Belgio spaccato a metà. I Verdi sognano Bruxelles
Verso il voto europeo, federale e regionale Spaccatura fra il nord consevatore ed il sud, economicamente fragile, roccaforte dei socialisti. Gli ecologisti potrebbero conquistare la capitale. In crescita il partito d’estrema destra Vlaams belang, alleato di Salvini, ai danni dei nazionalisti fiamminghi dell’N-va che resterebbe comunque primo partito
Verso il voto europeo, federale e regionale Spaccatura fra il nord consevatore ed il sud, economicamente fragile, roccaforte dei socialisti. Gli ecologisti potrebbero conquistare la capitale. In crescita il partito d’estrema destra Vlaams belang, alleato di Salvini, ai danni dei nazionalisti fiamminghi dell’N-va che resterebbe comunque primo partito
Anche il Belgio si prepara alla tornata elettorale del 26 maggio con un triplo scrutinio: europeo, federale e regionale. Il paese si appresta a certificare una profonda spaccatura fra il nord di lingua fiamminga, motore economico del paese, dove dominano i partiti conservatori, ed il sud, economicamente più fragile, di lingua francofona, roccaforte del partito socialista.
L’onda verde (gli Ecolo nella comunità francofona e i Groen per quella fiamminga) potrebbe travolgere invece la città di Bruxelles, dove gli ecologisti sono accreditati del 22 % dei consensi e pronti a imporsi come prima forza politica della capitale. In calo i partiti tradizionali, da destra a sinistra, logorati da anni di governo e chiamati in causa dal movimento studentesco in difesa del clima, Youth for climate (nuovamente in piazza alla vigilia del voto, il prossimo venerdì 24 maggio). Solo gli ecologisti hanno saputo dare voce alla domanda di politiche eco-compatibili proponendo una «legge sul clima», che non ha però trovato una maggioranza nel parlamento belga. La co-presidente verde Zakia Khattabi (in coabitazione con Jean-Marc Nollet) ha promesso che ci riproverà nella prossima legislatura.
Nella francofona Vallonia sarebbero in calo i socialisti di Elio di Rupo, la cui leadership rischia di essere messa a dura prova dall’energico Paul Magnette, senza dubbio il politico più popolare fra i francofoni. Celebre la sua dura opposizione al Ceta (l’accordo di libero scambio fra Canada ed i paesi della Comunità economica europea) quando era presidente di regione.
Grande attesa per il risultato del Ptb (partito dei lavoratori belgi), di ispirazione marxista, protagonista dell’ultima tornata elettorale (le comunali dello scorso ottobre). In difficoltà invece il Movimento riformatore (Mr) del premier Charles Michel, in netto calo secondo i sondaggi.
Nella regione fiamminga primeggerebbe ancora la N-va (Nuova alleanza fiamminga) partito di governo e d’opposizione, recentemente smarcatosi dall’esecutivo, di cui era maggiore azionista, nel tentativo di arginare una fuga di consensi che sicuramente non ne intaccherà il risultato di primo partito del paese. Chiaramente schierato a destra, il partito di Bart de Wever (spavaldo sindaco di Anversa) sposa una politica intransigente sui temi migratori e neo-liberista sul piano economico. Un possibile calo di consensi potrebbe favorire gli estremisti del Vlaams belang, alleati di Salvini, secondo i sondaggi in ascesa e potenzialmente terza forza politica nelle Fiandre.
Qualunque sia il risultato, la formazione di un governo si annuncia fin d’ora un rompicapo, con buone possibilità di eguagliare il record di 541 giorni senza governo nel 2010-11.
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