Ai margini del palco davanti alla Porta di Brandeburgo la cover-band inizia a suonare Imagine di John Lennon davanti a 15 mila manifestanti che sventolano la bandiera azzurra con la colomba bianca. «Siete il popolo che non sbaglia, a differenza dei suoi rappresentanti, ed è meraviglioso che siate qui oggi. Siete l’inizio di un movimento di cittadini di cui c’è estremo bisogno. Presto potremmo diventare presto un milione» scandisce Alice Schwarzer, scrittrice, giornalista, figura storica del femminismo non solo tedesco.

Insieme alla deputata Linke Sarah Wagenknecht ha organizzato la demo a sostegno del “Manifesto per la Pace” per chiedere al cancelliere Olaf Scholz di «fermare subito l’escalation delle forniture belliche e assumere la guida di una forte alleanza per un cessate il fuoco e i negoziati di pace».

Iniziativa in teoria condivisibile da tutta la Sinistra già schierata in blocco contro il via libera dei Leopard-2. Anche supportata da tutti i sondaggi che restituiscono la maggioranza dei tedeschi favorevole alla ricerca di una soluzione diversa dal continuo invio di armi.

Se non fosse che il “Manifesto per la Pace” di Wagenknecht e Schwarzer, oltre che da migliaia di pacifisti, è stato sottoscritto da Tino Chrupalla, leader di Afd, l’ultra-destra di matrice fascio-populista; proprio il partito che la Sinistra contrasta in tutte le sedi, istituzionali e non.

Per questo la dirigenza della Linke ha criticato la manifestazione di ieri che «rischia di far diventare indistinguibili due opposizioni alla guerra che hanno radici, motivi e obiettivi diametralmente opposti». Non a caso Klaus Lederer, leader della Linke a Berlino e ministro della Cultura del Land, nelle stesse ore della manifestazione postava sui social il selfie con Katja Kipping, ex segretaria della Linke e attuale ministra del Lavoro al Municipio Rosso.

Sono sempre sotto la Porta di Brandeburgo ma il giorno prima, durante la celebrazione-denuncia del primo anno di invasione russa. «Il segno è chiaro: Berlino sta con il popolo ucraino» digita Lederer sottolineando l’illuminazione gialloblù del monumento-simbolo della capitale sotto cui appare la “sua” Linke, quella che (tessere alla mano) ha la maggioranza del consenso interno.

All’opposto Wagenknecht contesta l’inerzia nel riprendere il filo del rapporto con la Russia. Secondo lei alla sinistra costa, politicamente, in buona sostanza, la rinuncia della conquista dei voti delle famiglie di operai, tecnici e impiegati lasciati a casa dal blocco del Nordstream-2 e dall’embargo a Gazprom, il primo datore di lavoro nelle raffinerie dei Land della ex Ddr. Per Wagenknecht rischiano tutti di finire nell’orbita di Afd. Ma la deputata agita anche lo spettro del conflitto nucleare con la Russia in caso di rottura ancora più totale del rapporto Berlino-Mosca.

«L’orologio della guerra nucleare segna 90 secondi a 12. Mai prima d’ora il mondo è stato così vicino al disastro, nemmeno durante la guerra fredda. Non crediamo più alle vostre bugie. Sappiamo che i vostri carri armati sono lì per fare la guerra» riassume Wagenknecht dal palco tra gli applausi dei manifestanti. Iniziano a fischiare quando nomina la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock. «I Verdi sono diventati pazzi per il verde delle armi. Baerbock è un elefante nel negozio di porcellane dell’arena internazionale».

Parla ai pacifisti delusi dalla svolta bellica del partito ambientalista ma anche – appunto – ai non pochi autorevoli membri di Afd ieri presenti alla manifestazione di Berlino. A partire da Jörg Urban, leader del partito in Sassonia, immortalato ieri sotto la Porta di Brandeburgo, mentre regge il cartello con la colomba della Pace.