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Beveridge, altro che Tsipras

La rilettura Il programma proposto per l’Inghilterra del Dopoguerra dallo studioso liberale - non socialista - autore del celebre volume "Social Insurance and Allied Services" che disegnò l’impalcatura generale del welfare state britannico

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 4 aprile 2014

«Il bisogno si definisce come insufficienza di reddito per ottenere i mezzi di una sana sussistenza: vitto adeguato, alloggio, vestiario e combustibile. Il piano di sicurezza sociale è diretto ad assicurare che ogni individuo, a condizione che lavori fin tanto che può, e che versi dei contributi detraendoli dai suoi guadagni, abbia un reddito sufficiente per assicurare a sé ed alla propria famiglia una sana sussistenza, un reddito che lo sollevi dal bisogno al momento in cui per qualsivoglia ragione egli non possa lavorare e guadagnare. Oltre al reddito di sussistenza, la relazione propone sussidi per l’infanzia in modo da assicurare che nessun bambino debba mai trovarsi in condizione di bisogno, e ogni specie di assistenza sanitaria per tutte le persone in caso di malattia, senza alcun pagamento all’atto della prestazione dell’assistenza stessa così da evitare che alcuno debba soffrire perché non ha i mezzi necessari per pagare il medico o l’ospedale».

Quel che avete letto non è il programma della lista Tsipras. È semplicemente un programma proposto per l’Inghilterra del Dopoguerra da uno studioso liberale – non socialista – William Beveridge, autore del celebre volume Social Insurance and Allied Services, noto ‘Rapporto Beveridge’, che disegnò l’impalcatura generale del welfare state britannico, indubbiamente all’epoca il più avanzato del mondo con quello dei paesi scandinavi.

Il brano qui riportato è tratto invece da Full Employment in a Free Society, spesso citato come ‘secondo rapporto Beveridge’, che lega le politiche sociali ai temi dell’economia e dell’occupazione, in particolare all’intervento contro la disoccupazione. Nel brano qui riportato il lavoro è visto come un diritto-dovere così come implicitamente inteso anche nella nostra Costituzione. Non è il reddito di cittadinanza. È qualcosa di più: è il dovere dello Stato di garantire i diritti di cittadinanza innanzitutto attraverso il lavoro e poi attraverso un reddito che permetta di vivere dignitosamente anche ai disoccupati.

Insomma qualcosa di estremamente avanzato per quei tempi. E per quello che circola ora, nella destra e anche nella sinistra.

 

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