Lo scorso 5 marzo sul manifesto, pubblicammo un articolo che poneva dei dubbi su quanto accaduto in piazza a Kiev, nella notte decisiva per il futuro del paese. Morirono cento persone, Yanukovich scappò e fu il turno del «governo della Majdan». I dubbi su chi sparò veramente in piazza, provocando una carneficina, arrivavano da una conversazione tra l’allora rappresentante europea Catherine Ashton e il ministro degli esteri estone, Usmar Paet.

«Nella loro conversazione del 26 febbraio, abbiamo scritto, pubblicata on line da Russia Today e facilmente reperibile su Youtube, il ministro degli esteri estone, giunto a Kiev il 25 febbraio, racconta a Ashton le proprie impressioni nel giorno dopo la «mattanza» di piazza. Solo che quanto dice Paet, riportando le parole di Olga Bogomolets, il capo della squadra medica che operava a Majdan, una fonte quindi non certo pro Yanukovich, è clamoroso. Secondo Bogomolets, «i cecchini non erano uomini di Yanukovich, bensì membri della nuova coalizione», ovvero di Majdan stessa, dell’opposizione.

E ancora: «Olga – spiega Paet – mi ha detto che le persone uccise dai cecchini, sia i poliziotti sia i manifestanti, sono stati uccisi dagli stessi cecchini». Il medico avrebbe mostrato al ministro estone «alcune foto, così come i referti medici che dimostrerebbero che si tratta dello stesso tipo di proiettili».

Al riguardo non ci fu mai un’indagine, per quanto annunciata e ieri la Bbc ha pubblicato un servizio dal titolo eloquente: «La storia mai raccontata del massacro di Majdan». Nel servizio, a firma Gabriel Gatehouse, viene riportata la testimonianza di un protagonista della Majdan che ammette di aver sparato, anche se precisa «non per uccidere», senza essere certo di non aver colpito nessuno, dall’edificio del conservatorio di Kiev (il palazzo era stato occupato dagli attivisti di Majdan il 19 febbraio).

Nonostante i dinieghi di alcuni di quelli che vengono considerati i «capi» della Majdan, il reporter Bbc ha trovato anche un fotografo che mostra immagini eloquenti di attivisti nazionalisti impegnati a prendere la mira con fucili di precisione, confermando quindi una verità che pare ormai accettata da tutti: a Majdan non spararono solo i poliziotti, molti dei quali vennero uccisi, ma anche gli stessi attivisti di Majdan, comandati dai gruppi paramilitari neonazisti. Del resto, off the record, questa notizia è stata confermata da più fonti. Il servizio della Bbc è importante per vari motivi: innanzitutto si tratta di un media importante, che squarcia un silenzio su una vicenda che appare lontana, ma che invece è significativa, rispetto al conflitto nato poco dopo gli eventi di Majdan. È tutto partito da lì, infatti. Da una rivolta che inizialmente fu popolare, articolata, con la presenza anche di gruppi di sinistra, che univa ribellione al regime oligarchico ucraino, alla corruzione e che sicuramente aveva anche un afflato europeo. Ma già all’inizio probabilmente erano all’opera i finanziamenti americani a ong attive nella Majdan, ma incapaci di far fronte all’attivismo militare dei neonazi, il cui controllo della piazza, ha finito per favorire in modo definitivo agende ben diverse da quelle catalogabili come «popolari».