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Berlusconi: “Ci sono e resto”

Berlusconi: “Ci sono e resto”

Brescia Il Cavaliere attacca i giudici ma giura lealtà al governo di larghe intese

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 12 maggio 2013

Com’è buono lui. Silvio Berlusconi, nell’atteso discorso in piazza Duomo a Brescia, porge l’altra guancia, coccola il governo di larghe intese, se la prende solo con le «toghe rosse», ma poi si commuove e spande amore a piene mani. Letta può stare tranquillo. A sostenerlo, in attesa che il Pd ritrovi se stesso, ci pensa lui.

Eppure la giornata è iniziata con qualche tensione, niente di grave. Fischi, parole grosse tra i militanti delle truppe cammellate del Pdl e gruppetti di contestatori sparsi che alla fine sono riusciti a prendersi un pezzetto di piazza, dietro a tutti. Davanti all’hotel che ospitava gli esponenti del Pdl, decine di cittadini indignati, centri sociali e grillini, non hanno voluto rimanere zitti a guardare lo show berlusconiano. Santanché, Brunetta e Formigoni hanno dovuto attraversare la folla scortati dai carabinieri e si sono presi dei «mafiosi». Un signore con un taglio sullo zigomo ha detto di essere stato malmenato dai «centri sociali» (mentre difendeva dei «vecchietti»). Una bandiera del Pdl è stata bruciata.

Su Rete 4 già si contano tra i contestatori le bandiere di Sel e Paolo Liguori fa l’esegesi di un innocuo cartello che recita: «Silvio, perché ti fa terrore la giustizia?». Per lui l’accostamento giustizia e terrore è inquietante: «Anche ai tempi del compromesso storico il terrorismo esplose». Surreale.

Alla manifestazione c’è anche Angelino Alfano. La presenza del vice primo ministro ha suscitato un vespaio di polemiche. A Roma, Guglielmo Epifani, neo segretario Pd, ha parlato di «mina» contro il governo, Rosy Bindi ha sottolineato l’episodio per argomentare il suo mal di pancia dovuto al governo di larghe intese.

Berlusconi, invece, sta benissimo. «E’ commovente vedervi così tanti e così belli, per arrivare sono passato tra ali di folla esultanti (in realtà anche lui ha preso i fischi, ndr), siete così tanti che avrete riempito anche il Duomo, così potrete confessare i vostri peccati. Ma in fondo che peccati siamo in grado di fare noi…». Risate. Segue gustoso aneddoto sulla sua mamma che gli diceva che era così buono che gli mancavano solo i campanellini alle caviglie per avvisare le formiche e non rischiare di calpestarle. E poi Cossiga che gli disse: «Ti manca quel minimo di cattiveria necessaria in politica». Santo subito (non Cossiga).

Ecco il primo comandamento: «Io sono qui, io sono qui, io sono qui e resto qui». Gli italiani lo sanno bene. E anche gli alleati di governo. Poi l’attacco ai giudici: «Se qualcuno cercava di scoraggiarmi e intimidirmi resterà deluso. I magistrati sono accecati dall’odio e dall’invidia ma l’amore è più forte». Berlusconi si paragona a Enzo Tortora e avverte: «Potrete farmi di tutto ma non potete impedire che milioni di italiani mi votino. Pensavate che sarei caduto nella tentazione di fare un fallo di reazione e di far cadere il governo, non ci casco». Domani la riunione dei parlamentari che avrebbe dovuto tenersi a Milano non ci sarà. Si temeva potesse trasformarsi in una nuova manifestazione davanti al tribunale, dove Ilda Boccassini terrà la requisitoria sul caso Ruby. La sceneggiata invece è stata spostata a Roma. Ci sarà solo una specie di contro requisitoria in prima serata stasera su Canale 5. Ah, il conflitto di interessi…

Ma lui non fa male a una mosca. Dopo la caduta del suo governo nel 2011, racconta, avrebbe tanto voluto smettere di fare «il centravanti e passare a fare l’allenatore di una squadra azzurra giovane e vincente». Voleva dedicarsi alla famiglia, alla fondazione in nome di suo padre per fare ospedali per bambini in tutto il mondo, alla sua università e ovviamente al Milan (altro che Mancherster e Liverpool evocati da Letta&Co). E invece, eccolo lì. «In prima linea ho fatto nascere questo governo. Un fatto storico: per la prime volta dal 1947 centrodestra e centrosinistra possono fare insieme il bene del paese. Noi in questo governo ci crediamo e lo sosterremo lealmente perché io sono leale, quando guardo una persona negli occhi e gli stringo la mano per me è come firmare un contratto». La piazza esplode: «C’è solo un presidente». Su Rete 4 Barbara Palombelli è in deliquio: «Discorso epocale, per la prima volta ha distinto politica e magistratura».

«Chi non salta comunista è». E lui fa la battuta: «Non posso saltare perché siamo al governo insieme». Ma il governo deve realizzare il suo programma. Il catalogo è questo: abolizione dell’Imu, detassazione del lavoro, più poteri al premier, una sola camera, parlamentari dimezzati, elezione diretta del presidente della repubblica e riforma della giustizia. Il Pd è servito e Letta, per ora, è salvo. Meno male che Silvio c’è.

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