Un film di Ricky Gervais, Il primo dei bugiardi – in inglese The Invention of Lying – immagina un mondo in cui le bugie non esistono e dove basta che una persona dica qualcosa per essere creduta. Pazzesco. Ma devo dire che la Norvegia assomiglia molto allo strano mondo creato da Gervais. A Bergen, dove mi trovo per il festival internazionale del cinema, è possibile lasciare telefono e portafoglio sul tavolo e andare al bagno senza nessun problema. Nessuno mi chiede il numero della stanza quando scendo per la prima colazione e nemmeno il biglietto quando entro al cinema. E proprio ho visto una serie di documentari altrettanto onesti: documentari che osano chiedere un mondo più equo e più onesto.

Å Stille seg i veien (A Mettere davanti) per esempio è arrivato puntuale e tempestivamente. Al telegiornale abbiamo visto il gruppo di eco-attivisti di Extinction Rebellion imbrattare di zuppa i Girasoli di Vincent Van Gogh a Londra e lanciare il purè di patate contro un’opera di Claude Monet a Monaco. Ma come mai – mi sono chiesto sul momento – scelgono questo tipo di vandalismo invece di prendere di mira una raffineria di petrolio o qualcosa di simile? Ho capito il perché guardando il documentario di Thomas Østbye. È un ritratto personale e intimo di un gruppo di attivisti che provano ad interrompere il trasporto di gasolio e benzina, bloccando la strada e incatenandosi ai binari della ferrovia. Il gruppo è formato da persone di diverse età, ragazzi ad anziani, e si può capire che cosa significa il loro sacrificio, psicologicamente e fisicamente – Østbye è stato addirittura arrestato con loro. Dopo due settimane di azione i risultati sono pari a zero. Nessun interesse da parte dei media o del pubblico. Disturbo poco o niente alle grande compagnie petrolifere o al governo. Ho capito da questo che un allarme antincendio dev’essere forte, acuto, irritante. E soprattutto scomodo. Molto scomodo.

Rejsen Til Isens Indre (Verso il ghiaccio) presenta un’altra tematica. Il regista danese Lars Henrik Ostenfeld si trova in prima linea con tre scienziati – Jason Box, Dorthe Dahl-Jensen ed Alun Hubbard – che stanno studiando la velocità dello scioglimento della calotta glaciale sopra la Groenlandia. Ognuno di loro è un personaggio forte, ed interessante, eccentrico come Box che fa yoga sul ghiaccio. O l’esperto delle carote di ghiaccio Dahl-Jensen. Queste sono persone che sacrificano la loro vita private, le loro famiglie, quasi le loro vite per provare a svegliare e allertare la popolazione mondiale contro il pericolo imminente e devastante, anche se in loro c’è anche una gran voglia di avventura.

Fra loro c’è Hubbard, forse il più avventuroso e che scende veramente dentro il ghiaccio delle caverne causate dallo scioglimento. Qui, in un ambiente surreale e degno di Lovecraft, fa una scoperta che è di gran lunga peggiore delle previsioni più pessimistiche. Anche durante l’inverno c’è acqua liquida e questo rende ancora più urgente il lavoro di gruppi come Extinction Rebellion.

Il documentario di Signe Rosenlund-Hauglid Ikke En Sånn Fyr (Non è quel tipo di ragazzo) racconta con onestà brutale i casi di tre uomini giovani condannati per stupro. In tutti e tre i casi, le vittime erano conosciute e il contesto del reato era una festa dopo che l’alcool aveva oscurato il concetto del consenso. Utilizzando attori e interviste, il film prova a ricostruire i sentimenti di uomini sotto shock dopo essere stati accusati di violenza sessuale. Ci sono anche gli avvocati, i processi e la prigione, nonostante che le prigioni in Norvegia sembrino degli alberghi in confronto agli orrore di altri paesi. Anche lei vittima di violenza sessuale, Rosenlund-Hauglid riesce comunque a provare empatia per questi uomini che faticano a capire le loro stesse azioni e le conseguenze. Il circolo di empatia è allargato ma solo se possiamo affrontare le nostre azioni con onestà – e il film insiste su questo, respingendo alcune auto-giustificazioni troppo facili.
Tornando a casa con il telefono e portafoglio al sicuro mi sono reso conto di come dobbiamo cambiare i nostri valori e il nostro comportamento. Possiamo farcela ma forse è già troppo tardi.