Europa

Bianchi e stritolati dalle tasse. Ecco gli elettori del Front National

Francia Il partito di Marine Le Pen ha cambiato il suo obiettivo: dalla lotta all'immigrazione a quella alla casta

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 11 aprile 2014

Alle municipali francesi il Fronte nazionale ha eletto 11 sindaci (12 se si calcola anche Orange, dove è stato riconfermato già al primo turno un ex esponente del partito di estrema destra), in un comune di più di 10 mila abitanti – Hénin-Beaumont nel Pas-de-Calais – ha superato il 50% ed evitato il ballottaggio, mentre al secondo turno ha conquistato per la prima volta una città di più di 100 mila abitanti, Fréjus, oltre a centri importanti come Beaucaire, Cogolin, Béziers o Hayange nel bacino minerario della Mosella, dove è stato eletto sindaco sotto le bandiere del Fronte nazionale un ex sindacalista della Cgt, trotzkista in gioventù.
Ci sono inoltre dei risultati più diffusi: il Fronte nazionale è arrivato in testa al primo turno in 21 città di medie dimensioni (in 7 ha superato il 40%) e in 136 è stato in seconda posizione, ha potuto partecipare al secondo turno in 328 casi, di cui 229 in comuni di più di 10 mila abitanti. In media, nei 597 comuni (su 36 mila) dove il Fronte nazionale ha presentato una lista, ha raccolto il 16,5% dei voti. Una percentuale che potrebbe salire e superare il 20% alle prossime europee, dove il voto è meno legato a situazioni locali. Quarant’anni dopo la fondazione del partito, la figlia di Jean-Marie Le Pen è riuscita a radicare l’estrema destra in tutto il territorio francese, gettando le basi di una rete diffusa di politici locali.
Marine Le Pen è riuscita a trasformare il voto all’estrema destra da una reazione di rigetto al sistema in un voto di adesione. A cosa? Il Fronte nazionale non è più soltanto il partito anti-immigrati, della nostalgia nazionalista. Poco per volta, dopo lo choc di Le Pen al secondo turno delle presidenziali del 2002, il bersaglio si è precisato: è la classe media bianca, che si sentiva assediata e ora si vede declassata, maggiormente concentrata nei quartieri nuovi di villette a una cinquantina di km dal centro della città più vicina, che non ce la fa più a pagare il prezzo della benzina e del mutuo, che vive in zone deindustrializzate a forte tasso di disoccupazione e si sente abbandonata dalla politica tradizionale (e che un tempo poteva anche aver votato a sinistra).
Il discorso del Fronte nazionale sull’economia si è rovesciato, accompagnando questo processo: Le Pen padre era liberista, proponeva meno stato e meno vincoli, Le Pen figlia promette protezione da parte dello stato, chiusura delle frontiere per difendere la produzione nazionale, uscita dall’euro per riprendere in mano il proprio destino contro la mondializzazione. Marine Le Pen afferma di non essere «né di destra né di sinistra» e il suo partito adatta il discorso ai «problemi» locali: qui l’immigrazione, là la condanna di chi vive di assistenza pubblica, altrove la difesa del lavoro, dappertutto un’insofferenza verso la «casta» che si è dimostrata incapace.

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