Betlemme: Natale triste, nella città della pace
A Betlemme, nella piazza della Mangiatoia costruita sulla grotta dove nacque Gesù, quest’anno l’albero di Natale è stato decorato come ogni anno, ma le celebrazioni sono state diverse, perché tra […]
A Betlemme, nella piazza della Mangiatoia costruita sulla grotta dove nacque Gesù, quest’anno l’albero di Natale è stato decorato come ogni anno, ma le celebrazioni sono state diverse, perché tra […]
A Betlemme, nella piazza della Mangiatoia costruita sulla grotta dove nacque Gesù, quest’anno l’albero di Natale è stato decorato come ogni anno, ma le celebrazioni sono state diverse, perché tra la gente di Betlemme e della Palestina mancava la gioia. Per l’oppressione che subisce dalle forze di occupazione israeliane, per la tensione costante e le uccisioni di cui è vittima, questa gente ha deciso di limitare i festeggiamenti a riti religiosi e inni patriottici.
Per gli stessi motivi, accanto al bellissimo albero di Natale, gli attivisti palestinesi hanno voluto allestirne un altro, l’Albero della Resistenza: un ulivo secolare sradicato dalla zona di Beer Onee per far posto al Muro dell’Apartheid; un albero che con la sua storia simboleggia la storia del popolo palestinese perseguitato.
L’albero è morto ma vivrà per sempre, come la volontà e il coraggio del popolo palestinese. L’ulivo, decorato con le immagini dei palestinesi uccisi e con i candelotti lacrimogeni lanciati dall’esercito israeliano, ha ripreso vita nel cuore di Betlemme, la città della pace.
Si dice che dal pozzo d’acqua di Beer Onee abbia bevuto la Vergine Maria e così si vuol far tornare il sorriso ai bambini, lanciando due messaggi al mondo intero: che la vita va avanti perché il popolo palestinese resiste; e che nella città della pace in realtà non c’è pace. Il popolo palestinese è fiero che la sua terra abbia dato i natali a Gesù, considerato un simbolo per tutti i palestinesi. La sua nascita, il Natale, invia un messaggio di speranza e di pace che dovrebbe prevalere anche nei momenti difficili del popolo palestinese e del mondo.
Ma nella città di Betlemme i palestinesi hanno celebrato il Natale circondati da diciotto insediamenti illegali e da un Muro dell’Apartheid che occupa la loro terra.
Negli ultimi cinque mesi, abbiamo visto come il governo israeliano abbia continuato a rafforzare il sistema di apartheid, accelerando il ritmo delle sue politiche di insediamento che minano la soluzione dei “due Stati”. I palestinesi continuano a sfidare l’ingiustizia quotidiana imposta dall’occupazione israeliana attraverso la resistenza e l’amore per la loro terra.
Nel 2015 lo Stato di Palestina ha firmato con il Vaticano un accordo storico per il rispetto della libertà di culto, e il presidente Mahmoud Abbas nel suo discorso della vigilia di Natale ha detto che “i cristiani non sono una minoranza in Palestina, ma sono parte integrante del nostro tessuto sociale”, aggiungendo che “stiamo cercando con questo accordo di facilitare il lavoro svolto dalla Chiesa locale, con centinaia di persone che hanno dedicato la loro vita per garantire l’istruzione al popolo palestinese prendendosi cura della sua salute e del suo benessere”.
Nel 2015 – ha ricordato il presidente – le due suore palestinesi Marie Alphonsine Danil Ghattas e Mariam Baouardy sono diventate sante. Ne dobbiamo essere orgogliosi come popolo e per il contributo che hanno dato alla nostra società. Il Presidente Mahmoud Abbas ha poi concluso: “Quest’anno abbiamo visto il crescente sostegno di diverse Chiese che da varie parti del mondo hanno chiesto ai parlamentari e ai governi di riconoscere lo Stato di Palestina. Esprimiamo la nostra gratitudine a tutti i Paesi che hanno fatto un passo costruttivo verso questo riconoscimento e chiediamo ai Paesi che non hanno ancora riconosciuto il nostro Stato di fare questo passo come investimento per la pace”.
Il Presidente palestinese ha partecipato alla messa di mezzanotte – secondo una tradizione annuale iniziata dal leader e simbolo della lotta palestinese Abu Ammar al suo ritorno nei territori palestinesi nel 1993 – per comunicare alla comunità internazionale le sofferenze causate dall’occupazione alla città della pace e a tutto il popolo palestinese, indipendentemente dal ceto sociale e dalla religione.
Il Natale quest’anno ha messo la coscienza dei popoli, degli individui e dei governi di tutto il mondo di fronte a un esame importante e serio perché si consegua la pace in tutte le città palestinesi e in particolare a Gerusalemme, culla delle tre religioni monoteiste.
Che la nascita di Gesù sia per il 2016 una nascita di amore e di fratellanza come predicato dal Messaggero di pace. Lavoriamo insieme e con convinzione per questo, per un futuro migliore per i nostri figli, in tutto il mondo. Amiamoci gli uni con gli altri, e insieme costruiremo una vera pace. Auguro a tutti voi e alle Vostre Famiglie un nuovo anno 2016 pieno Bontà, Benedizioni, Sicurezza e Amore.
Dra Mai Alkaila è Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Rappresentante permanente presso le organizzazioni delle Nazioni Unite FAO, IFAD e WFP
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