La biografia del professore Giuseppe Tarallo, insegnante, padre di famiglia, militante ecologista proveniente dalle file del Movimento Studentesco, è limpidamente, inequivocabilmente quella che rappresenta chi è e che cosa dovrebbe essere un vero politico ecologista.

E’ STATO CREATORE e ricercatore di aggregazione, sempre. E’ stato membro e parte di una lotta più grande, sia nelle infinite battaglie, da cittadino senza cariche elettive, poi da sindaco del suo comune, Montecorice, e da presidente del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Se l’ecologia politica è certamente la battaglia per la pulizia culturale, per il risveglio delle coscienze di fronte al degrado inarrestabile del nostro ambient, per la loro mobilitazione collettiva ai fini di prendere concretamente in mano le redini di dove si decide democraticamente, ai fini di un ribaltamento in senso ecologista degli orientamenti urbanistici, paesaggistici ed economici dell’andazzo mortifero dello stato di cose presenti, Peppe Tarallo è stato per tutta la vita proprio questo.

IN BRASILE, IN AMERICA LATINA, in Africa, in Indonesia, gli ecologisti vengono liquidati, soppressi fisicamente, assassinati e solamente alcuni di loro arrivano a superare quella cappa di fumo, il fumo denso degli incendi impressionanti che cancellano foreste e comunità indigene – Chico Mendes, Berta Caceres e Ken Saro Wiwa sono tra questi. Anche la vita, non solo politica ma personale, di un ecologista nel meridione d’Italia non è facile. C’è la criminalità organizzata, braccio armato della più rapace speculazione edilizia d’Europa, camorra, mafia e ‘ndrangheta: la regione nella quale ha operato Tarallo registra il 20% dell’abusivismo edilizio italiano. Il sacco totale del territorio, da Napoli alla costiera amalfitana, dal Cilento alla Calabria, ha visto colluse le amministrazioni con questa criminalità.

QUANDO ERA SINDACO DI MONTECORICE, sono arrivati a prelevare di notte un consigliere comunale per obbligarlo a passare dall’altra parte e costringerlo, senza più maggioranza, a dimettersi. Quando era presidente di quel Parco che egli assieme ad altri ha voluto ed immaginato convincendo paese per paese, cittadino per cittadino, che fosse una cosa buona e volano sostenibile di sviluppo, decenni di progettazione, riunioni, mobilitazioni, è stato sospeso, commissariato, rimosso più volte e a furor di popolo, e poi reinsediato.

QUESTO NON ACCADE AI SINDACI VERDI in Germania o in Francia, in Europa cose simili non sono considerate normali. Qui, in Italia e nel meridione in particolar modo, sì. Ci vuole dunque una tempra da lottatore, una cultura politica di spessore, una passione non comune per la cosa pubblica. E lui ha amato l’ambiente, ha amato il mare meraviglioso del suo Cilento, Punta Licosa – da Leucosia, una delle tre sirene, le altre sono Partenope e Ligea, celebrate dal mito – divide il golfo di Salerno da quello di Policastro. Montecorice è una perla incastonata sulla collina dalla quale si ammirano entrambi i golfi. Ha difeso la sua terra, le baie, le foci dei fiumi, l’Alento, dal quale deriva il nome Cilento – cis-alentum oltre l’Alento – e il Mingardo. Ha partecipato a tutti gli eventi promossi dalle associazioni naturalistiche, se c’è la visione del primo presidente del Parco, La Valva, nell’individuare la primula di Palinuro come simbolo, Tarallo certamente la conosceva, lui era un appassionato di erbe e di fiori.

SUO FIGLIO PASQUALE LO RICORDA, amante della buona cucina cilentana, e studioso, uomo di profonda cultura, insegnante come tanti, anche lui nel nord Italia, a Como, poi nella sua terra. La lotta ecologista richiede perseveranza, l’attuale sindaco verde di Bordeaux, Pierre Hurmic, ce l’ha fatta dopo 25 anni di opposizione, non si pongono le basi di una presa di coscienza duratura senza possedere tenacia e costanza. I manifesti degli anni Ottanta, le immagini e tutta la documentazione che abbiamo potuto visionare, raccontano di questo percorso, percorso individuale e collettivo.

OGGI IL CILENTO E’ SULLA BOCCA DI TUTTI per la salubrità dei suoi borghi, Castellabate, prescelto quale set del film Benvenuti al sud, innumerevoli imprese agrituristiche sono sorte permettendo ad una generazione di non emigrare, esistono paesi come Teggiano che contano più compaesani negli Stati Uniti, e non è il solo, eccellenze come la Certosa di Padula, veri gioielli come Roscigno, la Pompei del novecento, le sorgenti del Sacco, il monte Cervati, dove nidifica l’aquila, spiagge, insenature, grotte, un mare stupendo. Tutto questo è stato nel cuore di chi si è battuto per arrestare, demolire, abbattere la smania cementificatrice della delinquenza alleata dei poteri politici corrotti.

L’ECOLOGISMO NON E’ OLEOGRAFIA, la cartolina di un Cilento immune dalla modernità e sempre simile a se stesso, è falsa. Terra di resistenza e di brigantaggio, terra di moti e di spedizioni sfortunate, Carlo Pisacane, ammirato da Mazzini e da Marx, è morto qui. Peppe Tarallo ha avuto questo svolgimento, questa storia dentro di sé. Era la sua cultura quotidiana, dai banchi del liceo ad Agropoli, sapeva di Velia e della scuola eleatica, dei templi di Paestum e dei Lucani, della Magna Graecia, è stato un bravo insegnante. I compagni di Agropoliì nel bel manifesto che hanno voluto dedicargli, scrivono «non si è mai tirato indietro nelle lotte per difendere i diritti degli umili e degli oppressi». Lo ricordano per la tenacia, per la determinazione.

SONO LE QUALITA’ CHE UN MILITANTE per l’ecologia politica deve possedere. Oggi, tremendamente debole, minacciata di morte, è la vita sul pianeta, tremendamente in pericolo è quella primula di Palinuro. Se il timoniere di Enea, naufragato e morto su questi scogli, può rappresentare vividamente una umanità al collasso, otto e più miliardi di persone che non hanno dinanzi un futuro certo, vogliamo immaginare Peppe Tarallo come quell’intrepido marinaio che, diversamente dal mito, lotta e salva se stesso e la ciurma e trova sul lido, ad accoglierlo, segno di riconciliazione tra l’uomo e la natura, proprio quella primula.