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Berlusconi apre la casa della speranza

Berlusconi apre la casa della speranzaSilvio Berlusconi

CENTRODESTRA L'ex Cavaliere tenta di trattenere Verdini in Forza Italia e spera in modifiche all'Italicum. Intanto Fitto presenta i suoi Conservatori riformisti nel segno del leone

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 17 luglio 2015

Va giù a ruota libera Silvio l’abbandonato, e pare ancora quello dei bei tempi. Il partito con cui era abituato a fare il bel tempo e quello brutto è un giocattolo in pezzi. Ieri Raffaele Fitto ha presentato il suo simbolo, un bel leone blu con sotto l’ossimoro «Conservatori e Riformisti». Dialogante con Fi, «l’affetto rimane», lesto tuttavia nello scoccare frecciate: «Quando si applaudono la Cgil e Tsipras è segno che qualcosa non va». Blindato contro la Lega, in vero nemico: «Salvini corre da solo grazie agli errori di Fi. Ma non si può essere ambigui sui modelli internazionali: i modelli non possono essere la Russia e la Corea del nord».

Va bene, il felino blu è solo un frammento, e il più corposo Ncd di Alfano, a conti fatti, non pesa molto di più. Anche il prossimo spezzone in via d’uscita, la cellula dormiente di Verdini, sarà solo un asteroide di dimensioni limitate. I renziani in sonno dell’astuto Denis, peraltro, entreranno probabilmente in azione senza attendere il segnale di palazzo Chigi. Berlusconi si sta dando da fare, e quanto possa essere convincente nel trattare con i frontalieri della politica lo hanno imparato tutti, di solito a proprie spese. Pare si stia lavorando a uomo i verdiniani, facendo balenare il miraggio di improbabili colpi di scena per settembre, e chiedendo quindi di pensarci bene prima di muovere il fatale passo. Verdini ha colto il segnale e avrebbe deciso pertanto di accelerare. I suoi voti serviranno davvero solo a settembre, quando la riforma costituzionale arriverà nell’aula del Senato. Lui però prenderà il largo prima: la settimana prossima, o quella successiva. Comunque prima della fine di luglio. Salvo ripensamenti, va da sé.

Frammenti, solo e sempre frammenti. Ma messi insieme fanno diaspora, e riflettono un esodo ben più inquietante, quello del popolo votante. Berlusconi lo sa, e a conti fatti, nonostante tutto, è ancora l’unico nell’ex armata azzurra capace di squadernare una qualche reazione: se non altro, in termini di propaganda. Ieri, di fronte alla convention degli amministratori azzurri, poco prima che nella stessa sala Fitto presentasse il suo leoncino, Silvio Berlusconi ha toccato uno per uno tutti i leit motiv del suo repertorio, e non lo ha fatto come un attore stanco ma come il solito istrione. Equitalia? Va chiusa e non se ne parli più. Il Quirinale? Non un solo amico ha mai preso dimora in quelle stanze. La sentenza Mediaset? Un’infamia che troverà vendetta alla corte di Strasburgo. La democrazia in Italia? Sospesa da anni e anni. Renzi? Un usurpatore che governa grazie a un colpo di Stato. Il rischio di finire in gattabuia, e stavolta sul serio? Io non mollo. Fate voi la rivoluzione per me.

Il grande attore sa ancora ruggire molto più forte del micetto blu di don Raffaele. Quando calca le scene, resta impareggiabile. Ma è un talento che non può bastare, una seduzione che non affascina più le masse. E in termini di politica, l’ex Cavaliere ha ben poco da offrire. Punta su una carta sola, oltretutto la meno probabile: un cambiamento della legge elettorale, dell’Italicum, tale da rimetterlo come per magia in partita. C’è una sola possibile modifica di tal fatta: l’assegnazione del premio alla coalizione invece che alla lista.
Sibillino, il condannatissimo si limita a profetizzare che «questa legge elettorale subirà alcuni cambiamenti». Cosa autorizzi la rosea speranza non dice, e forse non sa. Ma è un fatto che tra gli azzurri il miraggio è di casa. E’ probabile che dagli spalti del Pd qualcuno a quella eventualità abbia alluso, presentandola almeno come possibile.
A quel punto, il vicolo cieco in cui si trova Berlusconi diventerebbe una strada aperta. Il candidato, lo ha ripetuto anche ieri, sarebbe un forzista, che «solo un folle potrebbe pensare di rottamare Forza Italia». Ma intorno ad Arcore sedimenterebbe di nuovo una coalizione, con tanto di Lega al proprio interno. Ieri il profeta di Arcore ha vaticinato una «Casa della speranza» abitata da tutti, partiti, movimenti, singoli volenterosi. Con una legge adeguata sarebbe la copia anni 2010 dell’antico Polo, e potrebbe farcela. Berlusconi ci spera. Che Renzi la conceda è più che improbabile.

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