Bernini attacca i rettori: «fanno propaganda sui tagli»
Universitaglia Al Mur l’ennesima commissione per legittimare il definanziamento voluto dalla destra
Universitaglia Al Mur l’ennesima commissione per legittimare il definanziamento voluto dalla destra
Tavoli e commissioni per legittimare i tagli all’università pubblica. La ministra Bernini, forse consapevole dell’entità dei tagli a cui è stato sottoposto il sistema di istruzione superiore del paese, ha convocato una serie di commissioni consultive che devono dare un’aria di ammissibilità alle proposte della destra, nonostante le proteste dei rettori e dei ricercatori e gli appelli pubblici per evitare il fallimento degli atenei.
UNA DI QUESTE commissioni si è appena riunita per la prima volta. Si tratta del gruppo di lavoro per la riforma della legge 240/2010, recante «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario». È composto da 18 membri, tra i quali spiccano Valentina Aprea, già sottosegretario all’istruzione nei governi Berlusconi e relatrice della legge Moratti sulla scuola, Fabrizio D’Ascenzo, economista e presidente dell’Inail su nomina della ministra per il Lavoro Calderone, e Massimo Miscusi, neurochirurgo e responsabile università del partito della premier, FdI. C’è anche Giorgio Zauli, che quando era rettore dell’Università di Ferrara finì in cronaca con l’accusa di aver copiato diverse sue pubblicazioni scientifiche. Per gli studenti un sola rappresentante: Alessia Conti, presidente del Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari). È la fiera del baronato accademico – commenta un docente del Politecnico di Torino, impegnato invece con altri suoi colleghi nelle mobilitazioni contro i tagli – è solo un ennesimo tavolo consultivo che serve a legittimare le scelte che hanno già deciso di fare».
IN SOSTANZA LA commissione dovrà proporre interventi sulla governance degli atenei, sullo stato giuridico della docenza universitaria (il reclutamento e la sua gestione) e l’offerta formativa degli atenei. «Colpisce la finalità di questo gruppo – spiega la Flc Cgil – per la sua generalità ed incoerenza, ma anche per il suo esplicito obiettivo volto alla riduzione dei costi. Un obiettivo sorprendente, considerando che il sistema universitario italiano è appena uscito da un decennio che ha visto la perdita di quasi il 20% delle risorse e del personale di ruolo, docente e tecnico amministrativo, oltre che di metà dei dottorandi e quasi il 10% di studenti e studentesse». Sindacati, associazioni e società scientifiche contestano anche la composizione del tavolo: singole personalità che si confrontano senza il coinvolgimento delle realtà che vivono l’accademia.
Per l’Adi (Associazione di dottorandi e ricercatori) lo scopo del tavolo «è quello di ridurre gli spazi di confronto democratico e partecipato con tutte le componenti del sistema universitario, senza mai coinvolgere dottorandi, precari della ricerca, specializzandi di area medica, studenti. Infatti, mentre il gruppo di lavoro comincia a operare è in discussione un dl per razionalizzare il Consiglio Universitario Nazionale. In una parola: sopprimere la rappresentanza e le prerogative del CUN, per trasferirle ad altri organi meno democratici». «La ratio di questa scelta è di rilanciare e radicalizzare una logica di tagli e politiche neoliberiste nelle università, elaborare gli strumenti per gestire questa nuova stagione di crisi negli atenei e al contempo riaffermare il sapere verticista e autoritario di altri tempi», chiosa l’Flc.
MENTRE LA MINISTRA in un comunicato difendeva la sua commissione, parlando di scelta «di ascolto e partecipazione per iniziare a costruire il mondo universitario del futuro», nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato cominciavano le audizioni del mondo accademico sulla manovra e si respirava tutt’altro clima. «Avete deciso che il nostro Paese non ha bisogno dell’università», ha attaccato la presidente della Conferenza dei Rettori (Crui), Giovanna Iannanutuoni. «Il sistema universitario si trova oggi in una condizione di grande preoccupazione per la sua sostenibilità finanziaria futura, i bilanci delle atenei sono una cosa molto particolare, noi siamo autonomi e gli stipendi li paghiamo noi: dover restituire il 25% è un altro taglio, contestualizzato in 45 milioni di euro», ha detto la presidente, confermando il calcolo sui 700 milioni di euro di tagli complessivi al comparto. «Propaganda!», ha risposto Bernini. «Non tutte le università spendono bene, non voglio controllare i loro bilanci, voglio solo che la spesa sia trasparente, gli atenei – ha proseguito – non devono garantire solo la spesa, ma la qualità della spesa, mi aspetto non solo propaganda e inconsapevolezza ma proposte concrete e buona spesa».
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