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«Bello e democratico», parte il Cuperlo-slow

«Bello e democratico», parte il Cuperlo-slow

Democrack Il candidato Pd a Renzi: lo stimo, ma la pensiamo diversamente, no ai doppi incarichi, serve sobrietà. La lite D'Alema-Bersani: interessante, ma guardiamo avanti

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 19 ottobre 2013

Il «bello e democratico» potrebbe essere lui, Gianni Cuperlo, effettivamente bello e democratico, timido elegante e un po’ mod. Ieri a Roma, in mezzo a un centinaio di giovani, ha lanciato la sua corsa alla segreteria. Una corsa tutta salita per uno fin qui oggetto non identificato dai media. E infatti l’amico ex figicciotto Diego Bianchi alias Zoro, ex blogger ormai autore e conduttore di Gazebo, programma stracult per giovani dem, ha lanciato con affettuosa ironia il tormentone «Conosci Cuperlo».

Per l’evento, il candidato della sinistra Pd (definizione rivendicata anche da Civati e Pittella) sceglie la Città dell’altra economia, luogo magico di mille sfumature: ex mattatoio dove nacquero le ricette povere della Roma popolare, quelle con il le frattaglie del «quinto quarto»; ma anche un ex posto occupato dei ragazzi dei centri sociali che nel ’93 votarono contro Fini; trasformato oggi in un museo e un centro d’arte; e la domenica in mercatino bio. Luogo meticcio: sulla torretta la bandiera del Kurdistan, centro culturale e orto collettivo.

Niente scenografie da studio televisivo, niente comizio, tutti seduti su palanchi di legno, tiene la giacca senza esibire giovanilismo (ma ha solo 53 anni). Una campagna essenziale sulle sfumature del rosso (parole chiave «bellezza» e «dignità») cucita su misura dall’agenzia Ragù per uno come lui, uno che «vengo da una generazione in cui insieme ad altri si veniva candidati ed ho pudore a dire ’mi candido’», uno che «non avevo mai preso in considerazione l’ipotesi di candidarmi ma ci sono dei momenti in cui le difficoltà e i problemi ti fanno capire che fare sempre un passo indietro rischia di trasformarsi da atto di discrezione in atto di diserzione».

Se non fosse Cuperlo suonerebbe  finta modestia e invece chiunque l’abbia anche solo intravisto sa che non è nella sua natura ambire alla leadership, lui che è uomo di letture e studi. Che non «dichiara» e non conia slogan perché non resiste al ragionamento e alla citazione (ieri Gramsci, Collodi, Keynes, Ruffolo, Oliver Stone) quindi fatalmente sfora i tempi dei media.

Agli antipodi cultural-politici di Renzi. Il suo partito «bello e democratico» non è « un comitato elettorale permanente, né un trampolino di lancio, abbiamo idee diverse sul Pd e sul paese». Sul Pd per esempio, all’aspirante segretario e sindaco di Firenze dice che «c’è una tendenza alla moltiplicazione delle cariche, credo che questo vada nella direzione di una perdita di sobrietà». Il resto è fair play: «Stimo Renzi e ne apprezzo il coraggio».

Si tiene alla larga dalle polemiche dei suoi ’grandi elettori’. D’Alema e Bersani, per non perdere l’allenamento, guerreggiano sulla genesi delle larghe intese? «Molto interessante ma vorrei che ci concentrassimo sull’Italia che abbiamo davanti». Anche da quelle dei suoi ’piccoli elettori’:a Roma e a Firenze opposti cuperliani si sfidano per le segreterie provinciali.

Si schiera per una correzione potente della legge di stabilità e a fianco del viceministro Fassina, che per questa legge ha scritto le sue dimissioni: «Stefano ha posto un problema serio, la collegialità. Penso abbia ragione». «Non siamo nati per correggere la punteggiatura nella sintassi della destra ma per scrivere una storia nuova della sinistra». Le larghe intese «sono un’eccezione, ma questo governo ha ragione di esistere se è in grado di dare un contributo per far uscire il paese dalla crisi». Ma il Letta-Alfano è davvero in grado? Èla risposta ineludibile che il congresso dovrà dare a se stesso e ai suoi elettori.

Intanto Cuperlo vola alto, parla di un partito che si tiene insieme «con una cultura politica, un’identità. Per spiegare chi sei e per chi sei. Un lavoro collettivo. Neppure la leadership più carismatica degli ultimi decenni, Obama, è riuscito a farlo da solo». Un lavoro di costruzione «paziente e quotidiano», e slow, come la sua corsa da antileader. Che forse non lo porterà alla segreteria alle primarie dell’8 dicembre. Ma chi fa pensieri lunghi già vede un dopo in cui Renzi prova a scalare Palazzo Chigi. E a quel punto il lavoro «paziente e quotidiano» di Cuperlo potrebbe tornare utile. Sempreché venga davvero svolto.

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