Europa

Belgio, il governo scivola sul «Global compact for migration»

Belgio, il governo scivola sul «Global compact for migration»Charles Michel e Theo Francken

Immigrazione Fine politica della coalizione, il premier Michel trova una maggioranza alternativa per ratificare l'accordo di Marrakech, con l’appoggio dei Verdi e dei Socialisti

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 6 dicembre 2018

Si apre una crisi di governo in Belgio sul «Global compact for migration» la cui firma è prevista per la conferenza di Marrakech del 10 e 11 dicembre. Il governo di Charles Michel scivola su quello che si annuncia il principale tema della prossima campagna elettorale per le elezioni (regionali, federali ed europee) in programma per maggio 2019. Il braccio di ferro è fra i due principali partiti di governo, il Movimento riformatore (partito liberale francofono che esprime la presidenza del consiglio) sostenitore della firma e intenzionato a salvare la faccia dell’esecutivo sul piano internazionale (il Belgio è stato da poco eletto membro non permanente del consiglio di sicurezza dell’Onu), e la N-va, partito nazionalista fiammingo anti-immigrazione, principale azionista di governo e in preda ad una crisi identitaria, dopo quattro anni di governo e un leggero calo dei consensi nelle elezioni comunali dello scorso 14 ottobre.

È Theo Francken, uno dei più energici esponenti della N-va e sottosegretario di ferro con la delega all’immigrazione, ad aprire la crisi di governo con l’annuncio del mancato sostegno del suo partito al «Global compact for migration». Il lancio di una campagna anti-immigrato sui social media, dai toni aggressivi e violenti, ha successivamente smarcato la linea del partito da quella del governo. Una mossa che ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica belga e dell’ala più morbida del partito nazionalista fiammingo, e per questo successivamente ritirata. Il premier liberale Michel, visibilmente irritato, ha chiamato in causa il Parlamento trovando una maggioranza alternativa a sostegno della firma del «Global compact for migration», con l’appoggio dei Verdi e dei Socialisti. Una mossa che permette al Belgio di rispettare gli impegni internazionali, ma che di fatto segna la fine (politica) di questa coalizione; aprendo ufficialmente la campagna elettorale. Escluse per ora le elezioni anticipate: la N-va potrebbe restare nella coalizione, non intenzionata ad assumere pubblicamente la responsabilità della crisi politica. Altra ipotesi: un governo di minoranza, sempre a guida Michel, fino alle prossime elezioni.

Il «Global compact for migration» è una risoluzione Onu che mira a garantire una «migrazione sicura, ordinata e regolare» attraverso l’individuazione di procedure condivise e la definizione di impegni condivisi fra differenti paesi. Si tratta di un accordo di principio che però non prevede obblighi per i firmatari. Il documento è stato duramente criticato da diversi paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e da Donald Trump. Anche il governo italiano ha marcato la propria distanza. Salvini ha recentemente annunciato che i giallo-verdi non saranno presenti al summit di Marrakech.

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