Visioni

Berlinguer e un caleidoscopio di sensazioni

Berlinguer e un caleidoscopio di sensazioniCigno – foto di Matteo Consolazione

Note sparse Il nuovo progetto di Diego Cignitti, in arte Cigno. Un percorso nell'underground più schietto

Pubblicato circa un mese faEdizione del 16 ottobre 2024

Un disco che, anche fosse solo per il titolo, dobbiamo segnalare nelle nostre pagine: Buonanotte Berlinguer. Diego Cignitti, in arte Cigno, di cui già avevamo scritto, chiude la trilogia (autoprodotta) che l’ha portato a pubblicare tre lp in tre anni, tracciando il suo percorso nell’underground più schietto, anticonformista e schierato. Tredici pezzi, i titoli sono sempre emblematici e non secondari, Leningrado, Porrajmos, Errico Malatesta, Cimitero Partigiano, Cando del Primo Maggio, (cando, non è un refuso), La Dottrina e così via. Ma – se non lo conoscete – non aspettatevi il cantautorato rassicurante e collettivo da Festa dell’Unità, o quella che fu, criptico come negli altri album, Cigno elabora complessi messaggi, conseguenza di una coscienza ribelle che fatica a trovare appigli nel contemporaneo, che provocano l’oggi guardando al passato.

MA ANCHE QUI, nessuna retromania, Cigno ricostruisce offrendo il suo taglio, mescola le carte, con brani ricchi di nonsense urlati o cantati, libere associazioni che restituiscono il disorientamento di una quotidianità deformata, frammentata, in cui le strofe possono sfociare in un folle coro nichilista. Il Tuo Schiavo sta Arrivando, brano che evoca lo sfruttamento dei rider, è contrappuntato dal ritornello: «ia maledetto lo Stato e il lavoro». Se ad esempio Leningrado si cala della new wave, l’album è per lo più adombrato da un minaccioso rimbombo di fondo con interventi drone, bordoni, su cui si apre un caleidoscopio di suggestioni: industrial, punk rock, harsh noise, chitarre distorte ed elettronica sparata al limite del disturbo, techno (come in H) ipnotica, i declami alla Cccp, in una privata, dolorosa, liturgia politica che sembra voler minare attraverso l’associazione poetica/strumentale i conclamati luoghi comuni del presente.
Il sentiero/stile di Cigno lo si può scoprire tenendo conto dei tre album, il suo è un percorso che va valutato sulla lunga distanza, un solo album o tantomeno un brano restano disorganici. In Buonanotte Berlinguer ci sono tante idee ma forse poco tempo di scrittura, l’impressione è che l’operazione sia stata più sbrigativa e ridondante, malgrado l’ossessività di alcuni pezzi sia un punto fermo di Cigno. Ciò non toglie che resta una voce che non lascia indifferenti, con cui ci si sbatte contro, che ha colto la (sua) forma per far coincidere utopia e sconforto, espressività e singolarità.

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