Il processo più importante per Silvio Berlusconi si svolgerà stamattina alle 9.30. Non ne va della sua libertà stavolta, ma della sua candidabilità, dunque della possibilità di riproporsi come leader di Forza Italia, ma in realtà dell’intera coalizione di centrodestra, nelle prossime elezioni.

A sentenziare, nell’aula della Grande Camera della Corte dei diritti umani a Strasburgo saranno 17 giudici presieduti dalla tedesca Angelika Nussberger. Non ci sarà il presidente della Corte Guido Raimondi, che essendo stato indicato dal governo Berlusconi ha reputato opportuno passare la mano. Al suo posto ci sarà invece l’italiana Ida Caracciolo.

L’udienza non si svolgerà a porte chiuse ma il tutto è circondato da un certo alone se non di segretezza almeno di massima discrezione, tanto che non è stato reso noto neppure il nome del relatore. Parleranno gli avvocati della difesa, poi quelli del governo italiano, ciascuno per mezz’ora. Quindi i giudici formuleranno le loro domande e i legali avranno ciascuno una decina di minuti per rispondere. Quindi la camera di consiglio e la sentenza che dovrà stabilire se l’Italia ha violato o no i diritti umani di Silvio Berlusconi estendendo retroattivamente al suo caso i criteri di incandidabilità fissati dalla legge Severino. «Non abbiamo fatto alcuna pressione sulla Corte», assicura il ministro della Giustizia Orlando ed è probabile che abbia ragione. Se c’è un governo che, almeno stando alle dicerie, può esercitare una certa moral suasion sulla Corte non si tratta dell’Italia ma della Germania.

Il verdetto dei 17 giudici non è il solo problema. Quasi altrettanto rilevante è quello dei tempi. Qualcosa, almeno sugli umori della Corte, si comincerà a sapere già oggi, o più probabilmente nei prossimi giorni, con la prima delibera. Ma per la sentenza vera e propria ci vogliono di solito nove mesi e mai meno di sei. Va da sé che gli avvocati faranno l’impossibile, impugnando le elezioni imminenti, per ottenere tempi più celeri. Ma rinviare le elezioni da marzo a maggio sarebbe comunque necessario e Berlusconi farà il possibile per strappare quel rinvio.

In privato l’interessato si dichiara pessimista, non foss’altro per scaramanzia. In realtà ci spera ma mette comunque le mani avanti: «Spero che il mio ricorso venga accolto in tempo, ma sarò comunque in campo per portare il centrodestra al governo». E già che c’è, in un’ora di diretta radio, parte con la campagna. L’Ema non milanese? «Purtroppo l’Italia non ha più il prestigio che aveva con me». Scalfari, che tra lui e Di Maio ha ammesso che sceglierebbe l’ex Cavaliere? «È intelligente. Solo noi possiamo sconfiggere il pericolo a cinque stelle». L’amico Putin? «Il più grande leader del mondo».

Infine una sferzata anti Renzi, ma senza esagerare, si tratta pur sempre di un possibile futuro alleato: «Il suo Pd non è più un alternativa credibile». Ma su questo piano Renzi non è da meno del rivale: «Spero che si possa candidare: contro di me nello stesso collegio».