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“Berlusconi gestì una enorme evasione fiscale quando era già premier”

“Berlusconi gestì una enorme evasione fiscale quando era già premier”

Processo Mediaset La Corte d'Appello di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza che condanna il capo del Pdl a 4 anni. La replica: "Ipotesi surreali, io sono innocente"

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 24 maggio 2013

Due motivazioni al prezzo di una. E la sentenza è sempre la stessa. Lui è colpevole, ribadiscono i giudici, e ci sono fondati motivi per sostenerlo in più di un’aula di tribunale. La prima motivazione, quasi duecento pagine, è stata redatta dai giudici della Corte d’Appello di Milano e riguarda la conferma della condanna al processo dei diritti Mediaset: “Gestì una enorme evasione fiscale”. La seconda motivazione, più stringata, è stata invece scritta dai giudici della Cassazione che si sono espressi contro il trasferimento a Brescia del processo Ruby: “Voleva trasferire i processi per pure esigenze dilatorie” e “Dall’ex premier accuse infamanti nei confronti dei magistrati milanesi” (la litania dell’intento persecutorio nei suoi confronti). Lui è Berlusconi, e la sua replica è un disco rotto: “Le motivazioni sono surreali, se vi è ancora un barlume di buonsenso sull’applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto, questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia assoluta innocenza .

La prima motivazione è la più incisiva perché meglio fotografa il malaffare e si riferisce alla condanna a 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici. In sostanza, per i giudici è “ovvio” che Berlusconi gestì una “enorme” evasione fiscale per conto di Mediaset. “Era assolutamente ovvio – scrivono – che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”. Traduzione: continuava a guidare l’azienda anche facendo il politico. Quanto alla pena (una aberrazione per l’avvocato Ghedini), secondo i giudici è “del tutto proporzionata ala gravità materiale dell’addebito e alla intensità del dolo dimostrato”. Le attenuanti? Nessuna: “In relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l’impossibilità di concedere le attenuanti generiche (la sola incensuratezza, e tanto più l’età anagrafica, sono del tutto recessive rispetto ad un quadro simile)”.

Quasi in fotocopia le reazioni del centrodestra.  Mara Carfagna, portavoce dei deputati Pdl, si rammarica perché “queste continue incursioni della magistratura politicizzata nella vita politica non aiutano la stabilità”. E sarà rammaricato anche il Pd. Le fa eco Mariastella Gelmini, che in quanto pidiellina si sente infamata e perseguitata. Renato Brunetta è stufo: “E’ chiaro a tutti che questa giustizia, questa minoritaria parte della giustizia italiana, non opera negli interessi del paese, non possiamo più accettare tutto questo”. Da parte del centrosinistra, invece, non sono arrivate considerazioni di rilievo. E siccome la via giudiziaria per liquidare Berlusconi e più lunga e impercorribile della Salerno-Reggio Calabria, l’ultima parola spetta ancora ai suoi legali: “Le argomentazioni utilizzate sono del tutto erronee e sconnesse e saranno oggetto di impugnazione nella certezza di una ben diversa decisione nel prosieguo del processo”. Altro ricorso, altro lavoro per la Cassazione, altro pronunciamento.

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