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Bettini: «È un attacco fascista che soffia sulla rabbia sociale»

Bettini: «È un attacco fascista che soffia sulla rabbia sociale»Goffredo Bettini – Lapresse

Intervista Il dirigente Pd: «Meloni è ambigua e non ha fatto i conti con la sua storia, i comunisti sì». «Mi aspetto Conte dichiari il suo voto per Gualtieri»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 12 ottobre 2021

Goffredo Bettini. Come valuta l’attacco alla Cgil e i disordini di sabato a Roma. Vede una matrice fascista?

L’attacco alla Cgil mi ha colpito profondamente. È inedito nella sua gravità. Neppure negli anni ’70, che furono di sangue, ricordo una irruzione fin dentro le sedi del sindacato, dei partiti democratici e della sinistra. L’esecuzione dell’atto è stata realizzata da manipoli fascisti. Attenzione: non nostalgici. Ma pienamente in azione dentro le contraddizioni dell’oggi. In grado di manipolare e strumentalizzare una parte del disagio di masse disperate e di un popolo confuso, colpito socialmente e incerto sul futuro. Queste piccole avanguardie estreme, violente e anticostituzionali, si muovono nelle falde della nostra democrazia, che da tempo stenta a rappresentare l’insieme della società. Non esagero il fenomeno. Lo registro per quello che è: per le potenzialità che ha in sé nel favorire il caos, ulteriori forme di disgregazione sociale e civile.

Perché si colpisce il sindacato?

Perché è il soggetto fondamentale che lotta e rappresenta il conflitto democratico. È quindi un elemento di vitalità della tenuta costituzionale. In Italia ci sono segnali fortemente positivi: il governo Draghi è apprezzato da una parte grande dell’opinione pubblica. L’economia cresce, la pandemia pare in estinzione. Il centrosinistra ha largamente prevalso nelle grandi città. Vinciamo gli europei e i premi Nobel. Eppure, a me pare tutto un po’ sospeso e fragile. L’astensionismo è cresciuto. La partecipazione del popolo è faticosa. I partiti continuano ad essere in difficoltà. Troppe persone soffrono. Non solo per le loro condizioni di reddito; piuttosto per le loro vite ansiose in attesa impaurita di cosa accadrà nei prossimi anni. Rischiamo una democrazia senza popolo. Chi vuole abbatterla fa leva su questi problemi e ha come nemico proprio quei soggetti collettivi, come il sindacato, che agiscono il conflitto in modo produttivo, democratico, strappando compromessi e risultati. La coesione di una comunità si rafforza a partire da questo conflitto e non con un’idea astratta di “pacificazione” che difende lo status quo.

Percepisce una reale tensione sociale o solo il tentativo di pochi di lucrare sul dissenso verso le misure anti-Covid?

Chi intende destabilizzare prende spunto sempre da una insoddisfazione particolare per concentrare su di essa una rabbia più diffusa. Se c’è rabbia è più facile ingigantire i problemi, diffondere suggestioni, sospetti e superstizioni. Ormai l’80% dei cittadini è vaccinato, il restante 20% va persuaso con argomentazioni pacate, con l’evidenza dei fatti e la forza dell’esempio. Non credo sia ascrivibile tutto al fanatismo no vax.

Come giudica la reazione di Meloni e Salvini? La Leader di Fdi si è posta fuori dall’arco costituzionale come dice Il vicesegretario Pd Provenzano?

Del tutto e ambigua e reticente. È evidente che Meloni, basta leggere il suo libro, tende a non parlare del fascismo storico, sostenendo che non la riguarda, perché allora neppure era nata e quindi non ne porta alcuna responsabilità. Non mi convince. Ognuno deve fare i conti con la propria storia e il proprio passato. Ai comunisti italiani, protagonisti della lotta di liberazione e costruttori della Repubblica, si sono chieste all’infinito abiure, autocritiche ed esami. Mai essi si sono sottratti. Un partito come Fratelli d’Italia, che si candida a governare la nazione, deve imporsi uno sforzo intellettuale e una revisione politica per essere credibile. Se si sorvola sulle radici della tragedia fascista, si rimane prigionieri e promotori di una cultura che oggi, non ieri, rischia di riproporre linguaggi e comportamenti illiberali, rozzi e intimidatori. Comprendo l’allarme di Provenzano. Ma è sempre pericoloso voler tagliare fuori un partito che ha il 20% dei consensi tra gli italiani. Semmai deve essere più forte la nostra battaglia ideale e il richiamo all’elettorato di destra a non fidarsi di chi non ha il coraggio di condannare senza reticenze comportamenti violenti e squadristici.

E’ sufficiente e opportuno sciogliere Forza Nuova?

Per Forza Nuova il discorso è diverso. È una piccola formazione di quadri che pratica forme di illegalità. Il Parlamento esamini con attenzione le ragioni di un suo scioglimento.

Ci sono responsabilità di chi ha gestito l’ordine pubblico?

Non ho elementi per dare un giudizio di merito. Ho fiducia nel ministro Lamorgese. Di fronte all’enormità e imprevedibilità di ciò che è accaduto ritengo la ricerca di possibili errori dei responsabili dell’ordine pubblico un’arma di distrazione di massa.

Questi scontri influiranno sul voto dei ballottaggi?

Il confronto tra i candidati sindaco deve rimanere legato alle questioni di merito e alla credibilità delle persone. A Roma sono molto fiducioso sulle possibilità di vittoria di Gualtieri. Sarebbe sbagliata una strumentalizzazione elettorale di ciò che è accaduto. C’è già tanto su cui allarmarsi. Michetti ha pronunciato parole circa il popolo ebraico che dovrebbero far riflettere tutti i democratici. Non è stata una caduta momentanea di consapevolezza. Non mi convince: chi fa emergere certi sentimenti, anche in stato di ebrezza, dimostra comunque che li cova dentro. L’Olocausto è stata una tragedia non paragonabile ad altri terribili episodi della storia. Si è tentato di sterminare interamente un popolo antico, colto, civile, straordinariamente intelligente e produttivo. Si può dire, il cuore più creativo dell’occidente. Anche solo instillare un minimo dubbio che la decimazione di esso (fermata solo dalla fine della guerra) possa ricadere su qualche suo difetto, colpa o responsabilità è di una gravità assoluta.

Come valuta l’atteggiamento di Conte e del M5S rispetto ai candidati Pd nelle città al voto?

Conte ha detto con molta forza che il M5S non appoggerà candidature di destra. Si parte da qui per tentare qualche ulteriore passo in avanti.

Si aspetta un endorsment di Conte a Gualtieri?

Sarebbe bello se dichiarasse il suo voto al suo ministero dell’Economia. Il momento richiede un atto di generosità da parte di tutti i democratici.

Il nuovo Ulivo, o campo largo democratico come lo definisce lei, incontra molti ostacoli: Calenda pone veti sul M5S e viceversa…

Non mi impiccherei alle formule. Alle misure astratte di vicinanza o distanza. C’è un nuovo bipolarismo, le forze riformatrici ed europeiste da una parte e quelle sovraniste e illiberali dall’altra. A noi spetta costruire un campo largo di alternativa e di governo. Lo invoco da tanti anni. In esso ogni formazione democratica deve portare il suo contributo di contenuti e di idee ed anche il suo profilo culturale. La questione fondamentale è che ognuno in questo possibile cammino comuni rinunci a veti, pregiudizi, condanne aprioristiche. Non sarà facile, ma sono molto fiducioso. Anche sul lavoro che potrà fare Letta in questa direzione.

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