Il premio più ambito è andato all’icona pop per eccellenza, l’ex componente dei One Direction che da tempo si è costruito una carriera solista di enorme successo iniziando un percorso parallelo anche nel mondo della settima arte. Harry Styles si aggiudica con Harry’s House il Grammy come album dell’anno. Samara Joy giovane promessa del jazz vocale fresca di debutto su etichetta Verve dopo un esordio che vedeva lo zampino italiano del chitarrista Pasquale Grasso– tenetela d’occhio perché è più di una promessa – viene premiata per il miglior nuovo artista dell’anno lasciando a bocca asciutta i Måneskin. La band romana era considerata tra i favoriti tra i dieci candidati al premio, uno dei quattro più importanti della serata. Non a sorpresa – è stato uno dei singoli più scaricati e ascoltati dell’anno, Lizzo si porta a casa un Grammy come ‘registrazione dell’anno’ per About Damn Time, mentre Bonnie Raitt vince nella categoria ‘canzone dell’anno’ con la ballata folk Just Like That’. Affermazione anche per Adele che grazie a Easy on Me – singolo di punta dal suo quarto album 30 –  ha ricevuto una statuetta come miglior performance dell’anno. Beyoncé batte ogni record – perché con le 5 conquistate anche in questa edizione, porta a 32 i Grammy ottenuti diventando così l’artista più premiata di tutti i tempi. Ma – va detto subito – Renaissance non vince nelle categorie principali. E ancora una volta, la mancata affermazione come ‘album dell’anno’ genera polemiche. Altro record per l’attrice Viola Davis, con l’audio libro con l’audio-libro del suo memoir  Finding Me’– una nuova categoria, realizza un record personale visto che si è aggiudicata in questi anni un Emmy, un Grammy, l’Oscar e un Tony Awards per il teatro. Infine il caso Baraye, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo è stata la first lady americana Jill Biden.