Belgio, dopo 16 mesi trovato l’accordo per il governo
A 493 giorni dalle ultime elezioni Il nuovo esecutivo sarà guidato da Alexander De Croo, liberale fiammingo, a capo della coalizione «Vivaldi» composta da socialisti, liberali, ecologisti e cristiano democratici. Fra le priorità le riforme istituzionali e l’emergenza Covid
A 493 giorni dalle ultime elezioni Il nuovo esecutivo sarà guidato da Alexander De Croo, liberale fiammingo, a capo della coalizione «Vivaldi» composta da socialisti, liberali, ecologisti e cristiano democratici. Fra le priorità le riforme istituzionali e l’emergenza Covid
«È fatta» hanno titolato alcuni media belgi alla conferma di un nuovo governo in pieno esercizio. Era dal 2018 che il Belgio non aveva un esecutivo a tutti gli effetti con maggioranza parlamentare. Il nuovo governo, dopo un periodo di 16 mesi di negoziati dalle elezioni del 26 maggio 2019, sarà guidato dal ministro delle finanza uscente Alexander De Croo, liberale fiammingo, a capo di una coalizione soprannominata «Vivaldi», o più ironicamente «quattro stagioni», perché composta da quattro famiglie politiche, francofone e fiamminghe: i socialisti (Ps e Sp.A), i liberali (Mr e Open Vld), gli ecologisti (Ecolo e Groen) ed i cristiano democratici (Cd&V).
Una coalizione composta da forze moderate di destra e da “responsabili” di sinistra con l’esclusione del più grande partito fiammingo (e quindi del maggiore partito del Belgio per voti ottenuti e numero di seggi in parlamento), la N-va, la nuova alleanza fiamminga, partito nazionalista d’estrema destra. Alla vigilia dell’accordo il leader dei nazionalisti fiamminghi, Bart de Wever, sindaco di Anversa, a capo di una coalizione che include anche i socialisti fiamminghi, aveva tuonato contro un governo senza la N-va, come un atto «anti-democratico», poiché non rappresentativo della maggioranza fiamminga del paese.
La coalizione «Vivaldi» potrà godere di una confortabile maggioranza con 88 dei 150 seggi parlamentari disponibili per affrontare i nodi irrisolti della politica belga. Primo fra tutti la riforma di quei meccanismi istituzionali che rendono complicato, a volte grottesco agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, la formazione di un esecutivo nel pieno del proprio esercizio. Per raggiungere questo obbiettivo sono previsti due ministri incaricati di ridisegnare lo scenario istituzionale per il dopo 2024. Per far fronte all’emergenza Covid, sarà designato un commissario speciale con un mandato di 12 mesi, avrà l’incarico di coordinare l’azione delle diverse entità federali nella gestione della crisi sanitaria. I numeri rispetto al contagio fanno tenere alta la guardia, con la soglia dei 10 mila decessi appena superata. A preoccupare al momento è la città di Bruxelles dove è stata imposta la chiusura degli esercizi di ristorazione alle ore 23 per un periodo di 3 settimane.
Altro nodo l’uscita dal nucleare, confermata per il 2025, con possibili deroghe per due reattori. Gli obbiettivi climatici prevedono la riduzione al 55% dei gas serra entro il 2030, investimenti nei trasporti, soprattutto in quello ferroviario. Maggiori fondi sono previsti per la giustizia e le forze di polizia, con l’assunzione di 1.600 agenti e la premessa della «tolleranza zero» contro la violenza delle forze dell’ordine.
Restano sul tavolo le questioni etiche, come la legge sull’aborto (in Belgio, depenalizzato e non legale), la legge quadro contro la violenza domestica e la possibilità d’istituire il doppio congedo parentale per entrambi i genitori.
Grandi aspettative infine per la riforma delle pensioni. Nel documento che accompagna l’accordo di governo si prevede una riforma che fisserebbe a 1.500 euro mensili la pensione minima a seguito di una carriera completa.
L’investitura del nuovo esecutivo, a 493 giorni dalle ultime elezioni, è prevista stamattina alle 10 alla presenza del capo di Stato, il re Philippe.
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