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Bella ciao, generazione Angiolina

Diario di confino Donne come lei sostituirono nei campi e nelle fabbriche i mariti mandati al fronte, persero padri, figli e mariti sotto le bombe, poi si rimboccarono le maniche per ripartire

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 11 aprile 2020

Era nata il 6 maggio 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale. Se ne è andata ieri mattina, 10 aprile 2020, in piena emergenza Covid-19, ma non per il virus. Era semplicemente molto vecchia. Gli affezionati di questa rubrica sanno già chi era questa mia nonna che in famiglia chiamavamo Highlander Angiolina.

Se torno a parlare di lei non è per condividere un lutto personale, ma il simbolico di una generazione che ha attraversato un secolo duro e di grandi trasformazioni. Due guerre mondiali, l’epidemia di Spagnola che fece milioni di vittime, fascismo e nazismo, lotte partigiane, Liberazione, voto alle donne, l’avvento della Repubblica, ricostruzione post bellica, boom economico, lotte operaie e studentesche, lotte civili su divorzio, aborto e chiusura dei manicomi, femminismo, gli anni del riflusso, ruberie, corruzione, scandali, crisi economiche, berlusconismo, leghismo, precarizzazione del lavoro e delle esistenze e ora la pandemia.

Donne come lei sostituirono nei campi e nelle fabbriche i mariti mandati al fronte, persero padri, figli e mariti sotto le bombe, poi si rimboccarono le maniche per ripartire.

Su oltre cento anni di vita, persone come Highlander Angiolina, che era stata contadina a mezzadria e poi ostessa di campagna, ne hanno vissuti circa venti con uno sguardo fiducioso sul domani. Gli altri ottanta sono stati di lavoro, resistenza alle difficoltà, lotta contro o per qualcosa.

I nipoti, ovvero quelli della mia generazione, si sono trovati il peggio alle spalle e le opportunità davanti. Sebbene non senza difficoltà, noi abbiamo potuto studiare, curarci e scegliere la nostra vita. Per persone della sua età erano opportunità impensabili. Highlander Angiolina non è stata né una nonna né una madre amorevole e dolce. Era stata forgiata per resistere alle durezze, lavorare e obbedire al marito. Ha svolto il suo compito senza mai dare carezze. Credo che di più non le si potesse chiedere.

Quando un anno fa festeggiammo i suoi 105 anni, sebbene da tre non fosse più tanto lucida, capì che qualcosa di importante stava accadendo. Le chiesi: «Nonna, quanti anni hai?». Lei rispose: «Dicono 105, ma sono 87». Bella ciao, generazione Angiolina.

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