Berlusconi torna a casa. Nel partito è tregua, ma per poco
FORZA ITALIA Il Cavaliere lascia l'ospedale dopo 45 giorni. Movimenti in corso: Gelmini e Carfagna potrebbero rientrare
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Berlusconi ce l’ha fatta. Alle 13 di ieri è uscito dal San Raffaele, dopo un mese e mezzo di ricovero, diretto ad Arcore. Giacca blu, camicia bianca, Marta Fascina a fianco e appena un saluto con la mano, dall’interno della Audi blindata, alla folla di giornalisti e fedelissimi. Dimesso ma non guarito: la leucemia cronica all’origine della polmonite per cui era stato ospedalizzato dovrà essere monitorata continuamente e le cure dovranno proseguire ma ormai a Villa San Martino.
Stavolta la famiglia, l’azienda e il partito hanno tremato davvero. Quando 45 giorni fa Berlusconi fu ricoverato d’urgenza nell’ospedale dal quale era uscito appena pochi giorni prima furono in molti a temere che non ce la facesse. Dopo due messaggi registrati, infinite visite e telefonate, innumerevoli assicurazioni di essere comunque al lavoro da parte dello stesso degente, ieri la paura era già passata ma gli azzurri, al vertice come alla base, hanno tirato lo stesso un sospirone di sollievo. Famiglia e intimi, i collaboratori di tutta la vita come Gianni Letta e Fedele Confalonieri, stavolta sono decisi a tenere la guardia alta e impedire, nei limiti del carattere dell’uomo, che il Cavaliere si strapazzi troppo, partito o non partito. «Una bella notizia. Forza Silvio. Ti aspettiamo sul campo per combattere insieme tante battaglie», «Bentornato a casa grande Silvio!», twittano rispettivamente Meloni e Salvini, che domenica scorsa, stesso giorno ma momenti diversi avevano visitato il leader ospedalizzato.
Si affida al cinguettio anche Tajani: «Siamo tutti felici. Bentornato presidente». Nel giorno della festa le correnti azzurre seppelliscono l’ascia di guerra ma appena in superficie, prontissime a impugnarla di nuovo al più presto. Anzi, l’ex capogruppo alla Camera defenestrato Cattaneo spara subito una bordata contro il governo che non si decide a ratificare la riforma del Mes e nel mirino ci sono anche i “governisti” di Tajani e Fascina, oggi al potere grazie all’insindacabile decisione del monarca. La tregua non durerà molto e l’epurazione potrebbe stavolta coinvolgere, oltre ai vertici dei 25 dipartimenti, la stessa capogruppo al Senato Licia Ronzulli, indicata come leader della fronda antigovernista.
A palazzo Madama però potrebbero esserci anche altre sorprese. Lunedì sera, salvo miracoli, i 4 senatori di Azione, dopo il divorzio annunciato da Iv, dovranno confluire nel Misto, dove al momento albergano solo i 4 senatori di Avs. In ogni caso non potranno mettere in discussione il capogruppo De Cristofaro. Pochi scommetterebbero sulla disponibilità della ex ministra Gelmini ad accettare una simile collocazione e a puntare ancora su una carta politica che si sta rivelando perdente come il partito di Calenda. Gelmini potrebbe rifluire verso Iv ma anche, e più probabilmente, tornare a casa, nel partito azzurro. A quel punto si troverebbe di fronte allo stesso bivio anche l’altra transfuga forzista, Mara Carfagna. Quasi certamente Silvio le accoglierebbe a braccia aperte.
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