Bia e la storia del Gruppo del mercoledì
Femminismo Bia ha lasciato profonde tracce di sé. Diverse l’una dall’altra come quelle figure che emergono dall’ombra mostrando prima la fronte, poi il naso, il mento, quindi il profilo e solo […]
Femminismo Bia ha lasciato profonde tracce di sé. Diverse l’una dall’altra come quelle figure che emergono dall’ombra mostrando prima la fronte, poi il naso, il mento, quindi il profilo e solo […]
Bia ha lasciato profonde tracce di sé. Diverse l’una dall’altra come quelle figure che emergono dall’ombra mostrando prima la fronte, poi il naso, il mento, quindi il profilo e solo all’ultimo ne contempli l’ovale in piena luce. I libri, la moda tra indumenti e messaggi, gli articoli di giornale, la carta stampata, la televisione, la radio: in quei luoghi si ritrovava. Vi leggeva il femminile, lo raccontava nell’evoluzione. E nelle brusche frenate. Anche degli esseri umani in carne e ossa si è sentita responsabile, quasi incalzata da una particolare inquietudine. Di qui la pratica assieme ai cattolici di base, agli extraparlamentari, ai collettivi di donne fino a misurarsi con gli orli sfilacciati della sinistra.
Non si è mai piegata a selezionare, privilegiare un campo preciso: solo femminismo, movimento, sinistra giacché aveva un senso della vita intenso, curioso, traboccante.
È stata una grande femminista e insieme ha avuto la grazia di una rivoluzionaria grande. Cosa voglio dire? Che sentiva l’urgenza di rispondere alle ingiustizie.
Chi l’ha frequentata ricorda bene quel mettere pace piuttosto che portare guerra. Evitava la polemica violenta, i gesti plateali che in questi giorni dilagano dai tetti e sui balconi per soddisfare chi plaude l’avvento di una democrazia illiberale.
Aveva una voce delicata, esile, pacata. Non era rabbiosa eppure la mitezza apparente non si traduceva in debolezza bensì in intransigenza nel respingere gli attacchi sempre più violenti portati alla parola Politica. Apparteneva al ceppo delle donne forti, dotate di un’inesauribile scorta di tenacia, di cocciutaggine nella volontà di riparare le relazioni.
L’ha fatto con noi del “Gruppo delle femministe del mercoledì” che stiamo insieme da molti anni. Contente di vederci e poi, all’improvviso, in disaccordo. Simili a quei parenti convinti di avere tra loro un vincolo stretto, tanto stretto da condannarli a litigare, anche ferocemente, persino durante il pranzo di Natale. Sono vicende quelle dei gruppi di donne, almeno del nostro, in cui si sta insieme mantenendo distanza, senza reciprocità assoluta, senza pretendere perfetta e indivisibile amicizia (scrive Montaigne: «Se mi si chiedesse di dire perché io l’amavo, sento che questo non si potrebbe esprimere che rispondendo: perché lui era lui; perché io ero io»).
Con la familiarità di chi scambia parole e progetti; discussioni e conversazioni senza che questo implichi la morsa della fusione. La naturalezza, insomma, delle relazioni in cui ti muovi verso le altre e, attraverso le altre torni a te stessa, senza distaccarti dal tuo io, ma per modificarlo attraverso un processo conflittuale.
Giacché l’io non è immobile ma plasmabile, per merito, appunto, di un costante accordo/disaccordo. Suppongo che Bia l’avesse intuito: lo scontro si poteva e si può negoziare, nonostante il suo carattere – diciamo – enigmatico perché dettato da esigenze opposte. Di qui la cura che ha messo nel seguire la nostra vicenda, proponendo le idee elaborate insieme a lei da Fulvia (Bandoli) Luisa (Boccia) Elettra (Deiana) Bianca (Pomeranzi) Stefania (Vulterini) e da me. Ha saputo puntare i piedi e uno tra i gioielli che ci ha offerto è stata la decisione di fare storia vivente di una piccola comunità femminile.
In effetti, il Gruppo del mercoledì è nelle mani di alcune donne che procedono insieme (pur con molte differenze) da più di decennio. Alcune non ci sono più. Tuttavia, possiamo nominarle e in questo modo riportarle in vita.
Quanto a Bia c’è un debito nei suoi confronti giacché ci ha saputo mostrare il tragitto della libertà pur mantenendo un vincolo tra noi, con le altre, con il mondo
* (Un’anticipazione dal supplemento al numero 132 della rivista Leggendaria, dedicato a Bia Sarasini e in collaborazione con il gruppo delle femministe del Mercoledì. Oggi la presentazione alla Casa internazionale delle donne di Roma, ore 18).
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