talmente grande che è difficile da ristrutturare, gestire e sorvegliare per i costi che comporta. L’idea di spostare la Biblioteca è stata lanciata un anno fa da Franceschini e dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna, utilizzando cento milioni del Pnrr ma entrambi ammettono che si tratta uno stanziamento non sufficiente a coprire i costi. Lo scorso aprile i tecnici del comune hanno contattato la dirigenza della Biblioteca per avviare il processo.

LA PROSSIMA SETTIMANA partirà online la petizione «La Biblioteca nazionale di Napoli non si tocca» avviata da lettori, lavoratori e studiosi: «Palazzo Reale dispone già di ampi spazi espositivi – spiegano -, le nuove aree serviranno probabilmente come location in concessione a privati. Tra l’altro, la Biblioteca organizza continuamente mostre (gratuite) dei propri tesori oltre a presentazioni e incontri». L’Albergo dei poveri, si dice, offrirebbe maggiori spazi ad esempio per depositi meccanizzati: «Queste idee fanno riferimento a una concezione di biblioteca risalente a più di vent’anni fa, che non tiene conto della progressiva dematerializzazione. E poi la Nazionale di Napoli è essenzialmente una biblioteca di conservazione, l’accrescimento del suo materiale moderno è demandato agli acquisti diretti o al deposito delle poche case editrici campane».

Una biblioteca contemporanea a Palazzo Fuga si può naturalmente creare, a scaffale aperto, collegata alle altre funzioni che accoglierà. Ma spostare la Nazionale appare un vero azzardo: la Vittorio Emanuele III ospita circa due milioni di volumi tra cui circa cinquemila incunaboli, quarantamila cinquecentine, trentamila manoscritti, l’intero corpus autografo delle opere di Giacomo Leopardi, i testi autografi di san Tommaso d’Aquino, Giambattista Vico, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giuseppe Ungaretti, Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Giuseppe Verdi, il fondo Lucchesi Palli, i preziosi codici miniati medioevali, il Dioscoride Napoletano, i manoscritti copti del V e VI secolo d.C., i 1800 papiri ercolanesi del III secolo a.C.

«Documenti fragili – proseguono – messi seriamente a rischio dal trasloco e che adesso vengono consultati in ambienti che li valorizzano: mobili, suppellettili, scaffali lignei antichi, mappamondi, statue, strumenti musicali».

Spostare la Nazionale significa renderla inutilizzabile per anni mentre finora è stata lasciata implodere: dei duecentottanta dipendenti di venti anni fa ne sono rimasti settanta di cui solo sei funzionari bibliotecari tutti ultrasessantenni.

CI SONO SEZIONI CHIUSE perché non c’è personale e ci sono spazi liberi per migliorare la fruizione senza stravolgere l’ecosistema a cui i documenti si sono adattati.

La biblioteca sarà chiusa da oggi al 21 giugno per eventi a Palazzo Reale anche se si sarebbe potuto aprire il varco separato su via san Carlo, come fatto in altre occasioni. Nel pomeriggio, alle 18, protesta in piazza Municipio con gli attivisti di Mi riconosci.